"Provengono da diverse parti del loro paese, dopo un lungo viaggio in navi fatiscenti, superando i pericoli del mare. Parlano dialetti diversi, sono di statura bassa e scuri di pelle e di capelli. Vivono anche in dieci e più persone in case diroccate pagando un unico affitto, fanno i lavori più umili, soprattutto muratori, garzoni nei negozi o camerieri e lavapiatti nei ristoranti. Alcuni di loro, dopo qualche tempo,  riescono a fare arrivare altri parenti ed anche le mogli lasciate in patria. Dopo anni hanno ancora difficoltà con la lingua".

Questo è un articolo di inizio secolo novecento che parla degli italiani in America. Sì, ai primi del secolo scorso in Italia c'era una situazione economica e sociale difficile, pensate che quasi nessuno parlava italiano, perché allora si parlava solo dialetto, l'italiano si incominciò a parlarlo  solo dopo l'avvento della televisione, che riunificò l'Italia anche con la lingua, ma questo nei secondi anni cinquanta. Per darvi un esempio di come fosse la situazione, pensate che il mitico Conte di Cavour conosceva poco l'italiano, essendo molto più avvezzo a parlare piemontese o francese. Il Re Vittorio Emanuele II, parlava e scriveva italiano, ma dai manoscritti di suo pugno pervenuti a noi, si notano molti errori di ortografia, che neanche un bambino di terza elementare commetterebbe, rimarcando pure la rozzezza e la noncuranza della persona di tale sovrano. I nostri emigrati provenivano da tutte le regioni, dal meridione, ma anche dalle regioni del nord, ancora poco sviluppato nell'industria e arretrato culturalmente. Erano gli anni delle manifestazioni contadine e operaie del Piemonte, Lombardia, Liguria e le frequenti alluvioni del Polesine con la malaria che imperversava, che costrinse a  partire anche i Veneti. Sappiamo che Frank Sinatra aveva la mamma genovese, Bergoglio (Papa Francesco) genitori piemontesi, tanto che oggi è definito, dopo 2000 anni,  l'unico papa piemontese. 

La storia ci illustra di vere e proprie invasioni barbariche, che però non andarono come pensiamo noi oggi, perchè i primi tempi, a parte le scorribande guerriere di Attila e dei suoi Unni, le cose andarono in modo più pacifico. In seguito alla difficoltà di carattere demografico, si parla dei secoli VI e VII, l'Impero Romano aveva bisogno di mano d'opera e di ripopolare alcune zone del Nord Italia, e così popolazioni della Romania e dell'est europeo, si incamminarono verso l'Italia. L'ingresso non fu traumatico, anche se inizialmente ci furono anche difficoltà, legate soprattutto al regime della diversa giurisprudenza vigente in Italia, rispetto a quella dei Goti e Visigoti, il nome appunto delle nuove popolazioni. Si ricorda che questi popoli erano di corporatura alta, con capelli biondi ed occhi chiari, tanto che alla loro vista si usava dire: "Si vede che sono di una razza inferiore". Dalla metà del VII secolo arrivarono i Longobardi, popolazione di origine scandinava, che si instaurarono nel nostro stivale con conquiste armate. Ma nel prosieguo dei secoli, si amalgamarono con la nostra popolazione, arrivando a occupare l'Italia fino alla Puglia. Ancora oggi conosciamo parole di origine longobarda, come guerra, zuffa, zazzera, balcone. Come da semplice onomatopeutica, dalla parola Longobardi nacque la parola Lombardia. Ma abbiamo anche riferimenti curiosi, risalenti all'anno 1220 circa, quando Federico II di Hoestaufen, Re di Sicilia ed Imperatore del Sacro Romano Impero, ereditato dal nonno Federico Barbarossa, si trovò a causa delle insistenze del papa di allora a cacciare gli Arabi e gli Ebrei dalla Sicilia. Fino ad allora, Arabi, Ebrei e Cristiani vivevano d'amore e d'accordo. La tolleranza era una regola seguita da tutti, lo stesso Re, detto "Stupor Mundi", parlava Siciliano, Greco,Arabo, Ebraico, Francese, e pare che da questo crogiuolo di culture sia nato il primo accenno della lingua Italiana, ripresa poi nel dolce stil novo toscano, con Dante interprete e padre.  Avendo perciò subìto una così repentina diminuzione di abitanti, chiese a diverse popolazioni di altre regioni di venire in Siclia a colonizzare zone incolte regalando loro la terra. Pare che dal Piemonte si mossero alcuni cittadini, che fondarono il paese di Corleone. 

Tornando ai nostri emigrati negli "States", si raccontano storie di intolleranza e di emarginazione, oltre a difficoltà economiche e negazioni di diritti sacrosanti. Quando arrivavano, venivano dirottati a "Ellis island" un'isola davanti a New York dove passavano la quarantena e visite mediche accurate, anche le donne, spesso in condizioni di scarsa discrezione e umanità. E quando riuscivano a trovare lavoro, si accorsero spesso di essere sfruttati e malpagati.  Il 25 marzo 1911, presso la fabbrica "Triangle" , scoppiò un incendio che causò la morte di 146 persone, tra queste molte donne italiane ed ebree. L'incendio scoppiò nei piani alti dell'edificio dove si producevano camicette in voga allora, le  "shirtwaist". Gli operai lavoravano al piano ottavo e nono dell'edificio, la proprietà nel decimo. Per maggior "sicurezza", i proprietari avevano chiuso a chiave i piani sottostanti, non permettendo agli operai di uscire, se non alla fine  dell'orario di lavoro. Quando scoppiò l'incendio, gli occupanti del decimo piano riuscirono a mettersi in salvo, mentre i piani ottavo e nono rimasero chiusi a chiave. Fu una fine atroce, alcuni di loro si buttarono dalle finestre per non morire bruciati, proprio come nell'11 settembre 2001, dalle Torri Gemelle, novant'anni dopo. Il processo che ne seguì, assolse i proprietari, corrispondendo loro anche un  cospicuo indennizzo, mentre per le famiglie dei morti fu riconosciuto un modesto "obolo" senza alcuna dignità o pietà per l'ingiustizia e la crudeltà subita.
Negli anni sessanta il Nord Italia, evoluto e produttivo, richiamò l'interesse delle popolazioni meridionali, fabbriche come la Fiat a Torino, e la Pirelli a Milano, avevano bisogno di manodopera, così ci fu un massiccio esodo verso il nostro Settentrione. Questo provocò qualche insofferenza da parte dei residenti locali, che molto spesso cercavano di emarginare in qualche modo i nuovi arrivati. Anche qui le difficoltà iniziali furono simili a quelle patite dagli emigrati in America, come l'occupazione di abitazioni fatiscenti, con ballatoi (balconi contigui alle abitazioni) confluenti in bagni comuni a più famiglie. Anche qui la lingua era un problema, non tutti infatti si esprimevano in un italiano accettabile, perché seppure la televisione ci fosse già dal 1954, alcuni non avevano ancora visto neanche una radio. Ma con il tempo, la gente si amalgamò, e il nord crebbe economicamente e socialmente, i giovani figli degli emigrati studiavano, e incominciavano ad accedere a professioni allora destinate solo ai ricchi piemontesi o lombardi. Ancora oggi purtroppo, la differenza economica tra il Nord ed il Sud d'Italia è rimasta, con notevole imbarazzo dei nostri governanti, che non riescono a colmare il gap. Il problema del Mezzogiorno d'Italia, fu uno dei progetti che l'Italia post bellica aveva messo al centro degli interessi politici, ma pare che l'unico interesse raggiunto sia stato quello personale e patrimoniale di vari politici che si susseguirono nell'epoca. La colpa fu sempre data al Sud, ma la colpa era di tutti, anche del Nord, che non creava ricchezza nel Sud, cercando di rimanere nelle zone di origine. Il Nord deve la sua ricchezza al lavoro di milioni di operai e lavoratori che dal Sud presero armi e bagagli e, soffrendo ingiustizie e freddo (perché al Nord fa molto freddo), lavorarono senza tregua e con dignità. 

Vi chiederete perché oggi abbia fatto questo ritratto storico della nostra società, ebbene anche se sembra superfluo, mi è sembrato doveroso, per illustrare ragioni storiche e culturali che dovrebbero farci capire come ancora oggi emarginare e denigrare persone che provengono da altri paesi, che lavorano nelle nostre aziende, che lavorano la nostra terra (che pare nessun italiano voglia più lavorare), debbano ricevere  il massimo rispetto e non scene di xenofobia o peggio, razzismo. Pensate che circa 25 anni fa in un'aula dell'Università di Genova, vedemmo arrivare un signore, che si presentò come giornalista, e che la prima cosa che disse fu: "Via i meridionali dal Nord!" Veniva voglia di insultarlo, e di spiegargli che oltre la metà dei presenti era di origine meridionale: nasceva la Lega Nord. 

Oggi hanno capito che i meridionali votano, quindi scaricano le loro ansie elettorali sugli immigrati nordafricani, o gli albanesi. Insomma, si addita sempre un nemico. Spero che arrivino i marziani, così magari se la prenderanno con loro, sempre che non vengano ridotti in cenere da qualche arma evoluta che noi ancora non conosciamo. La politica oggi ha fatto un bel passo indietro. La nostra società richiede uno sforzo di immaginazione e di visione culturale maggiore di quello che taluni politici vogliono comunicare. Siamo ancora ancorati a stereotipi quali comunisti, fascisti, ma uno sforzo intellettuale sarebbe un bel passo in avanti. 

Alcuni si ergono a difensori della fede, ma con la scarsa esibizione di Carità che vedo nei leaders di questi partiti, mi vengono dubbi sulla fede, semmai si sconfina nel "clericalismo", ovvero l'interesse politico mascherato da interesse religioso. Di questo ha spesso accennato il Papa, che getta un forte monito anche alla sua stessa chiesa, dove l'intolleranza e la politicizzazione di alcuni sacerdoti e prelati diventa un grosso problema teologico e sociale, portando la chiesa stessa alla  difficile convivenza con i suoi valori. Oggi si continua a non capire che chi ha tendenze sessuali diverse dalle solite, non deve essere giudicato, ma aiutato ad esprimere liberamente la sua sessualità. Sappiamo di molti gay che vorrebbero partecipare alla vita dei sacramenti, alle funzioni religiose, sempre nel rispetto dei dogmi imprescindibili della Chiesa, ma certamente non discriminati o peggio gudicati. In una società che si considera moderna, le persone dovrebbero ribellarsi alle imposizioni medievali e ignoranti che pervadono alcuni interessi politici, che minano lo stesso senso della democrazia, del progresso e della dignità di ogni essere umano. 

Ultimo esempio è stato sapere che un a legge di tale importanza giace in Senato, dopo una prima approvazione da parte della Camera, pare in ostaggio di qualche parlamentare leghista, che ha deciso che non è di primaria importanza. Ma quel signore, si considera così al di sopra della legge da decidere da solo quello che 630 parlamentari hanno già sancito come essenziale per una società moderna  costruita sulla coscienza popolare e la giusta considerazione degli esseri umani?
Se questo è il concetto di democrazia, allora dobbiamo istituire lezioni di Demorazia, soprattutto per chi sostiene con il loro consenso questi rappresentanti della nostra politica.