Lunedì scorso il giornalista Sigfrido Ranucci, conduttore del programma "Report", ha lanciato un servizio relativo ad una nuova inchiesta seguita dalla ormai nota e seguitissima trasmissione RAI, in cui il presidente della Juventus Andrea Agnelli è stato tirato in ballo in prima persona per presunti atti illeciti.

Questi riguarderebbero, oltre al famoso "bagarinaggio" con la vendita in blocco di biglietti distribuiti dalla criminalità organizzata per occupare i settori dell'Allianz Stadium di Torino, anche un episodio riferito al 2015, in cui, in occasione di un derby contro il Toro, i tifosi bianconeri esposero uno striscione inneggiante la strage di Superga. Un atto vile che,sempre secondo le recenti inchieste giornalistiche, sarebbe stato commissionato dagli alti vertici bianconeri.

Ora, lungi dal trarre conclusioni sentenziose lontane dal mio stile, una breve considerazione va fatta.
Innanzitutto mi pongo una domanda: "Come mai Andrea Agnelli, durante l'assemblea dei soci della Juventus di giovedì si è scaldato così tanto alla domanda sull'inchiesta Report? Se fossero davvero semplici illazioni, come mi auguro siano per il bene del nostro calcio, che certo non ci farebbe una bella figura se tutto ciò fosse vero, dicevo, se in fin dei conti fosse tutta una montatura non sarebbe bastato un comportamento pacato in merito, magari con una secca risposta da "stile Juve"? 
L'atteggiamento tenuto da Agnelli mi porta a pensare invece che, in definitiva, il Ranucci non abbia tutti i torti. Forse qualcosa di occulto nella vicenda c'è eccome. Forse il numero uno bianconero avrà pensato al famoso detto: "La paura fa' 90!" E allora non ha saputo trattenere i suoi impulsi, alimentando così nuovi dubbi.

Ranucci è stato chiaro: l'inchiesta andrà avanti. E visti i precedenti della trasmissione, che in tanti anni ha smascherato illeciti a destra e a manca, fossi nel mondo Juve non dormirei sonni tranquilli.