Commenterò un match calcistico dopo aver assistito a soli 41' di gioco. Al momento di spegnere il televisore il risultato era sul pari ed ero certo chel'Italia avrebbe perso. Per fortuna tutto è finito solo con un brutto e vergognosetto pari.
Spalletti ha voluto a tutti i costi la panchina azzurra e il ruolo di c.t. (anzi cittì, la parola magica di ogni cronista RAI quando nomina il tecnico azzurro di turno con l'enfasi e la reverenza di chi nominerebbe il profeta Ezechiele). Ci sta, perché è un ruolo che corona un'intera carriera. Quel ruolo, tuttavia somiglia a una bicicletta: quando è tua, ti tocca pedalare. E Spalletti è atteso dallo Stelvio.
Per capire quanto sia stato negativo il pareggio di ieri, basterà notare che l'Inghilterra aveva da poco mazzolato con 7 gol questa Macedonia del Nord. Si tratta di un paese che prende solo il nome dal regno antico di Filippo II e Alessandro il Grande, ma che di quell'epoca, forse, ha solo la componente etnica albanese (allora detta illirica, concentrata soprattutto intorno al lago di Ohrid). Nel corso dei secoli questa terra è stata colonizzata dai Bulgari ed è, comunque, un crogiuolo di minoranze. La macedonia di frutta prende il nome proprio dalla varietà etnica di questa terra. Come Stato indipendente, è nato dalla disgregazione della Jugoslavia e ha affrontato l'ostilità della Grecia, che rivendica il nome di Macedonia per la regione di Salonicco. Nei primi anni, questo paese si chiamava Repubblica di Skopije.
La Macedonia del Nord sembra diventata una sorta di nemesi per l'italica nazionale. E' allenata da tale Milevski, un ex-mestierante anonimo del calcio slavo, che però risulta aver transitato nella Stella Rossa del 1991. Ricordate il dream team che strappò la Coppa dei Campioni al Marsiglia del discusso Tapie? I marsigliesi avevano eliminato il Milan fra i fari che si spegnevano e la vittoria dei belgradesi mi fece godere come un facocero.
Ieri Milevski ha schierato una difesa a 5 in una squadra molto corta che evitava di pressare alto per non allungarsi. Pressava invece con ferocia a centrocampo per imprigionare gli azzurri in una palude fastidiosa. L'arma a sorpresa su cui contava Milevski erano gli esterni arretrati che completavano la difesa a 5, Musliu e Alioski, i quali abbandonavano la loro posizione all'improvviso per piombare come falchi su Di Lorenzo, Di Marco e chiunque fosse a centrocampo per impostare la manovra sulle fasce. Gli azzurri dimostravano di soffrire parecchio questo modo dinamico e inatteso di difendere a 5, perché qualche volta dovevano arretrare e altre volte perdevano la palla. Poco prima del 20°, Alioski mandava in confusione Di Lorenzo e si involava sulla mancina crossando per Aliu, in arrivo dalla parte opposta. Per fortuna si trattava di... Aliu e non uno più bravo! Il macedone la metteva al lato come uno che ha il cranio quadrato.
Spalletti provava ad aggirare questa muraglia con triangolazioni rapide, fino a che qualcuno scodellava la palla alta e verticale per un incursore sul filo del fuorigioco. Ne scaturiva qualche occasione sporca per Di Marco, Cristante e Immbile, ma soprattutto una linda per Tonali, lanciato bene da Barella. Dopo una progressione alla Shackner, prendeva di sorpresa l'estremo difensore macedone sul primo palo. Il legno interno, tuttavia, era beffardo rifiutava l'ingresso in porta alla sfera.
Per inciso, Tonali è di fatto un mediano che, se vuole, può giocare mezza ala, mezza punta, rifinitore, incursore, ma anche punta quien sabe?. Forse il Milan ha fatto bene a convertirlo in un corposo assegno circolare, ma tecnicamente il Newcastle ci ha visto giusto, piaccia o no a coloro per il quale la società ha sempre ragione.
Al 41° spengo il televisore con la sensazione che l'Italia possa anche passare, ma che le costerà parecchie energie e che tale spreco, alla fine, le risulterà fatale. E ciò non tanto sul piano della resistenza, visto che i macedoni sono corti e riducono l'area di gioco, ma su quello nervoso e delle accelerazioni necessarie per prendere il tempo ai modesti, però onesti, macedoni. Del resto, il Napoli di Spalletti praticava il calcio più efficace d'Italia, ma non il più efficiente, per il grande spreco di energie psico-fisiche nell'accelerare i movimenti.
Il resto lo apprendo dai resoconti altrui e dagli highlight: l'Italia ha la sorte di passare in vantaggio al pronti-via del secondo tempo, ma col trascorrere dei minuti e, nel finale, va un po' in debito di ossigeno. I Macedoni si procurano una punizione dal vertice destro dell'area azzurra (destro se visto dalla prospettiva di Donnarumma). Come consuetudine, la concentrazione di Donnarumma si azzera in certe situazioni e con essa la sua reattività. Il tempo per preparare il tiro piazzato macedone non aiuta a evitare il black-out, e l'estremo difensore azzurro si fa cogliere a metà strada fra il palo dietro la barriera e quello opposto, dalle cui parti si insacca il tiro. La sua reattività, peraltro, si rivela quella di un Homo Naledi fossilizzato dal tempo nel suo sepolcreto africano.
L'esito di 1-1 (reti di Immbobile e Bardhi) chiude il match e usciamo anche fra i rimproveri di Milewski, che ci accusa di non aver restituito una palla buttata fuori dai suoi per consentire di soccorrere un infortunato. Il risultato gli era stato favorevole, per cui Milewski poteva risparmiarsi la lezione di fair-play della mutua.
Considerando che l'autore del gol è stato l'usato sempre sicuro Immobile, un buon giocatore e niente più, verrebbe da dire che Spalletti farà fatica a mettere in campo una nazionale che, senza Kvaratskhelia oppure Osimhen, faticherà a imporsi come piaceva a lui. Come scritto su, la bicicletta per la promozione l'ha voluta e, visto che non è neppure elettrica, pedali! Il fugone di Mancini non è stato un caso.
Il mondo rossonero si lamenta della mancanza di rossoneri in nazionale, ma uno c'era ed era Tonali. Mancini lo aveva snobbato, in fondo, forse perché era milanista? Ora Tonali è diventato titolare, forse perché è cambiato il tecnico? Ma forse perché non è più milanista. Questioni di lana caprina, in quanto meno uomini si danno alle nazionali e meno c'è il rischio di infortuni.
A ben pensarci, tuttavia, ci si chiede quali Italiani avrebbe dovuto dare il Milan alla nazionale. L'unico titolare bianco rosso e verde del Diavolo è Calabria, che vale la metà di Kalulu, ma è sempre lì, perché è uno dei bravi di Pioli. Di Lorenzo, tanto per capirci, se lo mangia. Pobega, potenzialmente, potrebbe essere un incursore valido in azzurro, ma sta ancora affrontanto il percorso di apprendimento. Visto che Pioli è l'esaminatore, dubitiamo che superi mai l'esame.
In certe sette c'è un Gran Maestro e, se non si è nella ristretta cerchia degli iniziati, si fa solo contorno. Non voglio pensare che sia il caso del Milan, ma certi percorsi di inserimento cominciano a stufare e a non avere giustificazione.
Intanto, l'Italia è attesa dall'Ucraina. Un in bocca al lupo per il riscatto.
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