Giorno dopo giorno, quella piccola, e a dirla tutta manco tanto piccola, dose quotidiana di veleno, che ha come obiettivo non dichiarato di uccidere il calcio, sta raggiungendo il suo scopo. Certo,è anche vero che il sistema calcio del suo lo ha fatto. Ed in modo clamoroso. Vedi calciopoli. Vedi le infiltrazioni della mafia. Ma questo non significa che tutto sia compromesso. Sporco. Corrotto. Basta vedere quello che accade nei social, quello che si racconta nei bar quando leggi un quotidiano sportivo, tra amici o conoscenti. Le battutine. Insomma, il sospetto che nel calcio ci siano altre logiche che vadano oltre il semplice gioco giocato, c'è. Ed è enorme. Dalla "sudditanza", alle sviste, agli errori, alle letture dei labiali, agli sguardi incrociati, al modo in cui ci si relaziona con l'arbitro. Come se non si fosse umani, persone, come se si fosse in guerra e non in un campo di calcio. Come se si parlasse di uomini maturi di 50 anni, quando ci scordiamo tutti che in campo nella maggior parte dei casi entro dei ragazzi, giovani, da cui si pretende troppo. Ed i lauti guadagni non giustificano, a mio modo di vedere, una gioventù bruciata. 

Quel sospetto che avvelena il calcio è oramai diventato una costante, una forma di droga, tanto che oramai cerchi più la "polemica del giorno" che il gol del giorno.
Che poi alla fine è forse quello che più fa notizia, e su ciò dovremmo tutti porci degli interrogativi.