Il calcio è tornato. E finalmente si può parlare di cose da calcio e di calcio. E la Premier, il campionato più bello del mondo, farà discutere per il caso straordinario, eccezionale, forse mai successo.
A pochi minuti dalla fine del primo tempo tra Aston Villa-Sheffield Utd  a causa probabilmente della combinazione, presa del portiere, traiettoria della palla, la goal-line Technology non ha visto il gol. Ha fallito in modo clamoroso. E l'arbitro ha evidenziato in campo che il suo orologio non ha segnato il gol. Il gol non visto dalla tecnologia. Un gol negato. La macchina ha sbagliato e l'uomo che si è fidato della macchina ha sbagliato a sua volta e sopratutto è rimasto impotente perchè si sarebbe probabilmente dovuti andare fuori protocollo per sanare una situazione non contemplata in quasi dieci anni di utilizzo di questa tecnologia nel calcio che conta.
Un caso enorme che solleverà delle riflessioni.
No. Indietro non si deve tornare, la tecnologia in campo serve.
Ma è evidente che è veramente incomprensibile, assurdo, affidarsi alla tecnologia per risolvere gli errori umani e commetterne uno che rischia di distruggere la fiducia verso la macchina. Serve probabilmente complementarità tra uomo e macchina, anche perchè quando hai decine di telecamere che in tempo reale ti consentono di sapere che l'errore è stato compiuto è un non senso non riconoscerlo e sanarlo in tempo reale. Gli errori fanno parte del calcio, un calcio senza errori, non sarebbe calcio. Fa parte della storia del calcio. Ma se c'era una certezza questa era il goal non goal. La certezza del suo non errore. Nulla è assoluto, ci sono situazioni straordinarie che probabilmente sfuggono anche alle macchine e questo è il bello anche dell'essere umani, perchè non tutto è controllabile, governabile ed il calcio, paradossalmente, ha dato una lezione di vita con questo caso del gol non visto, importante e che lascerà il segno nel tempo.