Tra ieri a margine dell'evento di risponsorizzazione BMW, le dichiarazioni del giorno del raduno, la conferenza stampa di Loftus-Cheek e Pioli e precedenti intere settimane di silenzi, dopo la diaspora con una gran fetta della "storia del Milan", saltano fuori tutti i limiti comunicativi di una società ed una proprietà, inadatta al dialogo con l'Italia del pallone. Magari sono loro davvero troppo avanti e noi troppo italiani, con pochi pregi e molti difetti? Oppure sono davvero incapaci proprio loro? Il dubbio a me rimane: se ci fanno o ci sono, prima o poi è importante riuscire a capirlo!
Possiamo mettere in fila una serie di errori o dinamiche mass-mediatiche trascurate che fanno impallidire di fronte al valore immenso del marchio AcMilan e alla necessità di preservarlo nei confronti della stampa sempre piuttosto malevola e per inclinazione portata all'eccesso nella critica, a volte sconfinante di proposito fino allo sberleffo.

Già in Pre-raduno la vicenda dello pseudo-derby, Thuram e Frattesi, può essere oggetto di analisi.
È evidente che Thuram è stato valutato una cifra di ingaggio dal Milan e che l'Inter invece abbia convenuto sulla sostenibilità di un ingaggio più elevato, che ha trovato il gradimento del giocatore. Punto. Fatto perfettamente archiviabile.
Su Frattesi invece la vicenda ha rasentato la fake news creata ad hoc per scrivere qualche articolo sulle pagine di giornale. Siamo d'accordo, Ma questo non esime la dirigenza dal proporre un breve e conciso contraddittorio che chiuda la vicenda sul nascere invece di farla dilagare fino al solito ricorrente, beffardo (sia esso vero o farlocco): "Milan beffato!".
Anche le comunicazioni di stallo, trattative fronte Villarreal e AZ Alkmaar, per Chukweze e Reijnders, vedono dichiarazioni al limite dell'offensivo da parte dei board di queste società e noi incassiamo senza proferire verbo. Passiamo però ora agli autogol comunicativi degli ultimi due tre giorni. Furlani parla di soliti obiettivi di crescita, sottolineando l'extracampo in modo da lasciar chiaramente intendere che è lì che si lavora sodo. Scaroni fa battute sul ritmo di acquisti ponendo quasi un freno che sa di "eh, ma qui si spende un po' troppo"... salvo però poi vantarsi con BMW che il Milan ha portato a casa uno scudetto e ottimi risultati in Champions.
Parentesi ridicola: quell'affermazione sul fatto che non sia casuale che da quando guidiamo BMW i risultati sul campo arrivano... vabbè siamo veramente al nulla cosmico. Aggravato dal puntuale concetto ribadito, che noi si partecipa per arrivare tra le prime quattro, vincere è casuale e benaccetto, ma non prioritario...

Poi veniamo a Loftus-Cheek, che maldestramente tesse le lodi di Maldini, quale artefice del suo arrivo; affermazione genuina e sincera la sua, per carità, che impalla però l'ufficio stampa rossonero: lo hanno preparato al fatto che Maldini non c'è più? Pioli nella conferenza diciamo "tecnica" ha dato degli input molto chiari sulle esigenze, ma allo stesso tempo ha comunicato a denti stretti (cosa invereconda, terrificante!) che l'impostazione tattica dipenderà dalle occasioni di mercato. La vicenda con Maldini smarcata con sufficiente democristiano aplomb.
E poi la storia della letterina di Cardinale è quanto di più melenso e smaccatamente falso che si possa sentire...
Io credo che un po' tutti questi soggetti debbano fare un bel corso di come in Italia si comunica per dare forza e vigore ad un brand. Non voglio dire di imparare da Ausilio, Marotta o Inzaghi. Ma è chiaro che questi nel fortificare la posizione Inter nei confronti dei media e dei tifosi, siano molto più dentro il meccanismo del sentimento italiano.
E questi nostri devono capire che parlano con noi, giornalisti, fruitori e tifosi, anche se è evidente che gliene importa molto poco. Ma sbagliano di grosso.
La benevolenza si conquista anche con la comunicazione. Forse, anzi, soprattutto con la comunicazione!