Il leit motiv di Gazza & subordinati è sempre il medesimo, declinato sia che si tratti dell’assemblea dei piccoli azionisti, sia del varo con bottiglione di Bertier da parte della madrina (contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare) del vascello del Milan Club Zelo Buon Persico, attraccato sul Po con bandiera panamense: “siamo qua per lavorare come asini da soma, e riportare questo glorioso club nel Gotha pedatorio, dove è scritto il suo DNA col sudore dei Van Basten e dei Nordhal!".

Dichiarazioni ripetute talmente spesso che il guardiano della Galassia Milan si commuove come un putto, spesso si inginocchia, prega per una mezz’oretta, poi spara l’immancabile editoriale stizzoso in cui riprende immediatamente il tifo indisciplinato che, invece di Rodriguez sogna il ritorno di Ibra: “Ingrati, meschini e lussuriosi! Come osate non popolare i vostri dreams (ora usa l’inglese per via della proprietà), di un nazionale elvetico?”. E giù reprimende tipo Bernardo Guy durante l’Inquisizione, con tentativi convinti di imparentare il nulla galattico rossonero con un non si sa bene cosa dei cugini, lanciati come fulmini verso il diciannovesimo scudetto (siamo proprio due storie parallele e sovrapponibili, come no!).

Ma lasciamo gli agnelli di dio alla loro missione di recuperare abbonat... ehm anime, e torniamo al campo, anzi a Milanello, meglio ancora in autostrada: Kessié stranamente si dev’essere trovato in coda pur essendosi alzato alle 04.30 (dopo una notte a panificare a Sesto San Giovanni) ed è arrivato tardi all’allenamento suscitando la giusta irritazione di Pioli che, essendo un vecchio conoscitore di calcio, deve aver intuito dopo mezza giornata che l’ivoriano con sto sport non c’entra una mazza. Ad alimentare le sue motivazioni di mangiare il prato in partita si è messo quel genio che a luglio gli ha fatto sapere che era sul mercato (magari!), suscitando nel professionista un impegno fuori dal comune a spazzolarsi in Autogrill un paio di Camogli con tutta calma.

Se in squadra ti trovi gente come i due di sopra, Biglia o Calabria (qualcuno lo vorrà pure, che so i pulcini del Minervino Murge!) e fai pure sapere loro che devono alzare i tacchi, le indimenticabili performance crescono di livello in modo esponenziale.
Ho già ricordato altrove le parole di chi un fuoriclasse lo era davvero, Ricky Albertosi, secondo il quale è del tutto inutile cambiare nove tecnici (tutti scarsi) in dieci anni, se poi ti ritrovi con una squadra da rifondare DA ZERO!

Altro che Milan nell’Olimpo insieme Griezmann e Mbappe! Con chi ci presentiamo alle porte del paradiso pagano? Con Duarte e Gabbia?
Le considerazioni dell’ex immenso portiere degli anni settanta non sono, purtroppo per noi, molto lontane da una tragica realtà: non esiste nemmeno una spina dorsale decorosa sulla quale reimpostare qualcosa che assomigli ad una squadra, per poi metterle alla guida un profilo che abbia chiara l’idea di come farla tornare competitiva.

La sensazione, che ormai sta prendendo sempre più i connotati della certezza, è che a questo miraggio di azzeramento e rinascita ci arriveremo se e quando il Milan si sarà dotato di una proprietà: nella speranza, tutt’altro che scontata, che sia molto danarosa.