Ogni volta che il Milan deve affrontare la squadra scaligera, vincitrice di uno scudetto, memorabile quanto entusiasmante, nella città resa famosa anche da Sheaspeare, con la sua celebre opera :"Romeo e Giulietta", scatta obbligatoriamente il riferimento alla "Fatal Verona", facendo il più classico degli sbagli. Un "misiotto", come si direbbe in Veneto, mia regione natia, mescolando erroneamente, risultati, storie ed emozioni, totalmente diverse, accomunate da un'unica cosa per quanto importante, giocare VERONA-MILAN allo stadio Bentegodi.

La "Fatal Verona" è e deve restare solo una, quella del 20 Maggio 1973. Quando la splendida squadra allenata dal Paron Rocco, fresca vincitrice a Salonicco della Coppa delle Coppe, contro gli inglesi del Leeds, grazie al gol di Chiarugi e a tanto, sano e italico catenaccio, perse l'ultima partita del campionato e di conseguenza lo scudetto. Una stagione costellata da vittorie e ingiustizie sportive, vere o presunte, che doveva concludersi nel modo migliore, con il decimo titolo e l'assegnazione di quella stella, già esibita nelle maglie di Juventus e Inter. Tutto ciò non avvenne, ma la "magia" e l'unicità di quella giornata, ad iniziare dal risultato dell'incontro, inusuale su un campo di calcio 5 a 3, anche se portò ad una sconfitta difficile da accettare e dimenticare, resta scolpita nel mio cuore, al pari delle vittorie più belle. Se ne facessero un film, sarebbe un successo. L'intreccio di risultati, nei tre campi coinvolti, Napoli, Roma e Verona, le emozioni delle tifoserie di Lazio, Juventus e Milan, le rivalità che influirono più di quanto si possa pensare, furono tutte parte di un finale, dolce o amaro, che neppure il migliore dei registi avrebbe potuto immaginare. Si è scritto moltissimo di quella partita e di quella giornata e se a distanza di 48 anni molti di quegli interpreti sono ancora citati, da Rocco a Rivera, fino a Cuccureddu ed a un gol che pesò moltissimo, un suo perchè c'è. Ricordo molte cose di quella giornata, avevo 15 anni, la messa la mattina, l'attesa davanti alla grande radio posizionata nel salotto, del secondo tempo e il collegamento con tutti gli stadi grazie a "tutto il calcio, minuto per minuto". Se mio papà fosse stato ancora vivo saremmo usciti certamente in barca, c'era il sole, era solo, ma il peggio doveva ancora venire. Vorrei sintetizzare la giornata in pochi passaggi, perchè il Milan aveva il futuro nelle proprie mani, bastava vincere la partita, ma dovette affrontare difficoltà extra campo : 1- Nonostante la vittoria della Coppe delle Coppe, tanto faticosa quanto prestigiosa, non venne concesso il rinvio della partita usando il totocalcio quale giustificazione. Juve e Lazio, logicamente si erano rifiutate di accettare la richiesta milanista. 2- La Juventus giocava a Roma, stava perdendo 1 a 0 alla fine del primo tempo, gol di Spadoni e ciò spalancava l'opportunità alla Lazio per poter vincere il titolo. La celebre frase pronunciata dal Presidente ;" Non consegneremo mica lo scudetto alla Lazio ?" non è una leggenda metropolitana, rimbomba ancora negli spogliatoi dell'Olimpico e nella testa di molti milanisti. 3- Fu proprio la Lazio, che giocava a Napoli, l'involontaria artefice della vittoria Juventina. Il pareggio del primo tempo a Napoli e la contemporanea sconfitta del Milan 3 a1 e della Juventus aprivano ad uno scenario inaccettabile per i giallorossi e la loro tifoseria. La sconfitta al 90, con gol di Damiani, per quanto ininfluente, inclinò notevolmente i rapporti fra le due società. 
Il Verona giocò la sua onesta partita, è giusto così, le cronache raccontano della moglie del Presidente del Verona, in lacrime, dispiaciuta per Nereo Rocco, o di premi promessi dalla Juventus ai giocatori veneti, versione poco credibile. Il Milan era stanco, consegnava uno scudetto che avrebbe meritato alla Juventus, ma alzava una Coppa, che poi alla resa dei conti è ciò che differenzia queste due Società.

Ben diverso è il secondo riferimento, 17 anni dopo, con Silvio Presidentissimo, i tulipani e Arrigo Sacchi in panchina. 22 Aprile 1990, mancano solo due giornate alla fine del campionato. Il Milan è impegnato a Verona, passaggio fondamentale per la conquista del tricolore che vede nel Napoli l'unico avversario rimasto in corsa. La squadra che affronta il Verona è provata dopo una stagione impegnativa, ma ricca di soddisfazioni. Già vinte sia la Supercoppa europea che la Coppa Intercontinentale, quando era il Giappone ad ospitarne l'incontro. Non avevano però preventivato che il calcio non è solo quello giocato nei rettangoli di gioco, che non è sufficiente giocare bene e vincere. Purtroppo c'è un "contorno", spesso fosco, che cerca il modo di poter intervenire. In quel di Bergamo il Brasiliano Alemao, giocatore del Napoli innocuamente colpito da una monetina, con la complicità del massaggiatore riesce nell'impresa di vincere una partita, non sul campo, ma a "tavolino". Appare evidente il timore, attribuito a torto al Palazzo che motivi geopolitici vogliano lo scudetto verso Napoli. Ad alimentare i sospetti la designazione dell'arbitro Lo Bello sembrava la più classica delle ciliegine sulla torta. Nessuno dirà mai che la vittoria al Napoli, più che al Palazzo, interessava a chi gestiva le scommesse clandestine. Le puntate sul Milan, favorita alla vittoria finale, erano state ingenti e provvedere ai pagamenti, una perdita poco gradita, specialmente per chi non fa della legalità il migliore dei riferimenti. La stessa splendida vittoria ottenuta dai ragazzi di Mister Sacchi, con la complicità della caduta verticale della squadra del Presidente Ferlaino, aveva dei contorni poco chiari, ma come ben sappiamo, "occhio non vede, cuore non duole", o meglio "non c'è peggior sordo ...."
Ero a Verona quel pomeriggio, Mestre non dista molti chilometri dalla splendida città Veneta. Mia moglie era bloccata a letto in attesa del mio unico figlio e seguivo il Milan con una certa continuità. Della partita ho nitide pochissime immagini, il gol di Simone, l'atteggiamento di Lo Bello, Van Basten che si sfila la maglia, la rete della vittoria veronese, i sassi lanciati dagli ultras scaligeri e gli scontri finali degli stessi, contro polizia e milanisti, con le vetrate dello stadio in frantumi. Giurai di non mettere più piede al Bentegodi se gioca il Verona e così ho fatto.

In veneto usiamo un detto: "Veneziani, gran signori, Padovani, gran dottori, Vicentini, magna gatti, Veronesi, tutti matti." Difficile pensare che tre siano pertinenti ed uno no. Una cosa posso affermare, senza possibilità di smentita, matti per la loro squadra di calcio, lo sono certamente. Fatto sta che, tornando a quella partita, bisognava vincere, ma l'arbitro Lo Bello non era della stessa opinione. Provo a fare una ricostruzione, scuserete le imperfezioni. Il Napoli passeggiava a Bologna contro una squadra già in vacanza. Il Milan era in vantaggio, Massaro venne atterrato in area: Lo Bello, mi guardava e rideva. Van Basten, colpito in area era Favaro, il colpevole: Lo Bello rideva e guardava me. Arrigo Sacchi protesta, espulso. Fallo di Rijkaard, secondo giallo e fuori. Lo Bello rideva e chi guardava, nello stadio pieno ? Me. Palla alta a centrocampo, Van Basten salta di testa, l'arbitro assegna il fallo contro l'olandese che esasperato, si sfila la maglia e la getta a terra, "l'integerrimo" fischietto di Siracusa gli sventola in faccia il cartellino rosso. Vedere il "cigno di Utrecht" sfilarsi la maglia e gettarla per terra è ciò di peggio che abbia mai visto in 50 anni di calcio. Non era il Milan ad aver perso, era lo Sport. In 11 contro 9 l'Hellas trova il gol della vittoria, 2 a 1. C'è ancora il tempo per espellere Costacurta e finire in 8 e senza allenatore. Lo Bello uscendo dal campo con il pallone in mano esibiva lo stesso sorrisetto di prima, sembrava lui il vincitore. Si credeva il protagonista, viceversa era un Burattino in un teatrino che lo ricorderà molto meno di una "insulsa monetina".
Il Napoli vincerà lo scudetto, per il Milan l'amarezza sarà completata perdendo la Coppa Italia contro la Juventus, ma arriverà Vienna, da Van Basten, la palla per Rijkaard che segnerà l'unico gol, quello sufficiente per battere il Benfica.   La seconda Coppa dei Campioni per Silvio, Arrigo e il "popolo rossonero"  la quarta a cui ne affiancheremo altre, perchè la "Giustizia Divina" non accetta interferenze ed è molto più affidabile di quella umana, anche se contro il Liverpool si è presa un giorno di festa. Ma quella è un'altra storia ......... Forza Milan