Dall'approdo sul pianeta Milan di mr. Ivan Gazidis, plenipotenziario eletto dalla famiglia Singer alla guida del club rossonero, uno dei mantra più in voga è stato quello che impone "linea verde e contenimento dei costi".
Da 18 mesi sentiamo ripetere urbi et orbi che deve essere un Milan giovane, capace di conciliare risultati in campo e sostenibilità economica fuori dal campo, attraverso la costruzione di un parco giocatori composto da atleti intorno ai vent'anni e "di grande prospettiva".
Tutto bello, tutto condivisibile, tutto chiaro nelle intenzioni, ma dopo 18 mesi ed uno standard di rendimento non certo invidiabile, è lecito porsi delle domande e cercare di darsi delle risposte.

Partiamo dalla prima, fondamentale questione: il trittico giovani- bilancio- risultati è obiettivamente realizzabile? Il Milan, dopo sette anni fuori dalla Champions League ed un bilancio disastroso anche (e sopratutto) a causa della mancanza dei proventi della massima competizione continentale, ha l'esigenza categorica di centrare le prime quattro posizioni in campionato. E' un obiettivo non più prorogabile, i margini di errore sono ormai esauriti: il Milan nella stagione 2020/21 dovrà centrare la Champions League e nel 2021/22 dovrà tornare a calcare il palcoscenico europeo più prestigioso (senza fare figuracce, possibilmente). Altre ipotesi sono da scartare a priori, tanto sarebbero foriere di conseguenze nefaste. Solo in questo modo si potrà cominciare a lavorare realmente all'assestamento di bilancio, programmando un'uscita graduale dalle grinfie del Fair Play finanziario imposto dall'Uefa.
Ma una squadra "verde" può conseguire questo risultato immediatamente, senza che l'ansia da prestazione - tipica di chi non può più fallire - ne comprometta le buone intenzioni iniziali? Può, o meglio potrebbe, ma è davvero molto difficile.
Costruire una squadra di giovani in grado di giocarsela subito ai massimi livelli, significherebbe costruire una squadra composta da 11 Mbappe o giù di lì, il che è evidentemente impossibile viste le finanze di Via Aldo Rossi. D'altronde, se ci fossero le possibilità economiche, non staremmo neanche qui a parlare di "linea verde", ça va sans dir: la Juve, per dirne una, non ha bisogno di nessuna linea verde. Men che meno il Real Madrid, il Barça o il Liverpool: imporsi di svecchiare la rosa è l'esigenza di chi deve alleggerire il monte ingaggi. L'anagrafe, per chi deve solo pensare a vincere, non conta niente.
Ma fuori dagli Mbappe, che il Milan può ammirare solo in tv, sembra davvero difficile giocarsela anche solo con l'Inter, la Lazio, l'Atalanta ed il Napoli per un semplicissimo quarto posto in campionato: continuare a consumare budget ed aumentare il monte debitorio per acquisire i "giovani di prospettiva" Leao, Saelemaekers, Duarte, Piatek, Paquetà, non ci pare abbia consentito al club di ottenere gli obiettivi minimi prefissati. Né tecnici né economici.
Oltretutto parliamo di "ragazzi" che non sono venuti a Milano a parametro zero, ma pesano sul bilancio della società per centinaia di milioni di euro, a fronte di prestazioni quasi sempre mediocri, come del tutto insufficiente è il risultato finale di questo esperimento generazionale.
Colpa dei giovani atleti? Colpa di chi ha la responsabilità dello scouting? No, o comunque non del tutto. Restiamo convinti, ad esempio, che Paqueta possa essere un buon prospetto, ma inserirlo in un contesto del tutto privo di punti di riferimento certamente non ne facilita la crescita e l'ambientamento. Per farla banale: non sarà Kaka, ma non si è ritrovato neanche Pirlo, Seedorf e Gattuso come compagni di reparto. Stesso discorso per Leao: probabilmente 35 milioni è stata una valutazione esagerata per il suo cartellino, ma se avesse avuto Ibra accanto sin dall'inizio, forse staremmo parlando di cifre differenti rispetto al triste tabellino "21 presenze - 2 gol" di questa stagione. 

Ad oggi, non possiamo che confermare la necessità espressa da Gazidis di contenere i costi, così come l'impossibilità di puntare ai top player del calcio internazionale, che sono del tutto fuori portata e che sarebbero del tutto fuori luogo in questo piccolo Milan (vedi i casi Bonucci-Higuain). Ma ci sembra altrettanto palese l'obbligo di inserire nomi di peso e d'esperienza in un contesto che può anche essere generalmente giovane. Le possibilità ci sono, non è vero che sul mercato non esistano nomi di caratura a prezzi relativamente contenuti: altrimenti non si spiega come faccia la Lazio ad essere in piena corsa per lo scudetto, o l'Atalanta ad essere con merito ai quarti di Champions League: parliamo di club che fatturano e spendono molto meno - ma molto meglio -  del Milan.
Ci sembra altrettanto necessario partire dal presupposto che questi giovani, sui quali si vuole puntare tutto o quasi, abbiano effettivamente una prospettiva. Continuare a sperperare decine di milioni dietro agli Andrè Silva, consiglierebbe forse di seguire piste più immediate e probabilmente non più onerose.