Era evidente, ormai da settimane, l'assalto dei pellerossa e dei bandoleros alla diligenza rossonera. Una componente autorevole dell'opinionismo milanista, seguita dala tifoseria, aveva scatenato un inferno mediatico e social per imporre la conferma di Pioli e Maldini. Rangnick? Sarebbe stato solo un ospite poco tollerato da un ambiente che avrebbe avuto altri punti di riferimento. Il tedesco, da persona intelligente e da signore, ha preso atto di essere gradito quanto un prurito al naso per chi è legato mani e piedi, per cui ha risolto l'accordo, non ancora ufficializzato, con la società A.C. Milan. Le dichiarazioni del suo procuratore sono chiarissime: Rangnick non ritiene che ci siano le condizioni per approdare a Milano. In sostanza, non viene a Milano per offrire il sedere alla pedata.

Gazidis è il vero grande sconfitto di questa situazione. Rangnick ha un contratto con il prestigioso gruppo Red Bull, per cui esce di scena a testa alta e con il suo bravo paracacadute. Il sudafricano aveva fatto di tutto per impostare la società come riteneva opportuno e l'arrivo del tedesco era un tassello fondamentale. A differenza dell'impulsivo Boban, Maldini ha resistito e, a lungo andare, ha cotto l'amministratore delegato a fuoco lento, grazie all'appoggio della stampa amica e dei tifosi.
Pioli e Maldini sono i veri vincitori. Il tecnico, trova la conferma su una panchina, forse un po' decaduta, ma ancora prestigiosa, capitalizzando al meglio un mese e mezzo di eccellenti risultati in una carriera, quasi ventennale, nel complesso mediocre (basta scorrere la sua storia professionale). Maldini ha dimostrato a Gazidis che la proprietà, in una società di calcio, conta solo fino a un certo punto. Se ne era accorto negli anni '70 Albino Buticchi, quando aveva provato a cedere Rivera al Torino per il più giovane Claudio Sala, ma la tifoseria impose la permanenza del Golden Boy e, a in poco tempo, costrinse il proprietario a vendere la società. Se Gazidis fosse stato italiano, lo avrebbe saputo, e si sarebbe mosso meglio.
Se non altro, il buon senso di Rangnick, che si è ribellato all'idea di restare a metà strada, ha evitato l'errore esiziale di far convivere il cane, ovvero Rangnick, con due gatti, quali Pioli e Maldini. Quella sarebbe stata una tragedia che avrebbe potuto provocare danni gravissimi in vista della stagione prossima. Per quanto io ritenga un grave rischio confermare un tecnico dal curriculum mediocre per qualche settimana di buoni risultati, penso che sarebbe stata una rovina sicura confermare l'attuale allenatore con  Rangnick dietro una scrivania, insediato a scapito di Paolo Maldini.
Ibra verrà probabilmente confermato e, immagino, non arriverà Jovic. Ieri lo svedese ha fatto una signora partita con una bella doppietta, ma dovrebbe ringraziare Pioli che col Bologna lo ha sostituito al 62' di una partita già vinta, evitandogli un sovraccarico di fatica. Ibra si era imbufalito e aveva sbagliato. Anche se non lo ammetterà mai, a 40 anni lo svedese deve essere gestito con oculatezza.

Con la vittoria di ieri, maturata nonostante una certa leziosità nelle conclusioni che poteva costare cara, il Milan si è guadagnato l'ingresso nei preliminari di Europa League, un risultato onorevole, considerato l'orribile inizio di stagione. Sarà difficile nelle restanti partite competere con la Roma per la qualificazione diretta, perché già nel prossimo incontro i rossoneri incontreranno la temibile Atalanta lamentando diverse defezioni. Ma ci mettiamo a storcere il naso dopo una stagione quasi tutta da incubo? Cerchiamo di essere seri.

Per finire, vorrei spendere due parole per Calabria. E' un bravo ragazzo, si impegna, ma non può giocare, neanche come riserva, in una squadra che abbia ambizioni decenti. La goffaggine con cui ha causato il sacrosanto rigore per il Sassuolo, mi ha fatto rizzare i pochi capelli sulla testa.