Antonio Cassano è uno dei calciatori più discussi degli ultimi 30 anni. Quest'ulitmo è stato in grado di dividere un intero popolo: chi gli vuole bene e chi lo "odia", odiare inteso per chi non lo considera un calciatore degno di tale nome.
Cassano ha sempre rappresentato l'emblema del "potrei ma non voglio": con la sua classe era lecito aspettarsi molto di più da lui. Genio e sgregolatezza hanno sempre contraddistinto il talento di Bari Vecchia: la sua visione di gioco e la sua tecnica sopraffina ha illuminato il nostro palcoscenico, amava mettere in porta i compagni più che fare gol. Elegante come pochi, con il suo "stop" di tacco al volo, che lo rese celebre il 18 dicembre 1999, quando segnò il suo primo gol in Serie A, dalla strada al San Nicola con quella classe. 

Il tempo passa come se stesse volando, sopratutto ai campioni (non dovrebbero mai smettere di giocare), il tempo ha i suoi difetti ma anche i suoi pregi: non si può tornare indietro, il tempo ti si rivela e con il passare dei giorni dei mesi e degli anni ti dice ciò che sei, ecco i difetti del tempo di fantantonio che ha tradito la sua stessa carriera con le sue "cassanate" la sua testa non è stata all'altezza dei suoi piedi. Sarebbe stato il binomio perfetto - testa e talento - per farlo diventare uno dei calciatori più forti del mondo.
Così non è stato. Basti pensare alla coppia Cassano-Totti che poteva essere una delle più forti in Europa. Entrambi hanno dato spettacolo fin quando Antonio non ha perso la testa - come suo solito. Neanche il Pupone è riuscito a far cambiare rotta al fantasista barese; il numero 10 giallorosso ha sempre espresso un vero affetto nei confronti di Cassano, fra i due vige un'amicizia di fratellanza, il capitano ha sempre detto che Cassano è uno dei giocatori più forti con cui ha giocato e con tutto il rispetto ma se lo dice Totti un motivo ci sarà.
Fabio Capello ha sempre definito Cassano come il suo più grande rimpianto durante la sua carriera d'allenatore.
Le discussioni con dirigenti e allenatori sono moltissime, in campo il suo piede destro era come se parlasse, fuori la sua lingua non si fermava "mai". Questa sua esuberanza caratteriale gli è costata un'intera carriera, molti  l'hanno definito "ingestibile" all'interno dello spogliatoio. Allo stesso tempo era amato dai suoi compagni di squadra per la sua simpatia unita alla follia che l'ha portato a non essere un professionista esemplare. Lui stesso ha dichiarato: "Il calcio mi ha dato tanto, popolarità, ricchezza. Io invece gli ho dato poco: gol, emozioni, ma in realtà è solo il 40% 50% di quello che avrei potuto fare".
Totti, Raul, Milito, Ibra hanno espresso parole al miele per Cassano. Perfino il fuoriclasse svedese - non solito ai complimenti - disse la sua: "Tevez? A me manca Cassano; con lui diventa tutto più facile."
La carriera di Antonio Cassano non è semplice da raccontare, il fantastista ha avuto grandi momenti vissuti sul rettagolo verde - Pazzini lo ricorda benissimo - alternati da sbalzi d'umore che hanno sempre schiarito la sua immagine inconsapevole del fatto che stava buttando via una carriera che poteva essere brillante.

Manca al calcio italiano? - Tutti risponderanno no. Il Barese può anche non mancare a tutti gli appassionati, allenatori e dirigenti. Ma a mancare al calcio italiano è il talento che il genio di Antonio Cassano possedeva. Rimarrà sempre uno dei più grandi rimpianti della storia del calcio italiano per non aver usufruito del suo talento - dono regalatogli da madre natura -  non riuscendo a godere di un simile patrimonio.
Di tempo ne è passato da quel meraviglioso dicembre del 1999.
Sarebbe bello tornare indietro a 22 anni fa, poter entrare nella testa di quel ragazzino, proprio nell'esatto momento in cui segnò all'Inter di Lippi e dirgli: "Non hai visto ancora nulla, hai solo 18 anni, con il tacco ti sei portato via quella palla accompagnandola con un colpo di testa per poi battere il portiere, non sei normale, continua così perché diventerai il più grande di tutti".