Il mondo del calcio è da sempre che cerca di quantificare quanto, un bravo allenatore, possa incidere sui risultati di una squadra, senza mai trovare una risposta che possa accontentare tutti.
Personalmente ritengo che già sia difficile valutare un allenatore come BRAVO, sono troppe le varianti che interferiscono su questa valutazione. Dalla squadra che allena e i giocatori a disposizione, dalle vittorie conquistate, dalla durata della carriera, che può avere alti e bassi.
Poi, l'allenatore è bravo perché vince o perché esprime un calcio divertente? 
La mia opinione è che il BRAVO allenatore sa influire sui risultati, ottenendo il massimo possibile in relazione ai giocatori a sua disposizione. Ad esempio Motta, che allena il Bologna, sta facendo un ottimo lavoro, così come molti altri.

Sull'argomento è intervenuto pochi giorni fa, Arrigo Sacchi, criticando in modo preciso le modifiche tattiche proposte da Mister Pioli, di cui riporto alcuni passaggi. “Il tatticismo, in Italia, paga ancora, ma ci si ricordi sempre che, di fronte a uno stratega, un tattico perde sempre. Pioli era diventato uno stratega, ora mi dispiacerebbe ritrovarlo nella schiera dei tattici. Poniamoci una semplice domanda: qual è la squadra italiana che ha vinto più Champions? Il Milan, perché quasi sempre ha praticato un calcio strategico. C’è inoltre un altro discorso da affrontare: l’allenatore stratega mette il gioco al centro del progetto. Il gioco non solo non s’infortuna mai, ma è pure gratis. […] Il Milan era sulla strada giusta, perseguiva l’obiettivo del dominio del campo, dell’aggressione dell’avversario attraverso il pressing, e poi è tornato al passato. Intendo dire al passato del calcio italiano. I padri fondatori avevano pensato a uno sport offensivo e di squadra. Qui da noi abbiamo perso queste caratteristiche originarie, trasformandolo in uno sport difensivo e individuale. Ma non è questo il percorso da seguire se si vuole continuare a stupire il pubblico”.
Per quanto il concetto espresso sia più che condivisibile, il "Grande Arrigo" non dovrebbe sottovalutare due aspetti per nulla secondari:
1- Vince il Campionato Italiano la squadra che garantisce una continuità di risultati, con o senza, il bel gioco.
2- Il calcio è sempre stato alla ricerca di innovazioni, ma alla fine sono sempre i giocatori a suonare lo spartito.

Logico che ogni tifoso si augura di vincere, attraverso un gioco divertente e piacevole, ma sacrifica volentieri lo spettacolo per il risultato e in assenza di quest'ultimo, anche proponendo prestazioni piacevoli, a cosa porterebbero? Mister Fabio Capello, ha vinto quattro scudetti, in cinque anni, certamente ci ha fatto divertire molto meno, di Sacchi e Ancellotti, ma gioire certamente di più.
Ha ancora perfettamente ragione l'allenatore, natio di Fusignano, quando ha affermato: “Pioli è stato l’architetto che ha disegnato la splendida creatura della passata stagione e ha saputo vincere attraverso l’intelligenza e le idee, la generosità e il coraggio. Il suo Milan giocava con undici uomini sempre in posizione attiva, come fa adesso il Napoli. Ecco, mi auguro che si ritorni su quella via e lo si può fare soltanto se si crede fermamente nelle proprie idee. Stefano, non dimenticare mai che hai saputo costruire una squadra dal nulla, che molti dei tuoi giocatori erano fischiati dal pubblico, che altri erano sconosciuti e c’era diffidenza. Eppure con il lavoro, la dedizione, l’impegno e le idee sei riuscito a compiere un capolavoro. Ora non ti snaturare, non lasciarti tentare dai facili tatticismi perché alla lunga non pagano mai (...... ) giocare con la difesa a tre, e dunque a cinque, è come partire con l’handicap. E' lasciare il gioco agli avversari, specialmente se questi hanno notevoli qualità individuali, è una specie di suicidio".

Con tutta sincerità, come poteva Mister Pioli non cercare soluzioni alternative dopo una serie di risultati e prestazioni, drammaticamente insoddisfacenti? Se squadra e gioco si erano smarriti, probabilmente inebriati dal successo e da rinnovi di contratti ben più remunerativi del passato e Pioli ha cominciato ad aver paura. Vedendo svanire nel giro di poche settimane, due degli obiettivi stagionali, come Coppa Italia e Super Coppa, per salvare il salvabile, assicurarsi almeno il quarto posto utile per la qualificazione Champions, si è affidato alla tattica.
Così si è vista la difesa a tre, anche perchè Kalulu è il migliore degli interpreti, a disposizione, per la fascia destra e Theo era ben distante da una condizione sufficiente per garantire sulla fascia sinistra, sia la fase difensiva che quella offensiva. Ciò comporta certamente difficoltà maggiori nella costruzione del gioco e nella fase d'attacco, concedendo un uomo, o anche due, agli avversari, ma ha avuto l'effetto di ricompattare la squadra e confortati dai risultati e con il rientro dagli infortuni, di giocatori fin troppo importanti per bravura, esperienza e carisma, poter apportare dei correttivi alla soluzione adottata in emergenza, sarà notevolmente più semplice.

Mister Sacchi purtroppo si dimentica che anche il "suo Milan" aveva molti infortuni muscolari e il suo calcio era molto dispendioso di energie, al punto che erano in molti a lamentarsi. Se poi aggiungiamo il fatto che Silvio Berlusconi potesse comprare tutto ciò che serviva, rende ogni considerazione sul Milan attuale, tanto corretta, quanto condizionata da tutt'altre strategie.                                                                                                                    Se proviamo a prendere come esempio un'altra squadra, il Liverpool, allenata da un Top allenatore, con giocatori di valore assoluto, come vogliamo giudicare il suo rendimento attuale? E' colpa dell'allenatore o di un gruppo di giocatori oramai sazi di successi e soldi, poco disponibili a quei sacrifici che sono alla base di ogni successo? 
Il "Mitico" Carlo Ancellotti, anche lui un figlio di Milanello, non ha mai fatto, del pressing a tutto campo, o del possesso palla infinito, il suo modo per vincere le partite, ma sul mettere i giocatori a sua disposizione nelle migliori delle condizioni per rendere il massimo. Il suo è un calcio di tecnica, non di corsa. La "vecchia scuola" indicava sempre il pallone, come il più veloce in campo e la capacità di saper occupare gli spazi vuoti, la migliore delle soluzioni difensive, come offensive.

Poi ci sono le giocate dei singoli, che possono semplificare tutto e annientare ogni tattica. E' bastato Di Maria alla Juventus per passare il turno, alla prima palla toccata l'ha piazzata all'incrocio dei pali, irraggiungibile per il portiere e mettendo la partita in discesa. Tutto ciò per ribadire che se leggiamo i giocatori che oggi giocano al Milan, rispetto ai nomi del passato, diventa alquanto difficile non doversi perlomeno aggrappare alla tattica. Abbiamo Dekateleare e Calabria, non Kakà e Cafù. Papin e Savicevic erano in panchina, oggi al Milan gioca Diaz e Salemekers. Ieri sera guardando Manchester Unt contro Barcellona, mi sono tornate alla mente proprio le vittorie del Milan contro quelle formazioni, con Kakà in slalom o con il pallonetto di Savicevic, a disegnare un arcobaleno e conquistare una Coppa dei Campioni che sembrava impossibile.

Allora come oggi, bisogna essere realisti. Il Milan vinceva perchè era strutturato per vincere. Proponeva un calcio europeo ed aveva gli interpreti per farlo, arrivando ai traguardi più alti. Oggi ha intrapreso un percorso diverso. Ciò non preclude che si possa arrivare ugualmente alla vittoria di Trofei importanti, ma che sarà molto più difficile. Se si possono acquistare solo giocatori di prospetto e mai di prima fascia, se ci si affida solo allo scouting e a dati statistici, o algoritmi, che non considerano tutte quelle varianti, umane, che caratterizzano il calcio, serviranno molti anni per poter costruire una squadra, vincente ed esperta e l'allenatore, per quanto importante, si troverà sempre condizionato o limitato, nel proporre il proprio calcio.
Oggi Mister Pioli può contare su un Tiaw in più. L'assenza di Kjaer e il cambio di modulo, ha dato la possibilità di constatare tutte le qualità del giocatore tedesco che, ricordiamo, è capitano nella Under 21. Il rientro di Maignan dovrebbe aumentare la tenuta difensiva, ma specialmente alzarne il baricentro che, con Tatarusanu in porta, si era drasticamente abbassato. Lo spostamento di Leao, in posizione più centrale, deve obbligatoriamente portare alla conclusione che la sua partenza sia praticamente certa. Se ciò venisse confermato non sarebbe sbagliato guardare già al futuro e grazie alla sua vendita sapere quali correttivi apportare all'organico. Resta il fatto che Leao è straripante giocando da esterno, mentre dentro al campo rende molto meno, oltre al dato puramente statistico che non sa colpire la palla,  di testa. Purtroppo Mister Pioli non ha ancora trovato un centrocampista in grado di garantire quella quantità e qualità di gioco che sarebbe indispensabile per superare la pressione avversaria e Bennacer è ancora infortunato. Aspettiamo fiduciosi che il talento belga, si sblocchi e magari quel passaggio a quel 4.3.1.2 che potrebbe unire i risultati allo spettacolo.

Resta poi un ultima considerazione. Il "bravo allenatore" oltre ad avere tutte quelle qualità che sono note a tutti, deve esibire una qualità senza la quale vincere diventa molto complicato: la lettura della partita. Con cinque sostituzioni a disposizione, ogni allenatore può cambiare drasticamente l'assetto della squadra, come mai in passato. Un ulteriore vantaggio per le squadre più ricche e con rose qualitativamente più competitive. Nel calcio moderno quindi l'allenatore continua ad essere molto importante, ma molto fa anche lo staff a sua disposizione, la cura degli infortunati e le indicazioni alla Dirigenza su quali siano i giocatori adatti al gioco che si vuole proporre.

L'idea che giocando bene sia più facile vincere è totalmente illusoria. Spesso una palla alta e lunga è più difficile da difendere di un elegante triangolo.
Alla fine per vincere le partite serve fare un gol in più dell'avversario e Allegri aggiungerebbe: "E che l'arbitro lo veda, non come a Muntari".