Di sicuro dell’anno scorso rimarranno ben pochi bei ricordi ma, per quanto ridotti possano essere, andiamo a rivivere i principali passaggi delle squadre italiane nelle tre stagioni disputate nel 2020, da gennaio a marzo, da giugno ad agosto, per quanto successo deve fare testo a parte e la prima metà di quella tuttora in corso.

IZ back
Sembra passata una vita da quel 27 dicembre 2019, giorno dell’ufficialità del ritorno di Ibrahimovic al Milan accolto da centinaia di tifosi a Casa Milan, quando la normalità erano gli stadi pieni e si pensava che questa fosse solo una mossa mediatica per vendere magliette, oggi ogni nostra credenza è stata stravolta, la normalità ora sono gli stadi vuoti a causa della pandemia e Ibra che detta legge sui campi della Serie A. Sembrava che dovesse smettere una volta terminata l’esperienza americana, poi, il club che lui stesso ha definito casa sua, lo ha convinto a continuare e forse nemmeno lui si aspettava che sarebbe tornato con questa fame, con questa voglia e con questa incidenza.

La settimana d’oro del Verona
Giocare tre partite in una settimana è dura, giocarle contro Milan, Lazio e Juventus è durissima, giocarle da neopromossa lo è ancora di più. Per quanto Juric avesse fatto girare bene la squadra, era evidente la differenza di qualità e la poca lunghezza dell’organico, fattore che avrebbe dovuto incidere molto. Invece ogni pronostico è stato ribaltato, anche i più scettici si sono dovuti ricredere su questa bellissima realtà che, come disse Mandorlini durante una conferenza stampa del 2013/2014 “A questa squadra mancava solamente un risultato importante contro una big” visto che le prestazioni ci sono sempre state. 1-1 a San Siro contro un Milan in netta ripresa e ancora con il pubblico e quasi mezz’ora in dieci per l’espulsione di Amrabat. 0-0 all’Olimpico contro la Lazio, outsider per la corsa scudetto, giocata a tre giorni di distanza dalla gara con i Rossoneri, senza l’onnipresente Amrabat. Infine 2-1 in casa contro la Juventus, nient’altro da aggiungere. Ah, dimenticavo, 10/11 dei titolari col Milan, sono partiti dal primo minuto in entrambe le altre due gare.

La Champions League dell’Atalanta
Chi di noi non figura fra i 4.542.000 di telespettatori di Valencia-Atalanta? Penso nessuno, ci siamo gustati fino all’ultimo quella che forse è stata la partita più bella della scorsa edizione della Champions, un 3-4 sublime quello imposto dai Bergamaschi, o meglio, dal signor Josip Ilicic, al Mestalla. Citare solo la gara con lo Sachtar, il pareggio a San Siro contro il Manchester City, l’ottavo di finale di andata o l’impresa svanita per un nulla col Paris, non mi sembrava corretto, così ho scelto di citarle tutte in qualche modo e concentrarmi sul simbolo che più di tutti si è elevato al livello dei grandi. Quella di Ilicic è una storia simile a quella che ha colpito Bergamo negli ultimi mesi, una storia di rivalsa, di resistenza e di vicinanza, culminata con il raggiungimento dei quarti di finale della UCL.

Il Derby d’Italia
Più che il risultato, di quella partita si ricordano le polemiche che ne hanno accompagnato l’avvicinamento. Unica partita giocata già in una situazione surreale, oltre al recupero di Sassuolo-Brescia, senza pubblico, cosa che ha un po’ stranito i giocatori, abituati ai cori degli ultras e con entrambe le squadre che arrivavano con una condizione fisica un po’ precaria. Il campo comunque ha evidenziato ciò che si intravedeva già nei mesi precedenti, l’Inter stava cominciando a rallentare il ritmo e la Juventus, nonostante le prestanzio lasciassero desiderare, in qualche modo portava quasi sempre a casa il risultato e quella sera forse si è vista per la prima volta una Juve simil sarriana, un 2-0 con magia di Dybala che non ha lasciato scampo alla banda di Antonio Conte.

Ritorno in campo
Altra data indelebile, 20 giugno 2020, dopo più di tre mesi di riposo forzato, torna la Serie A con due recuperi di giornate precedenti, Torino-Parma e Verona-Cagliari. Una delle prime partite senza tifosi si è giocata al Marcantonio Bentegodi, uno dei luoghi più rappresentativi del movimento ultras italiano, se qualcuno me lo avesse detto solo 6 mesi prima, probabilmente gli avrei risposto buona giornata. Tra il fatto che giocava il Verona e che non vedevo calcio live da febbraio, l’adrenalina per quella gara era tantissima, ripagata a pieno dal risultato favorevole ai Gialloblu, da una gara giocata con ottimi ritmi nonostante la lunga pausa e da un goal favoloso di Di Carmine. Pochi giorni dopo riprendono regolarmente le giornate ogni tre giorni, ritmo che non tutti potranno sostenere e tra questi c’è la Lazio di Simone Inzaghi che subisce un colpo dopo l’altro.

La Coppa Italia del Napoli
Gattuso questa coppa se l’è presa con la forza, con la grinta di chi non molla mai, esattamente come avrebbe fatto lui se fosse stato in campo, così come anche fece con questa squadra quando la prese a gennaio dopo l’addio di Ancelotti. Prima viene battuta l’Inter, che era data come la favorita principale per la vittoria finale, in semifinale e poi una finale preparata alla perfezione sotto ogni minimo dettaglio, in cui si preferiva far giocare la Juve, aspettare che si stancasse e creare pericoli in contropiede, tattica riuscita in pieno. Ci sono voluti poi i calci di rigore per decretare la vincitrice ma, forse per una mania di protagonismo di troppo di Ronaldo, la Juve, dopo aver sofferto molto durante la gara, si è lasciata sfuggire anche questa occasione.

SuperBenevento
Che sarebbe stata una delle contendenti alla promozione lo si sapeva, ma certo non potevamo immaginarci un dominio così. In panchina SuperPippo Inzaghi cerca riscossa dopo la sconvolgente prima metà di stagione 2018-2019 sulla panchina del Bologna e centra in pieno il suo obbiettivo. Diamo qualche numero per rendere meglio l’idea: 86 punti frutto di 26 vittorie, 8 pareggi e 4 sconfitte, che è anche il numero minore del campionato, di cui 3 a obbiettivo già raggiunto, miglior attacco, miglior difesa con 11 goal subiti in meno della seconda migliore, miglior rendimento sia in casa sia in trasferta, sia nel girone di andata sia in quello di ritorno, 22 risultati utili consecutivi e due volte 7 vittorie di fila. In più l’impatto con la Serie A è stato più che positivo finora.

Juventus-Atalanta
Partita a cui non è stata riconosciuta tutta l’importanza che invece aveva. Dopo la vittoria contro l’Inter, la Juventus sembrava destinata a dover conquistare il suo nono scudetto consecutivo ma, tra qualche acciacco della Vecchia Signora e le super prestazioni dell’Atalanta, anche la compagine orobica si era iscritta alla corsa scudetto. Un 2-2- finale tra contestazioni per due rigori assegnati alla Juve che la salvano dalla sconfitta e riportano l’Atalanta con i piedi per terra, proprio quando era nel momento più alto di tutta la sua storia, almeno per quanto riguarda gli avvenimenti in Italia, poi magari lo scudetto non lo avrebbe vinto comunque, ma almeno avrebbe potuto riaprire un discorso che solo l’aritmetica non aveva ancora chiuso.

Il cammino europeo dell’Inter
Metto le mani avanti, chiaramente l’eliminazione dalla Champions League dell’Inter nella passata stagione, ma anche in questa, non può certo lasciare soddisfatti i tifosi e la società, nonostante ciò era evidente come lo scorso anno si aprisse una grande opportunità per i Meneghini, infatti erano dati come una delle favorite per la vittoria finale dell’Europa League, il avrebbe voluto dire: ritorno alla vittoria in campo internazionale dopo 10 anni e prima squadra italiana a vincere il trofeo da quanto porta la nuova denominazione. Ricordo che ne parlai anche con Indaco32 il quale, a differenza di molti tifosi interisti, nonostante non fosse ovviamente contento di essere stato eliminato dalla Champions League, aveva capito l’enorme opportunità che si era creata. L’Inter, inoltre, ha dimostrato di riuscire a battere avversari che, anche se non di caratura mondiale, potevano riuscire a mettere il bastone tra le ruote a Conte, prima un 2-0 contro la corazzata Getafe, poi un 2-1 contro un Bayer Leverkusen giovane ma forte e infine un 5-0 secco contro lo Sachtar molto modesto prima di arrendersi di fronte alla regina di questa competizione che l’anno scorso non ha perdonato niente a nessuno, sconfitta 3-2 contro uno dei migliori Siviglia degli ultimi anni che ha dato vita ad una bellissima finale.

Olanda-Italia
Non poteva mancare un accenno al lavoro fatto da Roberto Mancini come CT, dico accenno perché potremmo stare qui giorni e notti ad analizzare e raccontare quanto fatto dall’ex stella della Sampdoria. A differenza di quanto fatto per l’Atalanta, qui voglio ricordare in particolare questa partita, disputatasi il 7 settembre alla Johan Cruijff Arena di Amsterdam. Penso che quella partita ci abbia fatto capire il nostro valore e ci abbia aperto la strada alla qualificazione alle Final Four di Nations League, che avremo anche l’onore di ospitare. Una partita che non sembrava promettere tutto ciò, a partire dai mugugni degli occasionali per l’esordio di Locatelli, centrocampista fantastico, a mio modo di vedere e con l’infortunio di Zaniolo al minuto 42, ma che ci ha regalato una notte come non ne vivevamo da un po’.

Il Derby della Madoninna
Un Milan che vuole arrivare al 4° posto e ritrova Ibrahimovic dopo lo stop per il covid contro un Inter che deve battere tutti per vincere lo scudetto. Questa era la presentazione del derby del 17 ottobre, quando ancora non si pensava che il Milan si sarebbe potuto iscrivere seriamente alla corsa per il tricolore. La gara la possiamo racchiudere in un’unica parola, singolo. Da una parte c’è Ibrahimovic che si prende il rigore, lo sbaglia, segna sulla ribattuta e mette in rete l’assist perfetto di Leao, dall’altra segna sempre e solo Lukaku con l’altro simbolo Handanovic che per pochi decimi di secondo diventa protagonista parando il rigore a Ibra ma impossibilitato a respingere la battuta a porta vuota dello svedese.