Pareggiare in casa contro il fanalino di coda rappresenta il più classico degli spartiacque tra squadre che saranno vincenti e quelle che resteranno solo ottime: il risultato della partita lascia in tal senso agli azzurri delusione e rimpianti. Diciassette tiri (di cui otto nello specchio della porta), due pali, un rigore non concesso dubbio e venti calci d'angolo servono solo a testimoniare l'impegno profuso nel secondo tempo. Anche il destino nei confronti del Napoli (la vittoria era meritata) -così come alcuni protagonisti in campo- è stato svogliato, ma queste sono partite da vincere a prescindere da episodi contro, centimetri mancati e rincalzi fisiologicamente non bravi come i titolari (si può fare attualmente a meno di Fabian?).

Nel primo tempo gli azzurri hanno dato l'impressione di pensare che i tre punti sarebbero arrivati quasi da soli: sembrava profondessero in campo solo l'80% di quel che potevano. Il passo falso non è ovviamente arrivato per questo motivo, ma probabilmente Ancellotti, tradito in un certo senso da questa immaturità psicologica, non lascerà più dormire tanto spesso a casa la notte precedente alla partita i suoi giocatori, autori della peggiore prova stagionale da quando, dopo la sconfitta contro la Samp, si passò al 4-4-2. Al Napoli attuale non riesce d'avere un efficace piano b in attacco, manca l'apporto supplementare dell'attaccante forte fisicamente e abile di testa, che consenta di variare tema tattico quando con i consueti fraseggi e cambi di gioco non riesce, come suo solito (il suo, non va dimenticato, è ancora il secondo miglior attacco della serie A) a fare male.
Pesa, insomma, l'attuale momento negativo di Milik, apparso nuovamente bloccato psicologicamente contro i clivensi: da fine settembre in poi, un solo gol per lui con la maglia del Napoli. Va detto che in campionato il 24enne polacco ha giocato nel suddetto periodo soli 240 minuti complessivi, non certo un'enormità: non gli si può mettere a fine novembre la croce addosso o arrivare a giudizi definitivi su di lui, reduce da due infortuni gravissimi che lo hanno bloccato quando era sul punto di esplodere come grande attaccante anche a Napoli.
Quel che sembra però sicuro è che da quanto saprà mostrare di valere (buon attaccante o potenziale campione) a fine stagione -e comunque 4 gol in 630 minuti giocati sinora in Serie A non sono certo numeri disastrosi per lui- passa buona parte dell' esito del 2018-19 del Napoli, che ha bisogno di avere un'alternativa valida al pur bravissimo Mertens.
Impressiona anche come contro il Chievo la squadra partenopea abbia attaccato più sulla fascia destra che sulla sinistra, come non accadeva da tantissimi anni (insiste nelle trame offensive maggiormente sul fronte sinistro dai tempi di Zuniga, Hamsyk e Lavezzi). Segno evidente di un voluto tentativo di evoluzione per avere alternative e non risultare prevedibili, esperimento che inevitabilmente nelle sue prime fasi fa pagare dazio, come contro i clivensi. In ogni caso, non è il caso di fasciarsi la testa: il Napoli è secondo in classifica e piu' di 29 punti dopo 13 giornate nella sua storia li aveva fatti solo l'anno scorso, quando ne aveva già totalizzati 35. Tutto è deformato dall'incredibile partenza della Juventus (aiutata anche da un'ottimo calendario), ma mercoledì c'è per la squadra di Ancellotti un passaggio importantissimo, contro la Stella Rossa. Superarlo con una vittoria vorrebbe dire che questo deludente pareggio casalingo è stato null'altro che un'inevitabile febbre di crescita.

Il Napoli è pur sempre una squadra che si sta abituando a giocare in maniera diversa rispetto agli ultimi anni, tramite il coinvolgimento di tutti i suoi elementi, per provare il più possibile a competere su tutti i fronti.