Se pensaste che sia stata la società A.C. Milan a cambiare idea sull'ingaggio di Ralf Rangnick, saggiamente convinta dai buoni risultati di Pioli e da una rivalutazione del lavoro di Maldini, sareste finiti davvero su un binario morto. Un mese fa non è stato il Milan a rinunciare a Rangnick, anche perché c'era un precontratto con tanto di penale da pagare al tedesco in caso di recesso della società rossonera. Semplicemente Rangnick ha preso atto della sbronza collettiva dei tifosi milanisti, invasati da una sorta di delirio nazional-comitivesco, per il quale occorreva che la direzione tecnica e la panchina fossero affidati a quelli de noartri, amici e amici degli amici coi quali andare in gita cantando le osterie. Da gran signore e da persona intelligente, Rangnick ha deciso di lasciare perdere e, rinunciando perfino al lauto contratto con il gruppo Red Bull, si è messo sul mercato.

Ieri il Red Bull Lipsia, che non molti anni fa era fra i dilettanti o quasi, ha eliminato il quotatissimo Atletico Madrid e si è guadagnato la sfida contro il Psg in semifinale di Champions. Noi parliamo parliamo parliamo dell'Atalanta, ma nella Germania dell'Est hanno fatto di meglio con il Lipsia, che è una creatura di Rangnick, plasmata in alcuni anni di lavoro a partire dalle serie inferiori, in parte come dirigente e in parte come tecnico. Il giovanissimo Nagelsmann, trentenne tecnico rampante dei tedeschi è stato scoperto, scelto e imposto dallo stesso Rangnick.

Ora, forse questo signore di 62 anni non era il profilo adatto, come dichiarato dal rivale Maldini ai primi di marzo. E' possibile pure, magari probabile, che il duo Maldini-Pioli si riveli l'ideale per il calcio italiano rispetto a un allenatore teutonico. Non ha senso, quindi, rimpiangere ciò che non si potrà mai sapere se si deve rimpiangere, perché mancherà sempre la controprova. Una cosa, tuttavia, appare evidente: Rangnick era, in sé, un profilo valido, sul quale sono state dette cose non vere per metterlo in cattiva luce agli occhi dei tifosi rossoneri. Un esempio? Si diceva che avrebbe puntato su sconosciuti low-cost. Al contrario, per quanto sia un bravo talent-scout, Rangnick voleva fare il salto di qualità, tanto è vero che aveva chiesto giocatori sì giovani, ma affermati, come Jovic del Real Madrid per l'attacco e Szoboszlai del Salisburgo, ormai un pezzo pregiato del panorama europeo.

Di certo il tedesco non voleva Ibrahimovic, perché in una società un minimo di gerarchie deve esistere, e lo svedese, diciamolo, ha l'abitudine di rivolgersi all'allenatore dicendogli: "Su mister, faccia qualche giro di campo!" o quasi. Ibra è tuttora un grande giocatore e, se dovesse rinnovare il contratto, per l'anno prossimo sarebbe una risorsa notevole. Se dovesse rinnovare... Eh sì, perché aver allontanato Rangnick prima della firma di Ibrahimovic, ha di fatto posto gli attributi virili della società sotto una ghigliottina la cui mannaia è legata a un filo nelle mani del centravanti. Lasciato perdere Jovic e senza niente altro sotto mano, perché non sono state intavolate trattative, il Milan è sotto ricatto di Raiola e dello svedese, per cui rischierebbe di dover puntare proprio su un centravanti sconosciuto, quello che sarebbe dovuto arrivare con l'approdo in rossonero del perfido Rangnick, il seminatore di zizzania deciso a rompere l'unità dell'allegra comitiva milanista.

Provo tristezza nel pensare a tutto quello che ho letto su Rangnick nel mondo social rossonero, sulla falsariga di "E restatene in Germania!" o "Nessuno ti ha voluto!", non molto meglio del trattamento riservato a Pirlo per il solo fatto di sentirsi più juventino che rossonero, come invece è suo diritto di uomo libero. Il fatto è che, ora, la società potrà contrattare quanto vorrà, ma alla fine dovrà accontentare Ibra e Raiola, se non altro per spendere meno di quanto gli costerebbe un giocatore più giovane, se si considerasse anche il costo del cartellino. Si accollerà però lo svedese fino a 42 anni, costretta a pagargli il lauto ingaggio per due anni anche se crollasse.

Come ho scritto su, non ci sarà nulla da rimpiangere in alcun caso per aver voluto lasciare mano libera a Maldini e la panchina a Pioli. Anche se l'anno prossimo si dovesse faticare, mancherebbe la controprova che con Rangnick, oltretutto malvisto dai tifosi, sarebbe andata meglio. Ma occorrerà bere la medicina Ibra-Raiola e senza mostrare impazienza o insofferenza, in quanto, quando si vuole far ubriacare la propria signora... è inevitabile svuotare la botte.