Con un colpo di coda del navigato Spalletti, che azzecca la mossa Vecino spiazzando tutti e vincendo il derby dominandolo, si sono materializzate le più celestiali chimere in casa nerazzurra e sono riaffiorati i peggiori incubi nella fragile casa rossonera.
L’ambiente nerazzurro, ammorbato dal caso Icardi, dalle divisioni interne, dalle batoste recenti, ritrova ossigeno e fiducia nei propri mezzi (chiaramente superiori ai nostri), mentre da noi la sfiducia, la tensione e i musi lunghi, abilmente messi a tacere, tornano protagonisti.

Niente da dire: il derby è stata molto più di una sconfitta; ha disseminato il percorso rossonero per arrivare in Champions di incertezze e fantasmi ribadendo la fragilità psicologica di una squadra ancora troppo immatura, presa alla sprovvista dalla rabbiosa reazione dei cugini nella stracittadina senza saper opporre la minima resistenza.
Non solo quindi i limiti evidenti di Gattuso, ma qualcosa nell’ambiente che evidentemente non quadrava da prima (Kessié e Biglia, ma anche il muso lungo di Cutrone e i mille dubbi su Suso, Rodriguez, Calhanoglu) riprende forza adesso. Tutto è tornato alla ribalta nel momento meno adatto.
Ed è proprio il tecnico calabrese ad essere chiamato in causa per fugare quest’aria malsana che non può e non deve farci sfuggire il quarto posto per il semplice motivo che si tratterebbe di un disastro su tutti i fronti. E Rino avrà il duro compito di superare le sue convinzioni, i suoi credi, le sue granitiche certezze. Dovra’ tenere fuori non solo chi da troppo tempo è inutile alla squadra, ma chi è dannoso dal punto di vista disciplinare. Dovrà capire che il suo 4-3-3 ormai è prevedibile anche se affrontasse una squadra parrocchiale perché si fonda su due non esterni lenti ed improduttivi. Dovra’ schierare Paquetá in attacco e non da interno, dovrà affidarsi anche al veleno di Cutrone e alla velocità di Conti. La ritrovata forma di Biglia dovrà sostituire il separato in casa ivoriano. All’inguardabile svizzero sulla sinistra, dovrà togliere la millesima chance e rischiare Calabria.

Il tecnico prima di tutti dovrà dimostrare la sua crescita dal punto di vista professionale, perché solo chi non cambia mai idea è il vero stupido.
E chissà che dando finalmente una fisionomia più accettabile dello strampalato difensivo ad oltranza, il tecnico non riesca a strappare la sua riconferma.