"Galeotto fu il Foggia e chi lo creò"

Così Dante potrebbe descrivere i rossoneri di Zeman, reo di aver portato il bel gioco nella provincia italiana, a partire dalla Puglia, passando da Lecce e Pescara, ultimo capolavoro del maestro di Praga.

Il calcio di provincia italiano è sempre stato ed è tuttora dominato da filosofie di gioco molto lontane dal Boemo, "primo, non prenderle" è la legge da seguire, ma abbiamo visto come esempi virtuosi come l'Empoli di Sarri prima e di Giampaolo poi, il Sassuolo di Di Francesco ma anche il Bari del criticatissimo mister Ventura, sono riusciti ad uscire dall'ombra della lotta salvezza imponendo gioco, cercando di dettare i tempi e puntando sulla tecnica individuale. Ad oggi se guardiamo i migliori talenti cresciuti nel nostro campionato derivano quasi tutti da questi esempi di bel gioco all'italiana: Rugani, Bonucci, Zaza, Pellegrini, Zielinski, Vecino, fino ad arrivare al trio Immobile, Verratti, Insigne.

Proprio per questo motivo il calcio italiano di provincia, quello destinato a lottare per salvarsi dovrebbe impostare un tipo di calcio diverso da quello che si vede oggi, più offensivo, più spregiudicato che porti le grandi squadre a dover fare una fase difensiva e di recupero palla di alto livello per poter vincere le partite, così si crea competizione e così si creano talenti in grado di fare gioco che è la più grave mancanza del calcio azzurro dei nostri tempi. Una missione non facile da attuare in un paese dove nemmeno la Juventus, la prima della classe eccelle in estetica e continuità di gioco, ma nell'annata più difficile, quella del mondiale mancato, forse vale la pensa di fare il salto culturale e se questo provocasse il benservito di qualche vecchio (o giovane) dinosauro del catenaccio sulle panchine della serie A e il dispiacere degli amanti dello 0-0, pensate a come sarebbe bello poter vedere un Sassuolo-Chievo 4-4.