L’ottava giornata lascia in eredità molte certezze e qualche dubbio.
E’ una certezza il Napoli di Sarri e dei suoi tre attaccanti (sembra proprio l’anno giusto); lo è l’inter di Spalletti, che seppur al 90° vince con personalità la partita più insidiosa (un derby lo è sempre); lo è la Lazio di Inzaghi, che dà la sensazione di giocare con la serenità e la spensieratezza di chi non ha nulla da perdere esaltando le qualità tecniche dei suoi interpreti (perché i giocatori bravi li ha, e non pochi); lo è il Milan, che continua a deludere nei giocatori che dovevano far diventare una squadra vera quella che fino all’anno scorso era stata una rivelazione (parlo di Biglia, Bonucci, André Silva).

Il dubbio riguarda la Roma, sconfitta dalla capolista ma senza sfigurare, anzi, un pareggio non avrebbe fatto gridare allo scandalo (qual è il suo vero valore?).
E poi, l’apoteosi del dubbio, la Juventus. Siamo di fronte alla resa definitiva, oppure ad un periodo sfortunato che terminerà presto?

Di seguito le due ipotesi, scegliete quella che sembra la più vicina alla realtà.

De Profundis

La sconfitta con la Lazio è la prova inequivocabile della fine di un ciclo; i quattro senatori (Buffon, Chiellini, Barzagli, Lichtsteiner) reduci da sei scudetti consecutivi hanno, per l’appunto, sei anni di più e gli scricchiolii sono sempre più evidenti. Era e, teoricamente, dovrebbe essere ancora l’ossatura della squadra, e di conseguenza il declino annunciato in estate si sta mostrando in tutte le sue forme. C’è un quinto senatore (Marchisio), che per lo stesso motivo di cui sopra passa molto più tempo in infermeria che sul campo di gioco.

L’acquisto dei nuovi non riesce a sopperire a questo drammatico crollo di prestazioni e se l’allenatore nelle partite di cartello non fa la differenza con le tattiche opportune vuol dire che il presente è segnato e il futuro non è roseo.

E poi c’è il male più grande, l’equivoco di cui tutti parlano, il centravanti da 90 milioni, quello che nel giro di due anni avrebbe dovuto permettere ai bianconeri di fare il salto definitivo in Europa. Siamo al secondo anno, e al momento il salto non lo agevola neanche in Italia. Le occasioni da gol arrivano, non molte ma arrivano, e da un giocatore della sua caratura ci si aspetta che le sfrutti, che non faccia errori da principiante.

Se a questo si aggiunge che i nuovi non sembrano così decisivi (malgrado il prezzo), che il gioiello Dybala illumina a sprazzi (sopravvalutato) e che l’allenatore sta fallendo nel gioco e nella motivazione, va da se che l’obiettivo stagionale diventa classificarsi fra le prime quattro, di più non credo sia possibile.

Incidente di percorso

La vittoria della Lazio, meglio chiarirlo subito, è stata meritata, o meglio, diciamo che la squadra di Inzaghi non ha rubato nulla. Però è stata la Juventus a decidere il risultato, i meriti dei laziali sono stati inferiori ai demeriti dei bianconeri.

Il primo tempo Buffon è stato inoperoso e immediatamente dopo il pareggio di Immobile (bella azione in velocità) Higuain ha buttato al vento un’occasione colossale per tornare in vantaggio, occasione che solitamente non sbaglia. Insomma, quell’episodio ha cambiato il corso della partita e comunque i bianconeri avrebbero potuto almeno pareggiare se Dybala non avesse colpito il palo interno e successivamente sbagliato il rigore al 95°.
Episodi, ci si può sempre imbattere in una giornata no, ma non si può e non si deve mettere in discussione una rosa estremamente competitiva condotta da uno stratega che potrà non piacere ma che di fatto sa gestire al meglio la squadra durante tutto l’arco della stagione.
E non dimentichiamo che ancora la migliore Juve non si è vista, ancora diversi suoi giocatori non sono nella forma migliore (Higuain e Dybala su tutti) e che il gioco deve ancora acquisire automatismi e dinamiche che integrino al meglio i nuovi arrivi.

La Juventus, quindi, rimane la principale candidata per lo scudetto, per tradizione, per organico, per temperamento e come sempre, già prima di Natale, guarderà tutti dall’alto in basso...