Ad una settimana di distanza dalla pessima esibizione di Firenze, la Juventus è chiamata ad un’altra trasferta impegnativa, questa volta sul campo dell’Udinese. Le dichiarazioni di Pirlo dalla sala stampa del Franchi, nell’immediato post partita, dopo una prestazione vuota, suonavano di rassegnazione. Erano le parole di un uomo deluso che sembrava non avere più nulla da dare alla sua squadra. Erano le parole di un uomo che quasi chiedeva di poter lasciare quel ruolo rivelatosi troppo grande per lui. La dirigenza, o quello che ne rimane, nemmeno in questa occasione ha voluto compiere un passo necessario già da tempo e, nonostante nella giornata di lunedì si siano inseguite voci di un avvicendamento immediato alla guida tecnica della Juventus, Pirlo è ancora seduto su quella panchina diventata, giorno dopo giorno, sempre più scomoda. Sarà lui quindi a guidare, presumibilmente fino a fine stagione, la Juventus lungo quel sentiero che conduce all’accesso in Champions League. Un sentiero che partita dopo partita, tra pareggi, sconfitte e vittorie che però non riescono mai ad innescare una serie utile di successi, inizia a somigliare sempre più ad una dissestata mulattiera. 

La Juventus scende dunque in campo all’ex stadio Friuli nel tardo pomeriggio di domenica, conoscendo già i risultati delle dirette avversarie. Nonostante le vittorie del Milan contro il Benevento e della Lazio, un rocambolesco 4-3 contro il Genoa andato in scena ad ora di pranzo, i pareggi di Napoli e Atalanta, rispettivamente in casa contro il Cagliari e a Reggio Emilia contro il Sassuolo, aprono ad una situazione di classifica che concede ai bianconeri di guardare al prossimo futuro con maggiore ottimismo, a patto naturalmente di uscire dalla trasferta friulana con i tre punti.

Dalla lista dei convocati restano ancora fuori Demiral e Chiesa, alle prese con infortuni che, annunciati di lieve entità, iniziano a sottrarre da troppo tempo due preziose risorse all’allenatore. Pirlo, messe da parte le velleità da sperimentatore dopo l’infelice trovata del 352 fiorentino, si affida al suo ormai solito 442. Szczesny tra i pali, linea difensiva formata da Bonucci e De Ligt al centro e da Danilo e Alex Sandro sugli esterni. In mezzo al campo, Bentancur viene affiancato da McKennie. Cuadrado si riprende l’ala destra, mentre sulla fascia opposta, l'allenatore bianconero concede una nuova possibilità a Bernardeschi. In attacco, non al meglio Morata, che partirà dalla panchina, conferma per Ronaldo e Dybala, la coppia che non fa reparto.

L’Udinese di Gotti, ormai al sicuro per quanto riguarda il discorso salvezza, risponde con il solito 352 in cui De Paul rappresenta il faro della manovra friulana. A centrocampo, assieme all’argentino, ormai pronto per salire di livello, agiranno Arslan e Walace. Le due fasce sono affidate a Molina e Stryger Larsen, mentre il terzetto composto da Becao, Nuytink e Bonifazi forma la linea difensiva a protezione della porta di Scuffet. In avanti Okaka riferimento unico, con Pereyra a svolgere la funzione di raccordo tra centrocampo e attacco.

In un tardo pomeriggio reso umido dalla pioggia caduta nel corso delle ore che hanno preceduto la partita, le due squadre scendono in campo agli ordini dell’arbitro Chiffi. L’onore di vestire il bianconero spetta ovviamente ai padroni di casa. La Juventus si presenta con l'indecifrabile divisa arancione che abbiamo imparato a conoscere nel corso di questa stagione e che, insieme ad essa, finirà molto presto nel dimenticatoio. Sbrigate le solite monotone formalità di rito, l’incontro può finalmente avere inizio. 

Su un campo che non appare in perfette condizioni è l’Udinese ad approcciare meglio la partita. Libera nella testa, la squadra friulana si muove agile per il campo. La Juventus, come spesso accaduto durante l'anno, parte male. La squadra non sembra nemmeno essere scesa sul terreno di gioco. Gli effetti si materializzano subito, dopo appena dieci minuti. De Paul guadagna un calcio di punizione dal vertice destro dell’area di rigore. Il regista di Sky decide che quello è il momento per mandare in onda uno dei tanti, troppi inutili replay. Le immagini tornano in diretta in tutta fretta quando Molina, libero sulla destra, da posizione molto defilata, calcia in diagonale battendo uno Szczesny che nell’occasione non è sembrato esente da responsabilità. Serve un nuovo replay per permettere ai telespettatori di capire quanto appena accaduto. La scena è impietosa. Dopo il fischio di Chiffi, Dybala e McKennie si attardano sul punto di battuta a discutere con l’arbitro, mentre il resto della squadra sembra pensare a tutto tranne che a disporsi per affrontare il calcio di punizione. Addirittura si vede Cuadrado allacciarsi le scarpe al limite dell’area. In questa situazione,  De Paul, svelto di gambe e di pensiero, calcia rapidamente la punizione in favore di Molina, completamente e colpevolmente dimenticato dalla squadra bianconera. Il resto lo fa Szczesny con un intervento non impeccabile. L’intera dinamica del gol appena subito, rappresenta al meglio una squadra assente prima di tutto con la testa. Un’azione di questo genere non si vede facilmente nemmeno sui campetti amatoriali. Sale l’insofferenza per il preoccupante atteggiamento della squadra in una partita così importante, sale anche il fastidio nei confronti della regia televisiva che ormai, tra replay e primi piani, non manda in onda quello che accade in campo ma la partita che si svolge nella testa di chi dirige le riprese.

Passata in vantaggio, l’Udinese arretra il suo baricentro, creando densità nella propria trequarti. Al resto ci pensa la Juventus. Nel pieno rispetto di un copione andato in scena per tutta la stagione, la squadra bianconera non riesce a produrre una trama di gioco differente da quei soliti passaggi lenti e orizzontali alla ricerca di un varco che non si apre. La giornata fin da subito negativa di Cuadrado, decisamente poco ispirato, toglie alla squadra l’unica fonte di gioco e di idee che per tutto il campionato ha alimentato la altrimenti sterile manovra offensiva bianconera. La Juventus va spesso dalle parti del colombiano ma questa volta non trova spunti, accelerazioni e cross ma controlli sbagliati e tentativi di dribbling non riusciti. Dybala arretra sempre più spesso alla ricerca di qualche pallone giocabile, ma finisce per imbottigliarsi in raddoppi di marcatura portati costantemente dai giocatori friulani, fisicamente più strutturati di lui. Ronaldo si muove tra la zona sinistra dell’attacco e una posizione più centrale ma, per tutto il primo tempo non riceve nemmeno un pallone giocabile per tentare di incidere. L’idea di Pirlo di occupare il centro dell’area con gli inserimenti da dietro di McKennie, viene frustrata da un ritmo di gioco troppo basso, da passaggi imprecisi e controlli avventurosi che non permettono alla Juventus di imbastire trame offensive efficaci. Con l’americano che si sgancia in avanti, Bentancur rimane molto presto a combattere da solo a centrocampo. 

Subentra la confusione, la squadra perde le posizioni. Cuadrado si ritrova a sinistra, Bernardeschi si muove in mezzo al campo. Diventa un’impresa anche battere decentemente una punizione o un calcio d’angolo. L’unica inquadratura della panchina bianconera offerta dalla regia nel corso del primo tempo, regala l’immagine di un uomo in difficoltà. Pirlo non sembra avere la forza di trasmettere qualcosa alla squadra, la sensazione netta è che vorrebbe essere altrove e dimenticare questa prima stagione da allenatore, cominciata con tanto entusiasmo ma rivelatasi ben presto un incubo. La regia di Sky non nega un primo piano a nessuno e offre ai telespettatori un’immagine della dirigenza bianconera in tribuna. Paratici, come sempre, è impegnato con il telefonino.

La prima palla gol per la Juventus arriva a ridosso della mezz'ora, con un calcio d’angolo finalmente battuto da Cuadrado verso l’area e deviato di testa in tuffo da McKennie dal limite dell’area di porta. Il pallone sfiora il palo alla destra di Scuffet e si spegne contro i cartelloni pubblicitari. La Juventus prosegue la sua brutta partita affidandosi alle iniziative dei singoli. Iniziative che non producono altro che un tiro morbido di destro da parte di Dybala facilmente controllato da Scuffet e un’azione personale insistita di De Ligt all’interno dell’area friulana. Troppo poco, troppo facile per l’Udinese contenere gli attacchi della Juventus. Non si vedono spiragli in quello che si avvia a diventare il primo tempo peggiore di questa stagione. Una classifica che i tifosi bianconeri si vedono costretti ad aggiornare ormai ad ogni partita.

La squadra di Gotti, dopo il gol di Molina, si rivede in avanti solo con Okaka che ingaggia un duello personale con Bonucci, al quale rifila vigorose “bracciate” facendola sempre franca. I padroni di casa puntano a spezzare spesso il gioco, aiutati nell’intento da un arbitro portato a fischiare molto, forse troppo. La partita si interrompe sempre più di frequente, al punto che dalla panchina bianconera si leva nitido il grido “Siamo sempre fermi”.

Nonostante le varie interruzioni, si conclude senza recupero il brutto primo tempo. Sulle solite chat di whatsapp domina ormai sconforto e rassegnazione per una partita senza tiri in porta che va anche oltre le peggiori aspettative. “Quando finirà questa agonia?” è la domanda che più spesso interviene nelle varie conversazioni e dalla quale traspare nitidamente tutta la frustrazione nel vedere da quasi un anno la squadra avvolgersi continuamente su se stessa, in una spirale negativa dalla quale non si intravede una via d’uscita.

Il secondo tempo, senza novità di formazione, riparte se possibile anche peggio rispetto a come si era concluso il primo. La testa dei giocatori della Juventus non è sintonizzata sull’importanza che riveste questa partita. Passaggi fuori misura e un paio di maldestri tentativi di impostazione dal basso angosciano ulteriormente il già sconfortato tifoso bianconero davanti alla tv. La Juventus non produce nulla. La cosa peggiore è che non si vede come possa arrivare anche solo a concludere a rete. Servirebbero due gol ma in campo la squadra di Pirlo sta ancora cercando di organizzarsi per portare il primo vero tiro verso la porta di Scuffet. Cuadrado prosegue nella sua giornata negativa, evidente fin dai primi tocchi di palla. Dybala continua a girare a vuoto, sbattendo continuamente contro il muro di avversari che si forma costantemente attorno a lui quando entra il possesso di palla. L’Udinese ha gioco facile nel contenere la Juventus. Mostra una evidente superiorità fisica che si evidenzia nell’alto numero di contrasti vinti. Sta bene in campo la squadra di Gotti. Si chiude e quando è in possesso di palla si affida a De Paul, sempre puntuale nel portare il pallone lontano dalle zone pericolose. In avanti, Okaka continua la sua battaglia personale con i difensori della Juventus. Quasi una partita a parte quella tra il grosso centravanti e i due centrali bianconeri altrimenti  poco coinvolti.

Pirlo tenta di cambiare il corso degli eventi con la prima sostituzione. Kulusevski prende il posto di Bernardeschi, autore di una prova totalmente anonima culminata con una goffa caduta sul pallone. Giocatore che, dopo il primo anno, ha smesso di progredire, perdendosi dentro un percorso che lo ha portato ad un’involuzione che sembra oramai irreversibile. Manca un anno alla scadenza del suo contratto ma, per il bene di tutti, è il caso di separarsi al termine del campionato, permettendo a questo ragazzo di ricostruire la sua carriera altrove e alla Juventus di recuperare risorse da investire in elementi più funzionali al nuovo corso che partirà in estate. L’ingresso di Kulusevski anima un minimo la fascia sinistra. Da quella parte, in seguito a pregevoli combinazioni con lo svedese appena entrato, Alex Sandro arriva due volte pericolosamente sul fondo senza però trovare la palla giusta per armare gli attaccanti bianconeri.

Pirlo interviene nuovamente pochi minuti più tardi. Toglie Dybala, male anche lui, e al suo posto lancia in campo Morata. L’idea delle tre punte rimane ancora una volta chiusa in un cassetto. Forse era arrivato il momento di osare qualcosa di differente, in una partita da vincere ma che scivola via velocemente senza che la Juventus riesca a porre rimedio a quella sensazione di impotenza che si percepisce chiaramente anche davanti alla tv. E’ l’Udinese ad andare vicino al raddoppio con un destro a giro di Stryger Larsen che passa non troppo lontano dal palo alla sinistra di Szczesny.

Inizia a piovere. Il secondo tempo scorre via inesorabile. Il cronometro, velocissimo e implacabile, avvicina minacciosamente la conclusione della partita e la Juventus sta ancora cercando di organizzarsi per portare un’azione d’attacco credibile. Tiri verso la porta di Scuffet, fin lì leggermente disturbato soltanto da un sinistro rasoterra di Ronaldo, non ne arrivano. L’Udinese chiude bene gli spazi, agevolata anche dall’arbitro Chiffi che fischia ad ogni contatto, spezzando continuamente il gioco e consentendo ai padroni di casa di perdere qualche secondo di troppo attardandosi a terra oltre le reali necessità. 

La pioggia aumenta di intensità. Servirebbe un episodio, una giocata completamente slegata dalla partita che possa cambiare l’inerzia di una sfida che sta giungendo troppo velocemente all’epilogo peggiore. Una nuova inquadratura della dirigenza in tribuna regala un Nedved molto teso e un Paratici ancora impegnato con il telefonino.

L’episodio invocato si presenta quando ormai tutto sembra perduto, a meno di dieci minuti dal termine. Cuadrado si procura una punizione dal limite dell’area per un fallo subìto da parte di Stryger Larsen. Un fallo apparso abbastanza evidente, nonostante le inopportune dichiarazioni, nel post partita, del Direttore dei friulani Marino su un presunto condizionamento arbitrale operato da Paratici, sceso negli spogliatoi durante l’intervallo. Il fallo fischiato da Chiffi è abbondantemente in linea con il metro di valutazione tenuto dall’arbitro per tutto l’incontro, grazie al quale i giocatori dell’Udinese hanno potuto continuamente spezzare il gioco una volta passati in vantaggio. Il punto di battuta è abbastanza centrale. La posizione sembra forse più adatta ad un mancino. Dybala però è già uscito. Tocca quindi a Ronaldo. Rassegnato all’ennesima conclusione contro la barriera, il tifoso bianconero davanti alla tv, segue lo svolgersi degli eventi senza particolari speranze. Questa volta invece il pallone sembra partire bene dal piede del portoghese. La palla non supera la barriera per l’intervento con il braccio largo da parte di De Paul, l’uomo più esterno del muro. Chiffi fischia immediatamente il calcio di rigore. Il replay frontale toglie ogni eventuale dubbio circa la bontà della decisione del direttore di gara. Ronaldo posiziona sul dischetto, con apparente tranquillità, un pallone in quel momento pesantissimo. La solita rincorsa, l’esecuzione sicura incrociando con il destro. Scuffet quasi nemmeno si muove. La Juventus pareggia. Il portoghese si affretta a riprendere il pallone da dentro la porta avversaria per riportarlo immediatamente a centrocampo. Il tifoso davanti alla tv coglie il segnale che la squadra pensa di poter vincere.

Pirlo gioca le ultime carte a disposizione nel tentativo di prendersi i tre punti. Esce Cuadrado, sostituito dal giovane Felix Correia. Il nuovo entrato va a sistemarsi a sinistra con conseguente spostamento di Kulusevski sulla fascia destra. Entra anche Rabiot al posto di McKennie, giocatore dinamico ma ancora disordinato che non sembra per il momento a suo agio in un centrocampo a due. I continui sganciamenti in avanti dell’americano, hanno, per tutta la partita, lasciato Bentancur da solo contro il centrocampo avversario. L’uruguaiano, nonostante qualche errore in fase di costruzione, ha offerto comunque un contributo importante in termini di palloni recuperati e contrasti vinti. Con l’ingresso di Rabiot, Pirlo, seppure in maniera tardiva, in qualche modo riequilibra anche lo svantaggio fisico accusato dalla sua squadra per l’intero incontro.

Sembra però ormai tardi. Il novantesimo si affaccia minaccioso sull’uscio della partita. Rabiot all’altezza del centrocampo si divincola di forza da un contrasto e apre la sua ampia falcata lungo la fascia sinistra. Lascia partire un cross che attraversa l’area e spiove sul secondo palo, dove Ronaldo di testa anticipa Becao e batte Scuffet. La Juventus trova nei minuti finali un vantaggio quasi insperato. L’esultanza di Ronaldo questa volta non è il solito salto preparato a tavolino più per sponsor e followers che per sincera gioia. Questa volta apre le braccia verso i compagni in una corsa liberatoria. Gli altri dieci giocatori in campo corrono tutti verso di lui. La panchina guidata da Pinsoglio si rovescia festante sul prato dello stadio friulano. A quell'abbraccio, sotto i seggiolini vuoti di quella che in in tempi normali sarebbe la parte di stadio popolata di tifosi juventini, si unisce anche Pirlo, che sfoga con una corsa verso un momento di gioia collettivo la tensione accumulata durante la partita.

Mancano da giocare i cinque minuti di recupero, trovati da Chiffi chissà dove e prolungati poi di ulteriori trenta secondi. Il tempo adesso scorre lento ma in quei minuti non accade nulla di rilevante. E’ più il timore di una beffa sempre dietro l’angolo che veri e propri pericoli portati dall'Udinese a tenere in stato di agitazione il tifoso bianconero davanti alla tv. Il fischio finale dell'arbitro arriva come una liberazione. La Juventus si prende tre punti fondamentali che ad un certo punto sembravano sfumati in maniera irrimediabile. Al termine di una prestazione decisamente non positiva, la squadra bianconera ottiene il risultato necessario per proseguire il cammino verso l'obiettivo finale, guardando con maggiore ottimismo al traguardo da raggiungere. Domenica sera a Torino contro il Milan, la Juventus affronterà uno scontro diretto che potrebbe rivelarsi decisivo.