In un refettorio conventuale ci si dispone in ordine gerarchico. L'ultimo arrivato dei monaci è quello che riceve il contenitore della zuppa che viene dosata con apposito mestolo. Prima il priore e poi via via in ordine gerarchico tutti i monaci. Può capitare che alla fine il povero ultimo monaco arrivato rimanga senza e siccome in refettorio si sta in silenzio, con tanto di apposita scritta silentium, si applica il detto che si ha quello che passa il convento. Non ho sentito le parole di Pioli dopo il fruttuoso allenamento contro la povera Samp in gita premio a Milano, ma se è quello che viene riportato, devo dire che il buon Pioli si sente come l'ultimo monaco. Al contrario del malcapitato invece sembra rompere il silenzio e come dice e interpreta Zardoronz, sembra non tanto una protesta sommessa al Priore per aumentare la quantità nel pentolone ma piuttosto un vero e proprio ruggito di un uomo ferito nell'onore di chi, a torto o a ragione, mette in dubbio le sue scelte, oppure non gli ha dato quello che desiderava. Anzi, se è vero quanto riportato questo desiderio si è trasformato in un tonante "voglio". Non sono uno di quelli che con molta più competenza dicono cosa fare  che squadra schierare, o che tattica adottare. Mi attengo a delle analisi e alle cifre. Ci sono due cose che personalmente mi hanno un poco lasciato ultimamente  per così dire basito.

La prima è stato lo strano conciliabolo con gli ultras e i loro rappresentanti, Pioli presente. Una manifestazione davvero incredibile di confusione di ruoli. Gli Ultras fanno il loro lavoro di sostegno appassionato e Pioli fa il suo. Andare a parlare con gli Ultras è cosa non solo irrituale ma penso, mia opinione, inaccettabile da parte di un allenatore. Qualunque cosa si siano detti. Inoltre non ci parla lui ma fa parlare i suoi. Quindi ancora più confusione non solo per lui ma anche in seno alla squadra. Chi parla con gli Ultras, chi nella squadra.? Magari la prossima volta organizziamo un tea party a bordo campo con estrazione a sorte di chi parla con chi. Se c'è uno con cui parlare quello sarà il direttore tecnico con il quale mi sembra ormai acclarato che i rapporti non siano idilliaci. Ora arriva, secondo quanto riportato  il "voglio". Credo che sia una forma verbale che dovrebbe essere bandita dal vocabolario di un allenatore, che per definizione, a mio avviso deve comportarsi come l'ultimo Monaco in tema di zuppa e anzi la sua bravura, come già fatto del resto, dovrebbe proprio fare il massimo con quello che gli passa il convento. In un altro intervento ho cercato di fare una analisi quantitativa di come abbia lavorato Pioli. Si può sintetizzare così. Benino Bene Benissimo Male. Aveva già sentito odore di bruciato con Rengnick ed evidentemente sente lo stesso odore oggi per uscire così ruggente come ottimamente osserva Zardoronz. Il suo turnover è stato penoso. Eccessivo e a volte inutile. Ma  per il resto ho concluso che non  mi riesce così facile  comprendere un esonero di uno allenatore con tre buoni risultati e uno scarso. Che sia scarso è un fatto evidente. Che ruggisca non tanto. Il rapporto con Maldini mi sembra che si sia rotto e così la sinergia vincente possiamo concludere che sia tranquillamente andata in malora. Pioli non è nuovo a dimissioni e quindi una conferenza con ruggito dopo aver battuto una compagine che ha giocato per onore di firma e per onore di professionisti, mi sembra davvero anomala e fuori luogo soprattutto alla vigilia di una partita decisiva come contro la Juve. Sembra quasi un voler dire" come sono stato bravo nonostante la ciotola vuota e adesso...voglio..." Molti pensano ad un esonero di Maldini. In un mio intervento dissi che Maldini è visto come un goodwill del Milan. Un valore aggiunto. Molto più probabile che il "voglio" preluda a qualcosa di diverso.

Queste turbolenze e irritualita' non mi sembra siano nel solco di progresso tecnico, economico e di immagine voluto dalla nuova Proprietà. Non c'è poi infine da andare così orgogliosi di un quarto posto per esclusione altrui a torto o a ragione. Per me sono sempre contati i risultati sul campo. È già successo nel nostro calcio che siano stati falsati. Personalmente, a parte casi isolati, penso che chi va in campo ci vada per vincere sempre non certo perché ha truccato o conti sui trucchi esterni. Se non fosse così cadrebbe il concetto di calcio come sport  ma sarebbe una competizione di tipo diverso. Come nel Palio di Siena dove si patteggia per vincere  e si decide tra fantini. Ma lì le regole sono diverse e accettate da tempi lontani.