Sono praticamente 25 anni da quando è entrata in vigore la cosiddetta legge Bosman (provvedimento adottato dalla Corte di giustizia dell'Unione europea nel 1995, per regolamentare il trasferimento dei calciatori nelle federazioni appartenenti all'UE), ma soprattutto sono molti più anni che l'Italia ospita gente di altre etnie anche non caucasica, proprio come accade in altri paesi di questo continente. Gli episodi di razzismo, dentro e fuori gli stadi, si materializzano con una percentuale schiacciante nei confronti di gente di colore e l'atteggiamento difensivista delle curve più integraliste verso i "colleghi avversari" che insultano il giocatore nero è la più amara delle ciliegine sulla torta.

Non siamo nel 1875, non siamo in Alabama in una magione con i campi di cotone, non siamo un paese di rednecks imbecilli e ne sotto una dittatura che ci ha imposto questo atteggiamento. Siamo semplicemente un Paese ancora maledettamente indietro con la cultura della multietnia, siamo un popolo che ha un atteggiamento di involontaria (ma anche no) superiorità nei confronti di gente con la pelle diversa dalla nostra, una vergogna sociale che parte sia a scuola che a casa. Una volta a scuola si studiava Educazione Civica, ce lo ricordiamo? Oggi, questa materia sembra dover essere ripresa dai vari istituti ma, per come la vedo io, è più importante anche della religione e va studiata con grande attenzione. Sono arci convinto che molti bambini o ragazzi che tornano da scuola (ignorando l'esistenza della suddetta materia) si confrontano con quei genitori che valutano un episodio di razzismo con un'iquietante sufficienza, esattamente come succede per episodi di bullismo (probabilmente perchè sono stati dei bulli anche loro) e discriminazioni di qualsiasi tipo tra cui l'omofobia. 

Alcuni anni fa mi colpì in modo determinante un episodio avvenuto alle porte di Roma, nei pressi di una stazione ferroviaria di cui ora mi sfugge il nome. Alcuni ragazzini, così per gioco, diedero fuoco ad un senzatetto di origine marocchina. Ovviamente un episodio iper condannabile, nemmeno entro nel merito. Tuttavia, quello che mi lasciò basito fu la considerazione rilasciata alla Rai di un conoscente di questo gruppo di mostri che alla domanda della giornalista della TGR "Tu ti rendi conto che è morta una persona?" lui rispose "Si vabbè...na persona....era un marocchino", come a dire " non è che sia tutto questo dramma...". Qualcuno si ricorda questa storia? 

Ecco, noi siamo ancora quelli che chiamano froci gli omosessuali, quelli che danno maleducatamente del "tu" a persone più anziane del Bangladesh che gestiscono gli empori aperti fino a notte tarda, che se fossero gestiti da gente come noi saremmo più garbati, siamo quelli che utilizzano il termine "cinese" impropriamente, magari indicando una persona che è coreana o peggio ancora giapponese (non so se sapete qual'è la differenza, è grossa e non di poco), siamo quelli che non danno in locazione un appartamento di Milano perchè il locatario è di Foggia (storia recente), siamo quelli che fischiano a fanno i buu allo stadio quando la palla termina fra i piedi di uno di colore. 

Passiamo alle soluzioni drastiche: 1) ANNULLAMENTO GIORNATA - la problematica principale di interrompere il campionato è legato sicuramente ad una montagna di soldi, ma ad ogni caso "Lukaku" o "Koulibaly" che sia, la giornata successiva dovrebbe saltare con l'attribuzione di tutti 0-0 e quindi di 1 punto per ciascuna squadra e con motivazione "annullata per cause razziste", senza badare alle partite di cartello presenti in calendario.

2) CHIUSURA DELLA CURVA - premettendo che le ripercussioni potrebbero essere gravi per ciò che riguarda l'ordine pubblico fuori lo stadio, i colpevoli non saranno puniti uno ad uno, ma l'atto discriminatorio condanna per l'anno intero la chiusura della curva. Se l'atto dovesse manifestarsi nelle ultime giornate del campionato, il provvedimento interesserà le partite rimanenti e l'anno successivo. Qualora si verificasse un nuovo caso "Zoro" (ovviamente con le prove schiaccianti di cori razzisti o gesti discriminatori, es. lancio di banane in campo), oltre alla chiusura della curva si dovrebbe penalizzare la squadra con sconfitta a tavolino e il caso di razzismo immediatamente passato alla UEFA, con penalizzazioni anche in ambito europeo (Champions League, Europa League e relativi preliminari). 

3) INTERRUZIONE DEL CAMPIONATO - Se gli episodi di razzismo dovessero presentarsi più volte nel giro di 5-10 giornate, sarebbe doverosa l'interruzione totale del campionato. Utopia? Forse. Dopo una sostanziosa pausa senza calcio giocato (un dramma vero per i tifosi più accaniti), si potrà riprendere ma tutto a porte chiuse, comprese le partite di coppa dove ci sarà anche il divieto di trasferta per i supporters.

Ai più arcigni, i quali fanno un'enorme fatica ad evitare offese nei confronti di un NON caucasico eterosessuale mi piace ricordare questo: da anni l'Italia soffre un precoce invecchiamento demografico e le altre etnie stanno pian piano aumentando sul nostro territorio, ergo un giorno saremo la minoranza.