La partita di ieri sera al San Paolo ha di fatto sancito la vittoria dell'Ottavo scudetto consecutivo da parte della Juve. Più 16 sulla seconda a 26 giornate, miglior attacco e miglior difesa, nessuna sconfitta.
Ma la cosa che preoccupa non è questa, è che di fatto il divario tra la vecchia Signora e le sue rivali aumenta sempre di più, sebbene i giornali estivi indichinò ogni anno una nuova pretendente al titolo. Quest'anno era l'Inter dei grandi colpi oculati, DeVraj, Nainggolan, l'anno precedente era il Milan dalle grandi spese, ma sappiamo tutti come è andata a finire.
La verità chiara e lampante ( che ADL non ammetterà mai) è che la Juve ha messo su un sistema che fa convergere verso la stessa direzione, strategie di marketing e risultati sportivi, portando ad una progressiva, costante ed esponenziale crescita anno dopo anno. Questo sistema le ha permesso di regalarsi CR7 quest'anno e magari chissà Mbappé negli anni a venire. Inutile ricordare che la Juve è l'unica squadra di grande livello ad avere lo stadio di proprietà, l'unica squadra che negli ultimi 8 anni non ha sbagliato un acquisto ( nessun Gabigol per intenderci), una delle poche squadre ad aver venduto i suoi giocatori più di quanto li abbia acquistati.

La speranza che tutti abbiamo ogni anno è quella che una nuova pretendente possa venir fuori e dar vita ad un campionato aperto ed emozionante, ma ormai è uno scenario che diventa sempre più utopistico.
La verità è che la Juve ormai gioca un campionato a parte, concentrandosi quasi totalmente sulla Champions e la Serie A rischia di perdere sempre più appeal, e questo non possiamo permettercelo. Bisogna dunque prendere dei provvedimenti e fare in modo che i campionati italiani possano avere un equilibrio e possano tornare ad essere combattuti come accadeva un tempo, magari con delle bellissime favole come quelle del Verona 84-85 o della Samp 90-91.
Il problema principale è stato che dopo gli anni '90, l'avvento delle pay tv ha di fatto moltiplicato in maniera esponenziale il giro di affari intorno al gioco del pallone, aumentando in maniera spropositata il divario tra le piccole e le grandi. Questo grande giro di affari e la grande visibilità planetaria ha inoltre attirato multimiliardari di tutto il mondo, convincendoli ad investire nelle squadre di calcio e affossando cosi' i piccoli imprenditori locali.

Veniamo al dunque: qual è la cura per il nostro calcio? In molti fanno spesso riferimento al sistema della franchigia NBA che permette un costante equilibrio e una alternanza di campioni e casacche che rende ogni anno incerto e avvincente il campionato di basket più seguito al mondo.
Per chi non lo conoscesse, in breve il sistema NBA permette alle squadre più in difficoltà di accaparrarsi i migliori talenti in circolazione, successivamente si apre una finestra di scambio libero di giocatori, ed infine ogni squadra può offrire un contratto ai giocatori svincolati, mantenendosi dentro un tetto di ingaggi massimo, cosiddetto salary cap. In questo modo è possibile che Le Bron James cambi una squadra ogni 3 anni, ma difficilmete avrai insieme al King altri 4 fenomeni nel quintetto base. Questo sistema potrebbe essere una buona soluzione, ma quello che voglio proporvi io è un qualcosa di rivoluzionario, che nel lungo termine potrebbe portare numerosi benefici al nostro calcio.

Quante volte si sente dire la frase: "odio i meridionali che tifano Juve!" Oppure: "l'Inter non ha nessun Italiano in campo!" O ancor di più sentendo la voce dei tifosi : "noi tifiamo la maglia!". Credo che le abbiamo sentite infinite volte. Questo accade perchè tutti noi da bambini abbiamo per un motivo o per un altro simpatizzato per una squadra, vuoi per i colori della maglia, vuoi perchè un nostro beniamino giocava lì, e pian piano abbiamo maturato il nostro sentimento da tifoso. Nel tempo ci siamo sempre più identificati nella nostra squadra del cuore, abituati a vedere sempre gli stessi color sociali, sempre lo stesso presidente, sempre lo stesso capitano.
Adesso purtroppo non è più cosi. I milanisti hanno dovuto fare a meno di Berlusconi e Maldini, gli interisti di Moratti e Zanetti, gli Juventini di Del Piero. Qual è il punto della questione?  In questo calcio pieno di soldi dove non ci sono più punti di riferimento, cosa ci spinge ad identificarci con una squadra piuttoto che con un'altra? Perchè dovrei tifare il Milan cinese o la Roma americana? Basta tifare la maglia come dicono gli ultras? A mio avviso no. E se ogni squadra fosse la rappresentazione della propia città? Se Napoli-Juve fosse realmente una sfida a chi è più bravo tra napoletani e Torinesi? 

Forse adesso avete capito dove voglio arrivare: una riforma del calcio che obblighi le squadre di calcio ad essere (almeno in parte) una rappresentazione della città di cui portano il nome.
Detta cosi sembrerebbe utopistica, ma con i dovuti accorgimenti  la cosa potrebbe diventare fattibile e interessante. Si potrebbero obbligare le squadre a schierare ogni giornata nell'undici iniziale almeno 5 giocatori nati o residenti per almeno 10 anni nella città. Cosi' facendo si manterrebbe l'opportunità di acquistare giocatori esteri o comunque di esercitare la propria potenza economica e capacità imprenditoriale, senza però snaturare del tutto l'organico originale della squadra. Si potrebbero poi inserire delle clausole per il quale un giocatore anche considerato straniero che milita per molti anni in una squadra, ad un certo punto ne diventa cittadino (ad esempio Zanetti nell'Inter o Del Piero nella Juventus) liberando cosi un posto per straniero.
I benefici sarebbero multipli, oltre a rendere il campionato equilibrato, si costringerebbero i presidenti ad investire non più sugli stranieri o sul colpo di mercato ad effetto, ma obbligatoriamente sul settore giovanile della propria città. In più i giocatori italiani verrebbero lanciati con molta meno paura nelle sfide importanti, e soprattutto rimarrebbero vicino casa e a giocare per i colori della propria città con grande beneficio anche per la Nazionale. Ora immaginate un po un campionato in cui si confrontano una Roma di Totti, De Rossi, Acquilani contro un Napoli di Insigne, Quagliarella, Immobile e magari i fratelli Cannavaro, non sarebbe molto più avvincente che vedere Nzonzi, Milik, Dzeko e Zielinsky?
Non si andrebbe più allo stadio per la maglia, ma per sostenere i beniamini della propria città, i propri compaesani! Sarebbe tutto molto più bello, sarebbe tutto molto più equilibrato, sarebbe tutto molto utile, sarebbe tutto molto più nostalgico!