Ho la netta impressione che, dall'estate del 2017, il Milan sia alla ricerca spasmodica, quasi ossessiva, di un messia. E badate bene che non sto parlando della ricerca dei giocatori di qualità o dei campioni, bensì del classico uomo della provvidenza. Bonucci, un buonissimo difensore se inserito nel contesto giusto, fu spacciato per un fuoriclasse e leader, cosa che non era, non è e non sarà mai.
Il suo successore, Higuain, è stato incautamente presentato come il migliore nel suo ruolo da qualche giornalista tifoso e facile agli entusiasmi. In realtà lo era probabilmente a Napoli, come è stato un notevole interprete del ruolo a Torino ed è tuttora un ottimo giocatore, che però ha già dato il meglio di sé. Un ottimo acquisto, ma non il profeta della vittoria. Il terzo in arrivo con le tavole della legge è Ibrahimovic, un 38nne ancora molto bravo, ma con un gran passato alle spalle.

Chiariamo, concordo con l'opportunità di prendere Ibra per 6 mesi, visto che sembra fisicamente integro e di certo si impegnerà al massimo, perché è il classico tipo che non ci sta a perdere neanche le partite a calciobalilla.
Ma non è e non può essere l'uomo del destino che i tifosi attendono. E ciò perché, se gli uomini del destino fossero tanto numerosi, ogni squadra ne avrebbe uno, mentre tale categoria è unica, più che rara. L'unico che io ricordi nella storia del calcio è stato Diego Armando Maradona, un uomo che ha portato due scudetti e una Coppa UEFA a una squadra che in passato si era fermata alla Coppa Italia.

In realtà è controproducente attendere un giocatore come se fosse il Django di Corbucci, l'uomo con la mitragliatrice che annienta un intero esercito di cattivi. Lo è perché si crea inevitabilmente un vortice di aspettative esagerate che, spegnendosi al contatto con la realtà, generano l'effetto rebound. L'ambiente, deluso, chiede un nuovo acquisto decisivo e il giocatore, deluso a sua volta, chiede di essere ceduto (quando magari è sul punto di dare il meglio di se). Ora Ibra è sugli scudi, dal momento che non si attende che lui, però se arrivasse a gennaio senza portare risultati si inizierebbe a fare qualche altro nome. Come nuovo messia, per l'appunto.

Il fatto è che il Milan rischia di essere vittima delle sue stesse ansie da prestazione ovvero dell'obbligo di dover vincere per forza subito che, di solito, non fa vincere affatto né subito né mai. Ok, ci sono le frasi fatte come quelle che "vincere non è importante, ma è l'unica cosa che conta" o "che vola vale, chi non vale non vola, chi non vola è un vile" o "Bixio, qui si fa l'Italia o si muore". Ma alla fin fine ciò che conta è solo una seria programmazione, senza della quale si spende a vuoto.

Ci può stare l'arrivo di Rodrigo Caio, visto che Leonardo lo conosce e ci crede. Se arrivasse Fabregas, servirebbe, ma occorrerebbe però tenere conto che a Londra non vede il campo neanche col binocolo, quindi bisognerebbe dargli tempo per rientrare nel clima agonistico. Montolivo è, pertanto, da tenere e utilizzare fino a fine anno.
Ibra ho già detto che va bene. Non sarà male, comunque, mantenere calma e sangue freddo.