C'era il tempo di Altafini, quello di Causio e di Cabrini, di chi cantava del ragionier della schedina, che dimentica Antonioni, per il profumo nelle scale di maccheroni. 
C'era l'Italia mondiale, c'era il ricordo di quella nazionale. I tanti passaggi di Rivera, quel Bettega dalla chioma bianca con lo sguardo che spera, quelle trecce di Gullit che a guardarle stanca, poi il Cigno di Utrecht nelle notti di Champions, che segna da dove vuole, alle avversarie che cadon come sabbia nell'immenso mare di nebbia.
Ma non c'era solo il calcio, c'erano anche le domeniche accompagnate dai motori, da Lauda, Prost, dall'immenso Airton, fino al tedesco dal mento a spigoli, che faceva belle le domeniche italiane, 5 mondiali e gran Premi infiniti, di quei tifosi che anche al prato, ascoltavano la radio e festeggiavano la rossa...Già la rossa...quella che dopo l'addio di quel campione, si è vista tradita da chi con fotocopie, l'aveva venduta alla McLaren, nella quale poi fece il salto, dopo aver rovinato quella F2007 a Raikkonen e Massa, inserendo nel motore quella polvere bianca, portò al malfunzionamento delle monovetture, ma non solo, ne vendette anche il progetto, la Ferrari da quel dì non fu la più forte, e pian piano si spense. Ma quelle domeniche di sport, si fermarono tante volte, dove molti protagonisti trovarono la morte.
Da quell'immenso Ayrton Senna in una domenica di 1° Maggio del 1994, che si spense contro le barriere del circuito di Imola, dove a soli 33 anni si spense. Quel fine settimana aveva visto già un altro addio al giovane  Roland Ratzenberger, che proprio nelle prove del sabato c'aveva lasciato le penne.
Ma oltre al calcio e alla Formula uno, c'era un Pirata che scalava le montagne di tutto il mondo, già Marco Pantani, che aveva avvicinato tante persone non attratte dal ciclismo, a seguirlo con ansia e gioia, quell'atleta romagnolo, che tirava fuori gli artigli e s'aggrappava ad ogni salita, aveva una forza inaudita, al grido "Forza Pirata, non mollare!". L'atletica sfatata, ci lasciava anche molta pazzia, magari che un italiano spazzasse via quel dominio americano, dal quel Mennea che li aveva silurati, prima ancora Berrutti, ma questi erano momenti brutti. Nelle giornate di quell'Olimpiade 2000, quando la voce di quel grosso telecronista romana, che gridava, nella gara di Canoa di Sydney "...116 è un po' pesante il colpo azzurro, ma siamo ancora in testa, è la Svezia che ci fa un grande paura...E' Rossi che aumenta i colpi...dai che sei il più forte del mondo...Alè Beniamino...Andiamo a vincere, andiamo a vincere...Questo è il k2 italiano...e vince l'Italia...", il duo Rossi-Bonomi che dominava la gara, la voce di Galeazzi svociato nel finale, ci faceva sobbalzare.
E che dire del Rossi che da solo incollava milioni attaccati alla tv, con le sue pagagliate d'oro? Mori saltava gli ostacoli di Siviglia in quel 1999 piegando Tiaganà favorito, con Bragania alla telecronaca "C'è Mori, c'è Mori, c'è Fabrizio Mori....Io sono io il campione del mondo, sono io!". Ma in acqua non si dimenticano i campioni, dal Settebello campione del mondo, a Fioravanti, Rosolino, e la Cagnotto dal trampolino, rievocando il duo Cagnotto-Dibiasi, quando l'acqua non si alzava nemmeno con un tuffo da 20 metri d'altezza. Dalle moto, con il trio Biaggi, Capirossi e Rossi, che trasportava, la rivalità tra il romano pizzato che non digeriva, che il pesarese il titolo mondiale gli portava via, il Capirossi poco distante si giocava le gare con tanta tranquillità, perfetta spalla amicale, ma di litigi era meglio non parlare. 

Tutto passa, tutto cambia, ma non nel verso che noi tutti immaginavamo, infatti, di quell'Italia nazionale che battè l'ultimo colpo in quel 2006, a quella Ferrari che si spense dopo l'addio di Michael Schumacher, trovò l'ultimo colpo con Ice-Man Raikkonen 2007, per poi aver tanti campioni arrivati e che si sono fossilizzati dopo l'addio a Maranello di Luca Cordero Di Montezemolo, che mise la porola fine a quei sogni in rosso. Il Pirata era volato via, per una ingiusta causa, e il ciclismo seguito da tutti, a quell'addio tornò per i soli appassionati, Schumacher che aveva rischiato la vita sulle piste di mezzo mondo, cade su una pista da sci, e da quel giorno le notizie sono poche e rare, sta bene o sta male? Questo non è dato a sapere. Il calcio italiano, tanti campioni aveva salutato, il momento diventa peggiore, quando si rifiutano di giocare nel campionato del tricolore, le società a tozzi e bocconi, cedono i proprio campioni, e solo qualcuno indebitato fino al collo, riesce a vincere l'ultimo trofeo internazionale, poi tutto torna alla monotonia. In Italia la Juventus dopo lo scandalo calciopoli di 6 anni prima, che l'aveva portata per la sua prima volta in Serie B, si riprende il comando e da dieci anni a questa parte continua a comandare. In Formula 1, oramai c'è solo la Mercedes, mentre la Ferrari sembra l'ultima arrivata, che porta campioni, che però guidano una macchina mal organizzata, vederla passare come uno scarcassone, il rosso è l'unico colore, che però ha perso quel potere anche su i tifosi, che la domenica preferiscono una gita fuori porta. E che dire del ciclismo? Le lotte son finite proprio con l'addio di Pantani, ma si poi altri hanno vinto, come quel Nibali siciliano che aveva strappato quel Tour De France ai cugini che mal avevano digerito, in vasca la Pellegrini, Magnini e Paltrinieri che sembravano altri guerrieri, ma forse anche la vasca ha stancato, con i tuffi che salutano la Cagnotto, che si ritira a vita privata, senza aver dietro una degna sostituta, con lei la Cina si prende in modo definitivo il primo posto relativo.
Ora che dire, la noia sembra aver preso il sopravvento, tutto è divenuto così scontato, la Juve vince il tricolore, Hamilton ridiventa campione, l'Ital-rugby un altro cucchiaio di legno, mentre tra il basket e la pallavolo sembra tutto rimasto ai bei tempi, già gli anni 90, quando l'Italia era su tutti i tavoli Europei e Mondiali, ogni anno un trofeo che fosse uno importante entrava nella bacheca dello sport italiano. Per questo ogni tanto chiudo gli occhi e ripenso a quei momenti...Ma si gli anni 2000... il giubileo e due scudetti che sembravano già in tasca alle due romane, si parlava già che alla fine sarebbero andati l'ha, e pensare che in due stagioni, avevano due squadroni, poi il nulla prese il sopravvento, una banca rotta, e un fraudolento, pensando che da quel dì non videro più scudetti, cose strane penseresti, come quella Juventus orfana del suo presidentissimo internazionale, si trovò a scalare una classifica verso il basso, e una retrocessione che fece un gran tonfo, ma sarei certo che con il patron, quello importante, non sarebbe mai uscito niente, anzi chi l'accusava, poteva far la fine che meritava, scendendo di categoria, cosa che invece ha portato via solo l'accusata squadra bianconera, che di colpa ne aveva, ma non sola, e questo più che una pulita vera, sembra una sola. Poi il 2010 l'ultima Champions, da quel dì l'Italia si sfalda, sembra una nazione che ha perso quel danaro, che negli anni era stato sperperato senza prendersene cura, e il campionato dal più bello era diventato una tortura. Poi l'addio dei grandi signori, da Agnelli senior, da Moratti a Berlusconi, ha fatto capir che di quegli anni di grandi traguardi, erano rimasti solo ricordi...e si sa chi di ricordi vive...ora che dire? Che tutto sembra uguale, vincono sempre le stesse, che fosse una gara a briscola o tresette, alla fine a trionfare, sono quelle che del dio danaro, hanno fatto tesoro, e non come quel che fece come Pinocchio che si fidò del gatto e la volpe, e che sotto quell'albero dove aveva scavato, trovò soltanto rimorsi di peccato. Un giorno l'Italia tornerà a gioire, l'Italia intera, che non parli solo della guerra che si svolge nel suo paese, ma di quella al di fuori dei confini, dove vincere ci fa sentire più forti, e che dire di quei Mondiali, Europei, Coppe Campioni, delle vasche piene d'oro, del fioretto e della spada dove l'Italia se l'è sempre svangata, di quel pagagliare di forza e potenza, di quel tirare la palla con la mano, di quel tuffo che regna sovrano, di soddisfazioni in Formula Uno e Moto Gp, per ritornare a quegli anni lì.