Cos'è il calcio? Il calcio è lo sport più popolare nel mondo. E' sinonimo di festa, di gioia, di allegria, di condivisione. Perché una partita di pallone puoi andarla a guardare allo stadio con tuo fratello, con tuo padre, con il tuo migliore amico, con la tua fidanzata (a trovarne una!). Oppure rimanere a casa da solo seduto su un divano davanti al televisore ed esultare per il gol del tuo calciatore preferito della tua squadra del cuore. I novanta minuti che, quel manto verde decide di regalarti, sono un mix di emozioni molto forti, indescrivibili.
E tra queste (emozioni) ve ne è una che non dovrebbe avere a che fare con questo sport, ma che rivela, di fatto, "l'altra faccia della medaglia": la paura.
Quel sentimento che provano i calciatori quando subiscono un infortunio che potrebbe stroncare loro la carriera professionistica. Quel sentimento che provano i tifosi di fronte ad una notizia del tipo: "Scontri sugli spalti! Diversi feriti e qualche morto!" Quel sentimento che, così distante, appare, in realtà, molto vicino. Nel calcio e quindi anche nella vita. 

E' di ieri la notizia apparsa su tutti i quotidiani (non solo quelli sportivi) dell'incidente stradale che ha coinvolto Pasquale Carlino, promettente centrocampista dell'under 17 dell'Inter.
Si legge sulla "Gazzetta dello Sport" che "il ragazzo ha riportato un trauma commotivo facciale-mascellare con emorragia cerebrale. Il giovane lotta per la vita all'ospedale Umberto I di Nocera Inferiore."
Questa la dinamica di ciò che è accaduto, come riportato dal "Corriere della Sera": "Pasquale, originario di Gragnano, sabato notte si trovava a bordo di una moto che si è schiantata contro una macchina parcheggiata, a Santa Maria la Carità, in Campania. Alla guida c’era un amico 18enne. La moto è finita contro la macchina, per cause ancora da chiarire, e ad avere la peggio è stato proprio Pasquale, ricoverato con un trauma cranico e un’emorragia cerebrale, lotta per la vita all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore. L’amico invece non è in pericolo di vita, ed è stato denunciato perché non poteva guidare quella moto di grossa cilindrata né trasportare passeggeri." 

Di fronte ad una tragedia del genere, cosa si può fare? Mandare tutto all'aria e rifiutarsi di seguire questo sport che, per quanto bello possa sembrare, si dimostra troppo crudele?
Sarebbe la scelta più semplice. Quella di fuggire davanti al "primo ostacolo", alla "prima paura" appunto. Quindi, meglio combattere, mettendo da parte tutto ciò che è brutto e vedere solo il lato positivo di questo sport meraviglioso? Assolutamente no. Perché ciò che si è verificato è la conferma di come esista una sola possibilità. Non seconde, terze, quarte e quinte. Ne esiste solo una e non sta (purtroppo) a noi cogliere questa possibilità.
E' tutto in mano o di altri che decidono per te o del "fato", che in molte circostanze (e soprattutto in questa) si mostra fin troppo barbaro!
Fantastico sì, ma anche troppo infame!
Forza Pasquale, fai in modo che le cose possano cambiare! Almeno in questa occasione!