Nel momento in cui Elliott Management è diventato il maggiore azionista del Milan è apparso subito evidente a tutti che si trattava di una proprietà solida. Anche se veniva descritta da più parti come un 'fondo avvoltoio' pronto a catapultarsi sulla preda, con la strategia di comprare a prezzi stracciati per poi rivendere a cifre faraoniche.

In realtà poi le cose non sono andate proprio così. I Singer sono entrati in punta di piede con una sensibilità sconosciuta a tanti nuovi proprietari di società calcistiche, rimettendo subito in regia personaggi legati alla storia del club, costruendo un ponte come filo conduttore di continuità tra l'immensa platea rossonera e la società.
L'unica "arroganza" che abbiamo notato è stata quella di mettere un uomo di loro fiducia alla loro cassaforte. Di seguito in riferimento al presunto super affare per rilevare le quote di maggioranza, Elliott ha investito 325 milioni di euro  per l'acquisto e per ripianare tutte le perdite, come si evince dal bilancio 2019. Non mi sembra che l'Inter sia costata di più, ma soprattutto non credo il Milan valesse davvero i 700 milioni di euro che la vecchia dirigenza aveva chiesto ad uno sconosciuto imprenditore cinese, mettendo in atto una delle più grandi farse che la storia del calcio abbia mai vissuto. Qui dobbiamo davvero stendere un velo pietoso e credo che in qualche modo la nuova proprietà del Milan sia stata coinvolta in questa pantomima.

Di quanto affermo una cosa è certa, la società AC Milan è una macchina costosa non tanto per l'acquisto, ma principalmente per farla camminare. Serve grande solidità e pianificazione. E sotto questo aspetto i Singer pur essendo un gruppo finanziario forte, non hanno fatto mai mistero della loro strategia, giocatori giovani di prospettiva, acquistati a prezzi giusti per creare future plusvalenze per un'autogestione finanziaria della società. 

In questo i dirigenti dell'area tecnica che si sono avvicendati hanno commesso numerosi sbagli. Leonardo con Iguain, Caldara, Paquetà, Piatek, Laxalt e Castllejo ha bruciato 150 milioni di euro con risultati davvero mediocri e con una perdita notevole sul valore d'acquisto. Maldini e Boban grandi campioni e milanisti nell'anima, non hanno saputo fare meglio. Inesperti in un mare frequentato da squali si sono fatti influenzare sulla scelta di Giampaolo per ravvedersi dopo due mesi e puntare su un tecnico come Pioli che non era parte di un progetto futuro già prima di arrivare. Bennacer, Hernandez ed Ibra  le note liete, insieme alle cessioni di Cutrone e Piatek ma tanti sbagli, come quello di non aver ceduto Suso, Calabria, Biglia, Castillejo, Rodriguez e Laxalt la scorsa estate per poi puntare su un grande centrale ed una punta pronta. Investire su Duarte e Krunic e non puntare su Gabbia e sul rinnovo del prestito di Bakayoko giocatore che dava quella fisicità importante che manca alla squadra è stato un'altro grande errore. Spendere 30 milioni di euro per un giocatore giovane come Leao su cui i tecnici che tu hai scelto non puntano,  ritenendolo ancora acerbo è un chiaro sintomo di confusione e di coordinazione inesistente tra le varie componenti.

Credo che questo ed altro viene imputato ai dirigenti. E sono convinto sia nel loro pieno diritto cercare nuove soluzioni che siano maggiormente allineate al loro progetto.
Boban non si è dimostrato molto responsabile criticando i datori di lavoro. Non sei in televisione a fare opinione. Non è coraggio attaccare la proprietà in questo momento, ma solo creare disordine. Come non è vigliaccheria quella di Maldini nel non esprimere qualcosa che potrebbe creare ulteriori tensioni, ma solo disciplina e senso di responsabilità.

Rangnick se approderà al Milan porterà una figura nuova, quella di manager allenatore. Ha conoscenze ed idee, pratica un calcio intenso ed è un grande scopritori di nuovi talenti.
A Boban direi con affetto di tranquillizzarsi, a Maldini di continuare un discorso di crescita e maturazione professionale. Lui sono sicuro, sarà un campione anche fuori dal rettangolo di gioco.