Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?

Chi, al giorno d’oggi, non conosce questa famosissima locuzione latina? Sebbene la continuazione del discorso non goda di tanta fama come la sua frase iniziale, chi non saprebbe recitare a memoria questa apertura del famosissimo discorso che il grande Cicerone pronunciò quasi 2000 anni fa? Invettiva pronunciata personalmente dal famoso avvocato ed oratore al cospetto di tutto il Senato per richiamare l’attenzione sulla deplorevole condotta del senatore Catilina che minava la stabilità di Roma stessa.
Sono passati quasi 2000 anni, eppure, ancora oggi ci sarebbe bisogno di un oratore come Cicerone che insorga contro una mala condotta che sta minando, oramai da molti anni, il nostro campionato.
Per questo dobbiamo chiederci oggi, come allora, “Fino a quando la politica abuserà della nostra pazienza?” Fino a quando dovremo leggere di continui rinvii e riunioni inconcludenti sulla questione degli stadi di proprietà?

Innovare e saper innovarsi, queste sono le parole che dovrebbero guidare qualsiasi progetto di crescita; chiunque nel corso della storia sia riuscito non solo a giovarsi dell’innovazione ma continuare ad innovare evolvendosi sempre di più  è sempre riuscito a ritagliarsi un posto di primaria importanza al di sopra degli altri contendenti. Esempio più chiaro e limpido di questo movimento, mai stato più attuale di oggi, è senza alcun dubbio la Premier League. Campionato in cui lo stadio di proprietà è una realtà quasi scontata, non c’è squadra nel campionato maggiore, o anche in quelli inferiori, che non giochi le sue partite casalinghe nel “SUO” stadio. Negli anni l'Inghilterra è sempre riuscita a ritagliarsi un ruolo di prima fascia sul palcoscenico del calcio, grazie non solo alla filosofia di calcio dei suoi allenatori, ma soprattutto all’enorme ricchezza generata da questi impianti, vere e proprie macchine da soldi. Differenza che è divenuta ancora più netta con l’entrata in vigore delle regole del FFP che prevedono l’autosostentamento dei club; e così il calcio italiano, che più di tutti si poggiava sui soldi spesi dai suoi presidenti tifosi, è caduto nel baratro passando da punto d’arrivo per i grandi campioni a campionato mediocre. In questi anni la Premier ha dato un’altra lezione al mondo del calcio, facendo capire che non si accontenta di innovare ma mira anche a rinnovarsi, e così molti club hanno iniziato ed alcuni anche finito, come il Tottenham, il progetto dello stadio 2.0, passando dagli storici stadi iniziali ad altri ben più capienti e tecnologici, garantendo un aumento degli introiti.

Il nostro campionato solo ora sta iniziando a mostrarsi nuovamente ad alti livelli dopo il grande periodo degli anni 90 e primi anni 2000! Nonostante quell’era abbia regalato un momento di splendore inimmaginabile alla Serie A con ben 8 squadre ad altissimi livelli, ha anche avuto la colpa, senza  un solido appoggio economico, di aver messo in moto delle squadre che costavano più di quanto facessero guadagnare, ed ecco perchè una volta entrate le regole del Fairplay, che impedivano a privati di immettere nel club i propri soldi, queste squadre si sono disintegrate. Anche alcune squadre inglesi hanno attraversato un periodo nero, ma grazie ai loro introiti, notevolmente maggiori a quelli dei club italiani, sono riusciti a limitare i danni e a ripartire. 

Il nostro campionato sta affrontando solo ora una questione, che per altri campionati è la normalità; soprattutto grazie all’input generato dalla Juventus, unica italiana in grado di combattere lo strapotere economico dei maggiori club europei, poiché può contare sulle enormi entrate che gli garantisce lo stadio di proprietà. La nostra sorte sembra ancora lontana dalla soluzione, a causa soprattutto delle leggi che invece di favorire la costruzione di impianti più moderni come avviene in altri stati, ne ostacola i progetti come si può chiaramente vedere dalla situazione romana.
Ma anche quando le cose sembrano migliorare, con molte realtà come Brescia, Atalanta o Frosinone che hanno iniziato i rispettivi progetti, deve esserci qualcosa a smorzare l’entusiasmo.

In questi mesi uno dei tanti progetti che ha attirato l’attenzione era quello dello stadio di proprietà di Inter e Milan, progetto sul quale c’è molto ottimismo e sul quale si aspettano notizie a breve. Ma i tifosi milanesi non hanno fatto in tempo a festeggiare che una tremende notizia ha iniziato a girare: si pensa di abbattere San Siro! Questa è una notizia che non riguarda solo la Milano calcistica, ma l’intero calcio italiano. San Siro è uno dei 4 stadi italiani ad avere il massimo gradimento Uefa e, oltretutto uno dei più importanti, meritandosi il soprannome di “Scala del Calcio”; a sottolineare quanto sia folle e barbare questa idea deve essere detto che San Siro è ufficialmente considerato uno degli stadi più belli del mondo! Per finire che rappresenta il monumento milanese più rappresentativo dopo La Scala, quella vera, e il Duomo. Nonostante la vicenda aperta dalle olimpiadi invernali con il sindaco Sala che ha dichiarato che lo stadio fino alla conclusione di quei giochi non si tocca, una cosa rimane certa, San Siro non deve essere distrutto in quanto parte integrante del nostro calcio e della nostra storia.

Altra nota dolente per il nostro campionato sono le vicende che ruotano intorno ad Atalanta e Torino per le gare europee. Ricordando tutti lo strepitoso percorso europeo dei bergamaschi di qualche anno fa, costretti a giocare fuori casa le partite interne, sfortuna ha voluto che il club si trovi di fronte allo stesso problema per le gare casalinghe di Champions League, per le quali si pensa di aprire addirittura San Siro. Problema, tuttavia, che sembra in via di risoluzione, sconcertante è quanto affermato dal presidente Cairo, sul fatto che la prima partita europea di Torino verrà giocata nello stadio dell’Alessandria. A quanto pare per quella data lo stadio casalingo del Torino sarà ancora in mantenimento a causa dei tanti concerti estivi che ne hanno rovinato il manto erboso; per cui il club granata giocherà la prima virtualmente fuori casa e con un numero, per forza di cosa, ridotto di tifosi.

Per concludere con la situazione delle due romane Lazio e Roma.
Il presidente Lotito fu il primo a meditare l’idea di uno stadio di proprietà nel lontano 2005/06, ma si dovette arrendere a causa del groviglio di leggi, burocrazia e volontà politiche avverse. Groviglio nel quale ora sembra essersi impantanata anche la Roma con riunioni che vanno avanti ormai da anni e che non sembra si risolveranno a breve, a causa anche delle gravi notizie di mala gestione che hanno riguardato il progetto romanista, nel quale la società giallorossa non centra nulla, ci tengo a ricordarlo. Mentre i nostri Club combattono con leggi e politica il divario tra il nostro e gli altri campionati si allarga, basti pensare che l’ Aston Villa, club inglese fresco di promozione in Premier ha speso tranquillamente 25 milioni per un giocatore soffiandolo alla Lazio, o il LAs Palmas, squadra spagnola che non milita nelle zone nobili della liga che arrivò ad offrire 30 milioni per Keità Balde.


C’è bisogno di una reazione immediata che dia una scossa al mondo del calcio e permetta alle nostre squadre di tornare a vincere in Europa. Fino a quel momento dovremo chiederci fino a quando continueranno ad abusare della nostra pazienza?