"I tifosi mi chiedono di tornare". Così parlò. Non Zarathustra, bensì Gabigol.
Vi starete chiedendo che fine abbia fatto questo baby prodigio, al secolo Gabriel Barbosa, acquistato qualche anno fa dall'Inter per la cifra di 30 milioni di euro dal Santos. Ecco, il giovane attaccante classe '96 ha fatto ritorno in Brasile, proprio in quel Peixe che lo ha cresciuto ed accudito quasi fosse un figlio. Un ritorno a tempo determinato, dato che il contratto di prestito scadrà il prossimo 31 dicembre, giorno in cui Gabigol farà ritorno a Milano per riabbracciare quei tifosi nerazzurri che lo hanno sempre sostenuto.
Nel bene e (soprattutto) nel male. Nel male perché Gabriel Barbosa, nel suo battesimo del fuoco nel calcio italiano, non ha espresso tutto il suo infinito potenziale. E non soltanto per colpa sua: dieci, miseri scampoli (più che presenze) in campo - per un totale di 183 minuti, 20 di media a partita e senza mai partire da titolare -, insieme all'ormai famosa (ed unica) rete di Bologna, festeggiata togliendosi la più brutta maglietta della centenaria storia dell'Inter. Non proprio uno score da giovane stella del calcio mondiale, che forse troppo frettolosamente i media italiani gli hanno cucito addosso.

Oggi Gabigol è un altro calciatore. E' maturato moltissimo, sia umanamente che tatticamente. In campo ha smesso di correre solo per se stesso, non è più avulso dal gioco: lotta, combatte, dialoga con i compagni, sforna assist a non finire. E soprattutto, cosa di non poco conto, fa gol.
E non pochi. Da un mese a questa parte, Gabigol segna a raffica: nelle ultime tre partite ha realizzato una tripletta contro il Vasco da Gama e una doppietta (stanotte) contro il Paranà.  Non aveva mai segnato così tanto in carriera, neppure nei suoi felici esordi proprio con la maglia del Santos. Perché questi gol non potrebbe farli pure in Italia? Io dico che il brasiliano saprebbe riconfermarsi anche alle nostre latitudini. Basterebbe dargli fiducia.
La stessa che l'olandese De Boer, nei pochi (per entrambi) mesi a Milano, non gli ha mai concesso. "Pensava di stare ancora in Brasile e invece di correre in campo camminava. Voleva avere la passa senza correre, non capiva che doveva allenarsi duramente." Queste le recenti, ficcanti, piccanti dichiarazioni dell'ex allenatore nerazzurro, che non ci permettiamo di contraddire perché rispecchiano la realtà delle cose: Gabriel Barbosa all'Inter non lottava, non combatteva, non dialogava con i compagni, non faceva assist né bucava la rete. Esattamente all'opposto del Gabigol odierno. D'altronde, la stessa risposta del brasiliano alle critiche scagliategli addosso da De Boer dimostra quanto sia maturato e quanto ambisca a prendersi la sua rivincita italiana: "Anche Frank è stato un allenatore importante per me. So che mi ha criticato in questi giorni, ma va bene così: le critiche servono per capire".

Mi rivolgo a voi, cari amici nerazzurri, chiedendovi di fare un esperimento: chiudete gli occhi, rilassatevi per qualche secondo, e provate ad immaginare Gabigol, Lautaro Martinez e Mauro Icardi tutti in campo con la stessa maglia, la nostra. Io sono convinto che rappresenterebbe un tridente da sogno, che nessuno in Italia e pochi in Europa potrebbero permettersi.
Quindi un appello alla dirigenza nerazzurra, che capisco sarà inascoltato: date un'altra chance a Gabigol, se la merita!