E' con dispiacere che devo dire che la squadra del Rosemborg è divenuta una squadra normalissima...

Sono un tifoso del Rosemborg fin da adolescente, quando tutti i miei amici gridavano "Forza Roma!", "Forza Lazio!", io no dicevo "Forza Rosemborg!".
Sì ero lo strano del gruppo, già un romano che tifava Rosemborg non si era mai sentito, eppure lo è divenuto poco dopo, quando giocavamo e loro con i: Totti, Giannini, Voller da una parte e Sosa, Signori, Nesta dall'altra mi chiedevano: "E tu che giocatore vuoi essere?". Io rispondevo: Skammelsrud. E loro "Chi e'?".

Bent Skammelsrud era il centrocampista più forte di Norvegia in quegli anni novanta, era un centrocampista fortissimo che occupava spesso il centro del campo sia come esterno all'occorrenza, che per 10 anni portò con onore la maglia del mio Rosemborg con 152 e 33 reti (1991-2002 intervallati dalla stagione 1997-1998 al Bayer Leverkusen) indossando anche la fascia di capitano.

Ricordo che avevo la sua maglia comprata al mercatino, già, quelle da 10 mila lire e la sfoggiavo con grande entusiasmo, visto che nessuno mi diceva nulla, fosse stata di una squadra italiana che non fosse stata Roma e Lazio allora sì che sarebbero sorti dei malumori tra giovani e vecchi. Invece giravo con la mia maglietta, pallone sotto il braccio e via al campo dove trovavo i miei amici che mi chiamavano il 'nordico'.
Tutti in campo e mentre correvo palla al piede mi facevo la telecronaca da solo "... Ed ecco che Skammelsrud dalla mediana reperisce il passaggio del compagno di reparto... scarta un avversario, ne salta un altro e tira una bomba verso la porta del portiere che...", poi se era gol si festeggiava sotto una finta curva immaginando i tifosi che urlavano di gioia, con l'esultanza tipo del momento. La mia era quella di Gabriel Omar Batistuta alla bandierina con la mano destra sull'asta (quella dell'angolo :) ) e sguardo fiero verso la pseudo tifoseria dove c'era quella ragazza che mi piaceva tanto e che poi sarebbe divenuta la mia fidanzata del periodo.
Capello con fascetta e il golden boy delle giovincelle dell'epoca, già quando si è ragazzini un po' di vanità non fa mai male se non eccessiva. Così riuscii a convincere tutti i miei amici a comprare la maglia del Rosemborg, anzi tutto il completo alla bancarella all'epoca, visto che chi si vestiva della Roma e chi della Lazio alla fine non si sarebbero mai sognati di indossare la maglia della loro squadra rivale.
E fu così che nacquero i 'NORDICI', la squadra di calcio otto era composta da: in porta, Quel mazzolin di fiori, chiamato così perchè ogni volta che lo mettevamo in porta gli chiedevamo di cantare questa canzone con la sua voce stridula e lui divertendosi la cantava sempre. In difesa c'era l'Orco tredicenne,  alto 1,70 per 80 kg, una branda davanti alla porta che faceva paura all'avversario. L'altro difensore era detto Popi il segugio, era un cagnaccio, non lesinava, anzi entrava a martello in ogni circostanza, erano più le volte che litigava che giocava.
A centrocampo c'era il Geometra, che ero io che imbastivo il gioco e provvedevo a servire i miei compagni avanzati, al mio fianco Bestione disumanamente grosso, un armadio a quattro ante che per andare di testa le prendeva tutte e se non le prendeva cadeva di peso sull'avversario che per lo più delle volte chiedeva un cambio facendo dei rotoloni atterra (stile quelli di oggi nel grande calcio) per poi rialzarsi e risestematosi tornava a sgambettare.
Sulla fascia sinistra c'era Spadino, soprannominato così per l'esile forma fisica, ma dalla velocità fulminea, era quello che metteva in difficoltà tutta la retroguardia avversaria con dei dribbling ubriacanti.
Dalla parte destra c'erà Winter, ragazzo olandese cresciuto e adottato da una famiglia italiana che era identico all'ex giocatore di Lazio e Inter, velocissimo e tecnico. Davanti avevamo il bomber Caccavalle, che era chiamato così perchè ogni volta che giocava aveva dei disturbi gastrici e di punto in bianco non si vedeva più in campo, perchè era corso in bagno a defecare.
L'allenatore era Arsenico, detto Lupin, allenatore fallito che però si sentiva importante.

Ricordo che alle 15 dovevamo essere tutti al campetto, per l'allenamento, poi partitella tra di noi e tutti a casa, il sabato si giocava la sfida, che era tra tre squadre, noi e le due zone che ci erano vicine. Ogni sabato si sfidavamo, poi con il tempo le squadre cominciarono ad aumentare, in quel campetto che noi chiamavamo La Terra dei Nordici, divenne il nostro 'stadio', dove al sabato da tre-quattro persone si trasformò in trenta-quaranta persone chiassose con tanto di cori per la squadra.
Dopo di quello vennero ufficilizzate anche le divise ufficiali, con la sponsorizzazione del bar e quindi proprietario del campo di calcio-calcietto-calciotto.
La squadra da piccola e 'nera' divenne un tripudio di tifosi che sventolavano le sciarpette e osannavano ognuno di noi. 

Il sogno però non durò molto, infatti, dopo sole due stagioni, si verificò l'abbandono e la vendita del centro sportivo: la nuova proprietà non scommise su quella squadra, che alla fine tornò a giocare sui campi di calciotto soltanto per divertimento e tutto tornò come quel dì di prima, e quindi io, cioè il 'Nordico', rispolverai la mia maglia del Rosemborg e tornai a giocare al calcetto con quei miei amici laziali e romanisti, che mai potevano immaginare che un giorno quella squadra aveva avuto una storia, breve... ma intensa.