Sapete benissimo che c'è un giudice che sancisce, senza alcuna possibilità di essere smentito, chi sia meritevole della vittoria finale ed è il rettangolo di gioco. E' quindi facile, oggi, a campionato concluso, non solo affermare che il Milan sia meritatamente Campione d'Italia, poichè lo certifica la classifica finale, ma specialmente trovare i motivi per cui tale vittoria sia giustificata.

Se riavvolgiamo il film di questo campionato ritornando ai ritiri estivi, pre campionato, ci sarà facile ricordare che era la Juventus la favorita alla vittoria finale. Era bastato il ritorno di Allegri in panchina per collocarla al primo posto. Ma l'inaspettata partenza di CR7, qualche giocatore logoro, da età o sazio delle molte vittorie, oltre alle fin troppe evidenti lacune a centrocampo, hanno messo subito la squadra bianconera in difficoltà, staccata dalle fuggitive e preclusa alla rincorsa al titolo più ambito. E' stato in quel preciso momento, anche se erano il Milan e il Napoli ad essere in testa alla classifica, che l'idea prevalente degli addetti ai lavori ha focalizzato ogni attenzione sull'Inter, indicata quale unica favorita al titolo di Campione d'Italia.

Perchè pur privata di Lukaku e Hakimi, per esigenze di bilancio, perdendo il danese Eriksen, fermato per problemi cardiaci e con l'allenatore, Conte, che aveva preferito rescindere il contratto, vista l'evidente impossibilità di ambire a competere con le formazioni europee più forte e ricche, la squadra affidata da Marotta a Mister Simone Inzaghi era considerata la favorita alla vittoria finale? 
La risposta è racchiusa in quella pessima abitudine, prevalentemente italiana, di confrontare le squadre titolari e non le intere rose e in base al loro valore o alla percezione generale, finendo per stilare classifiche fin troppo approssimative. 
Un "giochetto" nel quale io stesso sono stato spesso tratto in inganno.

Sfugge però un dato non proprio secondario, a calcio si gioca in undici. Non sono undici sfide singole, ma una collettiva. Se noi confrontavamo a metà campionato queste undici coppie : Handanovic/Maignan, Skriniar/Calabria, De Vraj/Tomori, Bastoni/Kalulu, Dumfies/Theo, Barella/Tonali, Brozovic/Kessie, Chalanoglu/Diaz, Perisic/Salamandra, Dzeko/Ibra e Lautaro/Leao il confronto veniva considerato nettamente a favore della squadra nerazzurra. Era un 7 a 4 o ancora peggio, un 8 a 3, senza possibilità di smentita. Riproponendolo oggi, con lo scudetto cucito sulle maglie rossonere e volendo assegnare un pareggio fra due giocatori straordinari, come Brozovic e Kessie, i giocatori del Milan potrebbero ambire al massimo ad un pareggio 5 a 5.
Eppure questa convinzione utile per avvallare le teorie degli "addetti ai lavori" della supremazia interista avrebbe dovuto dimostrare che il Milan non avrebbe potuto vincere lo scudetto proprio perchè penalizzata negli scontri, diretti, a causa di limiti tecnico e qualitativi. Viceversa non solo ciò non è accaduto, ma il Milan è proprio contro le formazioni più forti che è andato a conquistare i punti decisivi per arrivare primo. Nella classifica avulsa fra le prime sette formazioni, dove l'Atalanta è stata inserita al posto della Fiorentina, parziale sorpresa della stagione, il Milan ha fatto 27 punti, l'Inter 20, il Napoli 19, la Juventus 15, Roma e Atalanta 11 e la Lazio 9. Nel solo girone di ritorno il Milan ha fatto 16 punti, sui 18 a disposizione, frutto di cinque vittorie e un pareggio. La Lazio ne ha fatti 2 e la tanto acclamata Atalanta di Mister Gasperini, 3. Chi poi è attento a capire quando le stagioni possono essere positive doveva già percepire in quella serata di settembre 2021, quando il Milan tornò da Liverpool sconfitto per 3 a 2, ma a testa alta, che la squadra allenata da Mister Pioli aveva le carte in regola per lottare fino alla fine. Allora, questo scudetto, lo ha perso l'Inter, oppure lo ha vinto il Milan?
La risposta è racchiusa nella quinta giornata di ritorno del nostro campionato, quando si è giocato Inter contro Milan, il derby cittadino. Con quattro punti di vantaggio in classifica, la partita contro il Bologna da recuperare, ma specialmente con la partita indirizzata sull'uno a zero, quando il cronometro dell'incontro segnava il minuto 70, tutto sembrava compromesso e la stagione rischiava di tingersi con quei colori che Chalanoglu aveva esibito con tanto orgoglio. Invece, complici i cambi di Mister Inzaghi, una certa supponenza della squadra nerazzurra e la reazione del Milan, in tre minuti Giroud, "lo sparviero", realizzò una doppietta che cambiò le sorti della stagione, riducendo lo svantaggio ad un solo punto, sempre con asterisco, ma minando tutte le certezze che improvvisamente sono venute a mancare. 

In anni passati era successo lo stesso al Milan con in panchina Gattuso. I troppi impegni successivi, un calendario complicato, qualche infortunio e "l'autogol" di Bologna, anche se realizzato da Sansone, hanno completato quella che a tutti gli effetti è parsa una disfatta.
L'Inter doveva non perdere il derby e probabilmente avrebbe vinto lo scudetto, ma il Milan se lo è ampiamente meritato poichè delle quattro sconfitte subite, due sono state condizionate da sbagli arbitrali, contro Napoli e Spezia, fra le mura amiche e sempre a San Siro l'Udinese coglie il pareggio segnando di mano, che in tempo di VAR appare totalmente assurdo. La cavalcata trionfale dei ragazzi di Mister Pioli si è materializzata dal derby, certamente ha agevolato il fatto di non avere impegni internazionali, di recuperare molti degli infortunati e poter preparare nel modo migliore ogni partita. 

Il Milan vince lo scudetto affidandosi al gioco e al gruppo. L'undici di inizio anno è mutato. Kjaer si è infortunato, come Ibra, Romagnoli, Diaz e Rebic non sono più i titolari a cui affidarsi con certezza, ma Kalulu, Bennacer, Giroud e Leao. Uno scudetto vinto, come sempre, grazie alla solidità della difesa, ai 9 gol subiti nel girone di ritorno, tenendo 12 volte la porta inviolata, 18 in totale, con giocatori giovanissimi che sono riusciti a dare il massimo. I volti di Maignan, Kalulu, Tomori, Tonali e Leao sono l'emblema di questa squadra, giovane, forte e con una potenzialità ancora da scoprire. Theo, Bennacer, Rebic e Calabria, le splendide conferme e poi Kjaer, Florenzi, Giroud e Ibra a guidare il gruppo senza sentire il peso dell'età. Il calcio è sempre lo stesso, serve unità di intenti, servono i Campioni e i "manovali". I Buriani, i Nocerino, i Guglielminpietro, come i Krunic, i Messias o i Salamandra.
Ecco, forse la "colpa" di molti è stata proprio quella di non saper guardare oltre, di capire che il gruppo, questo gruppo, avrebbe potuto scalare l'Everest, anche in infradito.
In questo clima di festa vorrei non scagliare una lancia contro Fassone e Mirabelli poichè quello lo hanno fatto già in tanti, ma "spezzare", poichè è verissimo che hanno avuto tante colpe, non sapremo mai con chi condividere, ma hanno anche avuto il merito di risvegliare una tifoseria che aveva bisogno di poter tornare a sognare.
Oggi lo scudetto è Rosso Nero, gustiamocelo tutto, ma ora l'obiettivo è conquistare la seconda STELLA, prima dei rivali cittadini e chi non salta...................