Lo conoscete tutti il mito della fenice. L’Uccello mitologico dalle piume infuocate che rinasce dalle proprie ceneri.
Sarebbe facile paragonare la storia di Riccardo Calafiori a questo splendido e antichissimo mito. Narrativamente sarebbe il filo conduttore ideale per raccontare la storia di questo ragazzo. Sarebbe semplice paragonare la rottura del ginocchio a soli 16 anni alla sua “morte calcistica” e ancor più scontato scegliere il goal siglato contro lo Young-Boys come il momento della sua rinascita. Liricamente sarebbe tutto così perfetto. Ma non è così.
Sarebbe profondamente incoerente.
Riccardo Calafiori non è mai “morto”. Riccardo è caduto, ha subito un colpo durissimo, ma non si è mai arreso. Calafiori non ha mai smesso di crederci. La determinazione e la personalità che lo contraddistinguono non gli hanno mai permesso di abbattersi. Oltre al suo immenso carisma, c’è stato un fuoco interno, che non ha mai smesso di ardere, che lo ha spinto a lavorare sodo e combattere per i propri sogni. Una forza inarrestabile che ti permette di crederci quando nessuno vuole farlo. Un’emozione così forte da spronarti a vedere una soluzione quando tutti vedono solo e soltanto il problema
Qual è l’unico sentimento ad avere una carica emotiva tale da spingerti a fare tutto questo? Ovviamente, L’amore.
Riccardo ha combattuto contro i suoi demoni per amore.
Avete idee di cosa voglia dire subire una lussazione del ginocchio con la rottura di tutti i legamenti, dei menischi e della capsula? Del ginocchio sinistro poi. Riccardo è mancino e subire un colpo così duro al ginocchio con cui calci, con cui ti appoggi, con cui fai tutto deve essere stato un colpo tremendamente difficile da accettare.
Riccardo però ha voluto lottare, contro ogni diagnosi, contro ogni probabilità, contro tutto e tutti.
Ha lottato per amore dei propri sogni, ma soprattutto per amore della Roma
. La sua città, la sua squadra, il suo lavoro, la sua famiglia, ma soprattutto l’amore di una vita intera.

La bellezza del calcio risiede in queste piccole grandi storie. Quando cominci a perdere fiducia nell’etica e nella moralità di questo sport, quando cominci a renderti conto che l’importanza del marketing abbia superato di gran lunga quella per la passione è proprio lì che il pallone decide di alzare la testa e farti innamorare perdutamente di questo sport. Basta un rimbalzo strano al limite dall’area. Basta che l’insolito giro della palla si fermi al momento giusto, sul piede giusto. Al resto, ci pensa l’Amore.

Riccardo ha calciato quella palla con tutto l’amore del mondo, con quel tiro Calafiori ha dato un calcio ai dubbi e alle paure cacciandole via per sempre dalla sua testa. Dico che quella palla sia stata calciata con amore perché non è stato un semplice tiro potente. La traiettoria è stata curata nei minimi dettagli con l’accortezza e la sensibilità, di chi sa come trattare una palla. Un giro potente e preciso che va a incastonarsi esattamente all’incrocio tra i due legni. Riccardo finalmente può esplodere di gioia, può sciogliere quel nodo in gola che dovette tenersi stretto qualche mese fa a Torino, quando, con un’altra perla aveva trafitto la porta juventina. L’arbitro decise di annullarlo (giustamente) per un fuorigioco di un compagno e così Riccardo dovette resistere ancora qualche mese prima di scrollarsi di dosso il suo passato e godersi il presente, senza mai dimenticarsi di sognare il futuro.
Quando vedi storie del genere come fai a non emozionarti?
L’amore reciproco tra Roma e i suoi figli è un legame indissolubile che persiste nel tempo da millenni.
Quando vedi un figlio di Roma baciare la maglia non puoi non emozionarti.
Un bacio vero, intenso, sentito, pieno di gioia e di gratitudine, ma soprattutto, pieno d’amore.
Non c’è film romantico che tenga, non c’è scultura e non c’è dipinto che possa reggere il paragone.
Neanche Klimt con il suo meraviglioso bacio può avvicinarsi minimamente alla bellezza e all’intimità di un bacio tra mamma e figlio.

Il bacio con Roma ti lascia un sapore in bocca che non dimenticherai mai. Mamma Roma che decide di abbracciare e riempire d’amore l’ennesimo figlio, con le stesse emozioni e con la stessa cura di sempre, come se fosse il primo.
Nel momento in cui la città eterna decide di abbracciarti e tu decidi di ricambiare con un bacio, inizia la magia. Sei pronto a rappresentare e difendere ciò a cui tieni di più.
Dal cielo di Roma è nata una stella. Una stella luminosa, pronta a brillare e illuminare l’urbs.
Riccardo ha il talento e la voglia giusta per poter ricambiare l’amore che questa città e questa squadra hanno avuto per lui.
Quando quel maledetto giorno, il suo fragile ginocchio ha fatto crack, nessuno credeva in lui. Nessuno tranne la Roma e Riccardo stesso.
Proprio come una mamma, Roma si è presa cura del suo bambino senza mai lasciarlo da solo. Riccardo adesso ha una voglia matta di ripagare ogni sacrifico.
Pare che con il primo goal sia arrivata una di quelle sere, una di quelle notti dove capisci che nascono i figli di Roma, i capitani, le bandiere…