Proviamo per un attimo a scattare un’istantanea ai titolari e le riserve del Milan della stagione in corso.

Proviamo altresì ad immedesimarci in loro, ad immaginare come e cosa svolgono in una seduta di allenamento, come reagiscono alle notizie su di loro e sulla società, come entrano in campo.

Non è così impossibile e da questo sforzo di mettersi nei panni altrui possono emergere molte risposte al perché questa è una squadra destinata a barcamenarsi, salvo boati a gennaio, tra la parte destra e quella sinistra della classifica.

I giocatori sono mediamente scarsi rispetto ai loro rivali di almeno sei o sette squadra in Italia: lo sanno, lo hanno vissuto di persona più volte e i casi sono sempre e solo due: o entri in campo sfidando sfacciatamente chi ti è superiore o cincischi sperando di arrivare al 95 mo con poche ossa rotte. Il tutto condito da una salva di giustissimi fischi al primo passaggio sbagliato (mi spiace ragazzi ma ve lo siete cercato col lanternino!).

Tra questi giocatori che abbiamo appurato, mediamente mediocri, vi sono profili che non hanno la più pallida idea se a gennaio o giugno indosseranno ancora questa maglia, semplicemente perché a nessuno viene illustrato un piano sportivo che non esiste : sia che ti chiami Krunic, sia Romagnoli non hai idea del tuo futuro, nel primo caso sei stato snobbato completamente, nel secondo sei nella cerchia di Raiola che vuol dire antenne dritte verso lidi più rassicuranti: prendiamo la mediocrità generale, mescoliamola con una buona dose d’incertezza ed avremo servito uno dei principali motivi per cui questa squadra non tira fuori gli attributi! Chi glielo fa fare?

Passiamo agli inevitabili pensieri che adombrano i giocatori, già fiaccati da doti tecniche di second’ordine ed incertezza costante sul futuro, anche se in campo costringono la tifoseria ad essere blasfema: non sono esattamente degli stupidi. Percepiscono un lauto ed (immagino) puntuale cachet ogni mese, ma vedono ogni tanto solo degli emissari: per loro, come per noi, per la stampa , la proprietà non esiste e questo è un altro aspetto che fa una grande differenza. Pur nella loro invadenza e nel loro carattere insopportabile Lotito, Agnelli, De Laurentis sono preoccupati in primis di far percepire con assiduità la loro figura  a squadra e tecnico semplicemente perché sanno che questo è un ineguagliabile valore aggiunto: uno sprone per chi si sta grattando, una rassicurazione per chi sta rendendo in linea con le aspettative!

I giocatori del Milan sanno che la società per cui lavorano è di proprietà di un’entita’ trascendente, che nessuno ha mai visto, con cui non si sono mai scambiati pareri tecnici, personali, confidenze, preoccupazioni!
Tutto è precario: loro, la dirigenza, la proprietà evanescente che, leggono , è un transito verso una presunta proprietà vera!

Vogliamo mettere poi il valzer dei tecnici? Prima Gattuso che dice loro di non prenderle, poi Gattuso via perché non capiva una mazza e dentro Giampaolo che, invece è un maestro di calcio con cui si arriva diritti in zona retrocessione senza aver capito una cippa di ciò che voleva, ma, niente paura, la dirigenza ha l’asso nella manica e spiattella Pioli che, come biglietto da visita ripropone Biglia in regia e Suso ala destra! Cosa volete che capisca una cosa che già di suo è un’armata Brancaleone male assortita, un Frankenstein rabberciato da anni di sessioni di mercato fallimentari?

Se poi aggiungiamo Castillejo che, dopo la solita partita impalpabile con una Spal candidata alla B, battuta solo da una punizione di Suso sulla sua mattonella, dichiara che siamo diretti sparati verso la Champions, il quadro dovrebbe essere completo.