Stefano Pioli è l'incarnazione perfetta di ciò che serviva al Milan più sconclusionato della sua ultracentennale storia : un uomo normale, educato, competente, simpatico e che riuscisse a capire cosa fosse un semplice ma efficace gioco d'attacco.

La prima doverosa mossa che dovrebbe fare la dirigenza, quanto meno per una forma di rispetto e riconoscenza verso l'eccellente lavoro fatto dal tecnico emiliano, è toglierli di dosso il peso della precarietà legata ad una impossibile, non per colpa sua, qualificazione in Champions: si rispetti il gran lavoro eseguito sulle fragili zucche e si confermi il suo credo tecnico  con un solido biennale.

La seconda dovrebbe essere quella di sentire il suo parere, visto che di calcio applicato è l'unico a capirci qualcosa, ed agire sul mercato di conseguenza. Essendo persona posata, infatti, non sarà certo il tipo da sbattere i pugni sul tavolo per questo o quel profilo, ma avrà altrettanto certamente le idee chiare su chi serve a gennaio e, perché no, su chi non serve più da queste parti (Paqueta', Borini, Rodriguez?...).

Una domanda che io avrei fatto al buon Stefano, ad esempio, è circa l'utilità di corteggiare all'infinito Ibra : è evidente che si tratti di un giocatore che adoro, ma dal punto di vista tecnico e di spogliatoio serve? Asseconderei ovviamente ogni richiesta di tassello mancante, non peraltro, ma visti i precedenti di quest'estate quando venne ingaggiato un assatanato dal trequartista e gli venne comprata un'ala sinistra. Il vulnus non stava tanto nel mancato ingaggio del numero 10 classico, quanto in quello di un fumoso teorico di calcio che come impresa massima aveva ottenuto il nono posto con la Samp.

Anche il nostro, si dirà, non ha un curriculum che parli di lotte forsennate per il titolo : vero, ma è altrettanto vero che almeno Pioli applica un calcio immediato e, soprattutto molto efficace, che non confonde le idee alle deboli zucche di cui sopra, che è tornato a non far sbadigliare per 95 minuti una tifoseria senza uguali, che sta facendo vedere un gioco d'attacco, per giunta veloce, come non lo si vedeva dai tempi di Nordhal!

Pioli mi è piaciuto subito per come è entrato in punta di piedi, così come ho immediatamente odiato lo stupidissimo hashtag a priori #pioliout.

Non erano le bandiere patinate, e nemmeno i mastini da spogliatoio da dieci in difesa a servirci : bastava un vero allenatore, che parlasse direttamente ad ogni singolo è che, soprattutto, facesse giocare ognuno nel proprio ruolo naturale.

La società Milan, così calcisticamente sgangherata per non dire inesistente, ha trovato (per caso), il suo pigmalione. Di questi tempi è oro colato!