La Juventus è un club storicamente abituato a non affrontare pubblicamente le vicende interne allo spogliatoio. La filosofia dei panni sporchi che si lavano in famiglia, sulla sponda bianconera di Torino, raggiunge la sua massima espressione. È stato sempre così. Chi vuole andare via è libero di farlo, ma in silenzio, senza polemiche e lasciando al club il tempo necessario per trattarne la cessione. La vicenda Zidane è d’esempio. Ma ci sono anche casi trattati in maniera più brusca come fece Moggi con Davids o Camoranesi, giusto per citarne due. Il primo mandato via, il secondo costretto a fare un passo indietro. Tutto nel silenzio, però. I nodi vennero alla luce solo dopo.

Torniamo ai giorni d’oggi. La Continassa sta lentamente riabbracciando i suoi campioni. Chi era all’estero è rientrato appena ha potuto anche perché dovrà fare i conti i 14 giorni di auto-isolamento prima di poter mettere il naso fuori da casa. Chi si trovava già in Italia si è subito precipitato sul campo di allenamento, leggasi Dybala che non vedeva l’ora che i medici gli dessero il via libera.

Manca Higuain, per i suoi noti problemi familiari (almeno ufficialmente), è rientrato Rabiot, ma con una calma quasi fastidiosa. Fino all’ultimo momento utile ha preferito la Costa Azzurra, in cui si trovava, alla Continassa. Ha preferito far spazientire tutti, dalla dirigenza ai tifosi, prima di rifarsi vivo.

Il francese, in realtà, sarebbe dovuto rientrare per primo, anticipando anche un certo Cristiano Ronaldo rimasto sul suo jet privato in trepidante attesa che venisse ne autorizzato il decollo verso Torino. Rabiot non ci ha minimamente pensato ed è rientrato a Torino con tutta calma. Ora dovrà osservare i 14 giorni di isolamento e solo dopo potrà cominciare gli allenamenti. Ufficialmente la Juve ha fatto sapere di non aver imposto il rientro a nessun calciatore, tutti lo avrebbero fatto di propria spontanea volontà. È un modo garbato, quello del club bianconero, per continuare a lavare i panni sporchi in famiglia. Possiamo tranquillamente immaginare, infatti, il malcontento di dirigenza e allenatore di fronte all’atteggiamento di Rabiot che, di motivi per tornare subito, ne avrebbe dovuto avere più di uno.

La Juve, durante la scorsa estate, ha deciso di investire fortemente su di lui, tra ingaggio (7 milioni per 5 stagioni) e commissioni (10 milioni). Il centrocampista francese, però, è stato protagonista di una stagione deludente, fino allo stop imposto dall’emergenza Covid. Quasi mai una prestazione degna di nota da parte di chi, nelle intenzioni di tutti, avrebbe dovuto recitare un ruolo da protagonista nel centrocampo bianconero aggiungendo quella qualità che manca. Invece Sarri è stato costretto a puntare su quel Matuidi che, la scorsa estate, era dato in lista di sbarco, proprio per far posto a Rabiot. Entrambi francesi, il primo ha fatto ricredere il suo allenatore, il secondo lo ha fatto pentire di aver puntato su di lui.

L’ex Psg, inoltre, aveva già cominciato il suo campionato in ritardo, complice la necessità di ritrovare uno stato di forma smarrito a Parigi dove era stato quasi messo fuori rosa. E la storia si ripeterà anche alla ripresa della serie A (sempre se avverrà) perché Rabiot, invece di rientrare in Italia il 4 maggio, facendo scattare da quella data i 14 giorni di isolamento, come hanno provato a fare tutti i giocatori all’estero, ha preferito prendersela con calma. Per rivederlo alla Continassa bisognerà attendere fine maggio, quando tutta la rosa avrà ormai ripreso ad allenarsi con regolarità e probabilmente già in gruppo, stando alle disposizioni dell’ultimo Dpcm. Rabiot, no, bisognerà attenderlo per vederlo in campo quasi a conferma di un certo disinteresse verso il club. Si dice che non abbia digerito il taglio di stipendio per l’emergenza Covid, quello che i senatori hanno chiesto ai propri compagni per dare una mano economica alla società, compreso a chi guadagna molto meno di Rabiot. Potrebbe essere questo il malcontento del francese dietro al ritardato ritorno a Torino.

Quale sia la motivazione, in realtà, lascia il tempo che trova perché rappresenterebbe il dito che ruba visibilità alla luna. Di Rabiot si può tranquillamente dire di non aver dimostrato di essere da Juve, e non solo per il rendimento in campo perché i giocatori si valutano sempre nell’ottica della stagione intera, ma per questo suo mancato attaccamento e rispetto a un club che ha investito tanto su di lui, senza vedersi finora ripagato sul campo, a cui si aggiunge il menefreghismo mostrato in quest’ultimo periodo.

Conoscendo la filosofia Juve, il francese saluterà a fine campionato, ma non solo per volontà sua, perché la società non farà nulla per trattenerlo, per i motivi di cui sopra. E i tifosi non lo rimpiangeranno, sempre per i motivi di cui sopra.
La Juve ha fatto suo, nel tempo, il motto secondo cui "tutti sono necessari, nessuno è indispensabile". Il francese non ne sarà immune.
La sua avventura in bianconera è probabilmente conclusa.