Troppo spesso sento affermare che, al di là di tutto, “è solo calcio”. Forse chi sostiene una tale tesi non si rende minimamente conto del valore economico-sociale di questa attività. Nel 2019, un articolo pubblicato su Il Foglio stabiliva che, durante la stagione 2016-2017, il movimento nella sua globalità avesse garantito l’11,8 percento del Prodotto Interno Lordo. Trattasi di cifra assolutamente esorbitante. Ho voluto riportare un dato in quanto mi pare corretto non sostenere un’ipotesi soltanto dal punto di vista teorico e quando si tratta di finanza è sempre fondamentale essere molto concreti.
E’ indubbio, poi, che il pallone sia il pane quotidiano di molti appassionati di sport che faticano a rinunciare a un weekend o una serata senza il loro “migliore amico virtuale”.

Questo preambolo ha il fine di poter proseguire il mio articolo piuttosto serenamente ribadendo all’accusa di chi sostiene che “nella vita, e soprattutto in un momento come questo, ci siano cose più importanti del calcio”. E’ l’ennesimo aforisma privo di significato perché scontato e lapalissiano che odo in questi giorni.

Forse ci siamo e finalmente potremo liberarci in un immenso “Grazie!”. So che una simile parola stona un po’ con il teatro dell’assurdo al quale abbiamo assistito nell’ultimo periodo e in questo momento nessuno è esente da un minimo di responsabilità. E’ chiaro che il vocabolo non può e non deve essere inteso nel senso giuridico della terminologia. Il riferimento è legato a un’altra prospettiva. Si deve analizzare la questione con diversa ottica. Il mondo del pallone ha dimostrato di non essere riuscito ad assorbire una situazione di emergenza molto grave. Si è discusso e a quanto pare pure “litigato”. Sono volate parole pesanti e si è superata anche una linea immaginaria che non può essere oltrepassata. Si pensi al post di Zhang su Instagram. Non voglio sostenere le ragioni dell’una o dell’altra parte. Comprendo la giovane età dell’uomo, quasi 30enne, mosso da forti sentimenti che lo spingono ad altrettanti importanti reazioni quando si accorge di qualcosa che nella sua ottica ha il sapore della palese ingiustizia. Non è possibile però rivolgersi a un qualsiasi avversario di una diatriba con epiteti come “clown” o con l’invito a vergognarsi. Non è accettabile.
Il fatto che, come leggo su Calciomercato.com che riprende un’intervista a Financial Time, il numero uno dei nerazzurri abbia sostenuto a mente fredda: “Molte persone pensano che le mie parole siano state forti. Penso che le mie parole siano state leggere e non abbastanza forti” è ancora più grave perché in questo momento la necessità assoluta è quella di smorzare i toni. Si tratta dell’istante in cui l’equilibrio si fonda su una base assolutamente instabile come camminare su un esile filo. Occorre rimanere uniti in quanto ogni minimo sobbalzo può provocare rovinose cadute. Per il tifoso è stato triste osservare che in un momento di difficoltà qualcuno si sia lasciato andare a un eccesso di polemica.
Mi spiego: ora è palese a chiunque che sospendere le gare dello scorso finesettimana che si sarebbero dovute disputare a porte chiuse abbia rappresentato uno sbaglio. Detto questo: “errare è umano e perseverare è diabolico”. Quando è stata assunta la decisione di spostare i match del turno “lasciato a metà”, si pensava certamente di poterli recuperare a breve a porte aperte e, vivaddio, sarebbe stata l’ipotesi migliore. Tant’è che in quei momenti la piaga del coronavirus sembrava leggermente allentare la sua morsa e forniva migliori aspettative per il futuro. Subito dopo i rinvii, il Ministro Spadafora continuava a ribadire la possibilità della Lega Calcio di scegliere tra il non disputare affatto alcuni incontri e quella di farlo a porte chiuse. Solo ieri, grazie a un Decreto Legge, si è avuta uniformità e chiarezza totale. L’errore deve essere compreso e si deve urgentemente riprogrammare ufficializzando il nuovo calendario che, nel momento in cui scrivo, non è ancora ratificato dalla Lega Calcio.

Spesso è necessario che la situazione precipiti quasi totalmente perché si arrivi ad aggiustarla. Occorre che si “raschi il fondo per poi risalire”. E’ accaduto proprio questo. Sicuramente in maniera involontaria, la Commissione Scientifica che martedì ha consigliato il Governo sulle scelte da farsi mettendo seriamente a rischio il prosieguo del campionato ha avuto l’importante effetto di “spaventare” un sistema che non riusciva a trovare l’accordo. Della serie: “o mangi sta minestra o salti la finestra”. La Politica ha costretto il pallone a bere l’amaro calice così come essa stessa pare essersi resa conto dell’importanza economico-sociale del calcio. Prendendo spunto da The New Pope diretto da Sorrentino e di recente in onda su Sky, sta trionfando la “via media” che insistentemente chiedevo pure 10 giorni fa. Forse si sarebbero potuti anticipare i tempi evitando il caos e la pessima figura mostrata al resto del mondo, ma “il senno del poi” è assolutamente inutile.
Nella sua opera dal titolo “Ragazzo fortunato”, Jovanotti cantava “è andata come è andata la fortuna è di incontrarti ancora”. Mai parole appaiono più sagge. Ormai è inutile guardare al passato. E’ vano cercare le colpe e le ragioni. Sembra che ci si diriga nella corretta direzione. E’ stato un brutto spettacolo, ma “tutto scorre.
Ribadisco che mentre scrivo non ho ancora la certezza assoluta che nel prossimo weekend si giocheranno i recuperi delle partite saltate durante l’ultimo turno perché la Lega Calcio non ha ancora ufficializzato il nuovo calendario, ma i media sembrano dare per scontato che sia così e che domenica sera potremo finalmente assistere a un Derby d’Italia che diviene sempre più decisivo per il campionato. Il problema, in ogni caso, dovrebbe essere solo ed esclusivamente nella programmazione delle gare perché la Figc ha formalizzato che la serie A andrà avanti a porte chiuse. Mi auguro che l’organo principale del nostro campionato non regali nuovamente sorprese dell’ultimo istante. Sarebbe inaccettabile perché, come detto, il calcio è fondamentale per il Paese.

Voglio sottolineare ancora il valore economico-sociale di questo sport. Prima ho riportato il dato relativo all’aspetto finanziario. Si pensi, però, non soltanto a un fattore numerico, molto astratto per chi non è addetto ai lavori. Si guardi pure alle tante famiglie che vedono persone impegnate in questo settore e che non hanno i lauti redditi degli atleti o dei dirigenti che potrebbero anche sospendere ogni attività lavorativa per il resto dei loro giorni senza avere grosse problematiche in termini di denaro. E il mondo dei media? Quanti sono ormai i professionisti che ruotano intorno a questo sport? Innumerevoli. Gli interessi sono infiniti e non si può trattare il pallone come se fosse un semplice passatempo del fine settimana. Non si rinuncia al calcio come si fa a meno della gita domenicale. E’ un business fondamentale per il sistema generale. Questo deve essere assolutamente chiaro come è necessario ammettere l’importanza che questo gioco vanta nella nostra cultura. E’ l’emblema del nazionalpopolare. Quando si parla di “italiano medio”, nel senso più positivo del termine, non si può non fare riferimento al calcio. Non voglio entrare in dinamiche individuali che non competono a questo articolo, ma lo sport è il momento totalmente personale che si concede l’essere umano dopo una lunga giornata o una settimana di lavoro. E’ il porto sicuro nel quale trovare un minimo di distrazione dai problemi della routine. E’ l’istante in cui il ragazzo o la ragazza riescono a staccare la spina dalla scuola o dall’università. Non sono genitore e non sono in grado di comprendere al meglio la situazione, ma sono piuttosto certo che il padre o la madre fatichino tanto tutto il giorno per riuscire a mantenere ed educare i figli. Loro dedicano il 99,9 percento del loro tempo a queste creature e vivono per loro. Lavorano per loro e ogni attività è dedicata a questo “pezzo di cuore”. Il pallone può davvero rappresentare quell’hobby puramente individuale in grado di liberare per un attimo dalle grandi pressioni giornaliere. Forse non ci si rende conto di quante persone nel Nostro Paese siano affezionate a questo sport. E’ quasi l’amico in grado di garantire un momento di sollievo in mezzo alle difficoltà. Un simile ruolo diventa assolutamente fondamentale all’interno della quotidianità e lo è ancora di più in un’emergenza come quella attuale… Tante persone sono costrette in casa mentre ad altre è consigliato vivamente di non uscire. Le relazioni sociali hanno una duplice possibilità. Chi può permettersele, probabilmente, riuscirà a rafforzarle perché vede aumentarsi il tempo a disposizione per rivedere amici, non a rischio e in numero limitato, con i quali magari non aveva avuto modo di ritrovarsi da tanto. Chi, invece, non può concedersi una tale opportunità non deve essere lasciato solo con sé stesso. In quel caso, il pericolo sarebbe quello di una forte sofferenza psicologica. E’ necessario fornirgli compagnia nel miglior modo possibile e una partita di pallone alla tv, per l’appassionato, è sempre qualcosa dall’enorme potere terapeutico che lo stimola pure a rispettare le direttive dei medici. In Italia esistono tanti pensionati tifosi che magari rinunciano al loro classico giretto quotidiano in nome del pallone.

Per favore, quindi, si smetta di banalizzare la situazione affermando “tanto è solo calcio”. Non è vero.
Soprattutto, però, ci si sbrighi a fornire nuovamente un servizio ancora più utile in un simile contesto nazionale.