Come ti vedi tra 20 anni?  A molti di noi sarà probabilmente capitato di dover rispondere a questa classica domanda, spesso oggetto di un semplice sondaggio giornalistico, oppure posta direttamente da un interlocutore esperto, il quale cerca di comprendere la complessa natura dei pensieri umani.

Nella ricerca di una risposta a tale quesito non si può disporre di elementi validi sufficienti per essere chiari e soprattutto veritieri, ma si può certamente immaginare una delle infinite possibilità che la vita potrebbe riservare ad ognuno di noi, nonostante si tratti soltanto di una semplice ipotesi.

In tale analisi mentale qualcuno avrà sicuramente spostato l'attenzione sull'avvenire della propria carriera lavorativa, col sogno che possa trasformarsi in una prosperosa catena di successi e imprese da poter raccontare ai pargoletti; qualcun altro potrebbe discutere di un concetto più ampio, facendo riferimento alle complicate condizioni di vita della nostra società futura, con tutte le problematiche legate alla scarsità di fonti energetiche e materie prime utili alla sopravvivenza della specie umana su questo pianeta.

E tu invece come risponderesti? 

Nell'elaborazione di un'analisi degna della mia personalità vorrei iniziare con una premessa: all'uomo non è dato sapere quello che lo aspetterà nel suo avvenire, ed il che rende la vita immensamente più intrigante; ciò che invece lo renderà capace di affrontare le sfide del futuro sarà lo stesso presente che corre sotto di lui.

Poiché la vita è una sorta di flusso continuo, una corrente di marea che ci trascina via con sé, in cui non esiste alcun tempo per preparsi alla prossima tappa, perché essa non attende, è già qui a chiedere riscontro della sua presenza. Ed è proprio per questo che l'elemento avvenire è quello più improbabile da discutere, giacché si finirebbe col rimettere in gioco il passato, mescolandolo ad alternative nate da aspirazioni e paure, in un vortice paradossale da quale non è praticamente possibile venire a capo.

Insomma senza complicare ulteriormente la situazione, mi limiterei ad osservare l'orizzonte, magari rispondendo così: racconterò di una persona speciale, a coloro che non hanno avuto l'onore di rimanere estasiati di fronte alle sue gesta, di un uomo dalle mille risorse in grado di stupire continuamente lo stesso gioco di cui è diventato un assoluto campione...racconterei di te, la meraviglia del numero 10 per eccellenza, la pulga Lionel Messi.

Su di lui verranno creati miti simili a quelli sulle nascite delle divinità greche, storie leggendarie tramandate di padre in figlio, con la penna di qualcuno che scriverà su ciò che è stato, senza però poter riuscire a comprendere in fondo la vera natura di tale arte: soltanto gli occhi degli eletti, di coloro che l'hanno visto scrivere la storia del calcio di fronte alla loro ingenua inconsapevolezza potranno allora realmente comprendere.

Ricorderanno delle serate magiche trascorse sul divano di casa con la tv accesa sulla Champions League, e ripenseranno a te, che ancora oggi continui a cercare una gloria nella competizione, nella lotta per la vittoria, come quando mercoledì scorso con una doppietta, l'ennesima, hai piegato l'Inghilterra ai tuoi piedi, oppure come quando ieri sera al Mestalla di Valencia hai raccolto le responsabilità dei tuoi compagni, segnando anche per loro il goal di un complicato pareggio.

  Ricorderanno anche il paragone con Maradona, mai accettato dalla critica per via della tua insofferenza alla maglia albiceleste, con la quale non sei riuscito ad importi come avresti dovuto e come non solo il tuo paese, ma l'intero mondo del pallone avrebbe voluto, per esultare insieme oltre ogni colore.

Perché lo si capisce subito che quando si ha di fronte un vero fuoriclasse non si può fare a meno di applaudirlo sinceramente, in un movimento che sembra quasi un riflesso fisiologico del corpo, con le mani che si lasciano andare nonostante una fugace lacrima di sofferenza, la stessa che potresti causarmi nella prossima giornata di Champions League, in cui scenderai in campo proprio contro la squadra per cui faccio il tifo fin da bambino.

Comunque vada grande campione, sei e sarai sempre colui che ha costretto il mio cuore a legarsi indissolubimente a questo pallone che rotola, poco importa se per una strada o per un prato, perché quello che conta è che finisca lì dentro, in mezzo al sacco, in quella rete che tu sei riuscito a gonfiare oltre ogni limite e confine.