Tra i molteplici sfottò prodotti da tifoserie avversarie all'indirizzo del Napoli, uno riaffiora alla mia memoria: è un tabellino di una sconfitta con scarto minimo degli azzurri, manipolato aggiungendo tra le reti partenopee quelle firmate al 92' da S. Gennaro ed al 93' da "urlo del S. Paolo". Simpatico allora come oggi.

Eppure c'è qualcosa di veritiero. Il recente cammino del Napoli recita più di un aiutino di S.Gennaro.
In qualche modo, insomma, gli sforzi e la costanza nel proporre gioco di un Napoli che più della passata stagione meriterebbe un titolo (l'unico a cui hanno scelto di puntare, se mi è concessa una frecciatina) vengono premiati nonostante il calo di forma. Ora come ora, gli uomini con la scritta Lete in petto possono trovare nuova linfa, nuove energie mentali per un finale di campionato che vede una Juventus dinanzi alla necessità di fronteggiare una pressione a cui forse non è più abituata ed impensabile fino a poco fa.

Ecco a voi infatti gli interventi di S. Gennaro. 
Autorete di Rogerio a 10' dalla fine per pareggiare il vantaggio neroverde di Politano.
Milik in zona Cesarini (o zona S.Gennaro, come vi pare) per trafiggere un supereroico Sorrentino e Diawara ancor più in zona... quella zona, per portare a casa 3 punti al triplice fischio (giocatori impazziti di gioia al punto tale da dimenticare di festeggiare il marcatore che esulta paradossalmente in solitudine e si getta a terra per l'emozione).
Nuovo urlo di Milik in zona Cesarini alla scala del calcio... strozzato da un intervento prodigioso ai limiti del concepibile di Donnarumma, altrimenti oggi la classifica reciterebbe: Napoli, +2.
Evidentemente anche lassù si distraggono ogni tanto... ma si riprende con una chilena del pitagorico Simy (tutto ciò ha francamente dell'incredibile...) con il Napoli in concomitante depressione da momentaneo passivo alla Dacia Arena. Ed ecco, al diffondersi della novella, ecco l'intervento di "urlo del S.Paolo" (eccolo lì, anch'esso) e match con l'Udinese ribaltato, nonchè campionato nuovamente ed ancor più in discussione. Per concludere (?), oggi maestosa capocciata di un clamorosamente insensibile Koulibaly che, in siderale anticipo su Benatia, salta sovrastandolo e si prende la scena nel cuore dell'area e dei suoi tifosi, ammutolendo l'Allianz Stadium. O meglio, lo Juventus Stadium. La rimanente fettina partenopea è tutto, fuorché silente. 

Oggi Allegri non ha voluto far giocare la Juventus. Altre volte la scelta ha pagato. Io stesso ero mestamente (una parte di me ingenuamente sperava in un match decisamente più spettacolare) convinto che avrebbe optato per tale gestione della gara e che avrebbe pagato. E ha pagato sì. Ha pagato dazio, per la prima volta tra le mura amiche della Mole.
Conseguentemente, per il livornese aleggia ora lo spettro a tinte rossonere di uno scudetto evaporato (mi si conceda, in qualità di milanista... gettato alle ortiche, Muntari o non Muntari) tra un pareggio in esterna al Dall'Ara ed un tonfo interno per mano (piede) dell'allor viola Jovetić alla ricerca di punti salvezza.
Curiosamente, allora fu l'Inter (di Stramaccioni) a spegnere in via definitiva le speranze del Milan con un 4-2 maturato con le firme di Milito (tripletta) e Maicon (eurogol) che seppellirono le velleità della doppietta di un Ibrahimović mai domo.

Dunque, la Vecchia Signora, reduce da due delusioni consecutive una più cocente dell'altra, vive ora la morsa della pressione. Quella pressione di cui Sarri si è lamentato per mesi rifacendosi alle scuse più ridicolmente disparate nonché in lapalissiana contraddizione le une con le altre, anche a distanza di soli 7 giorni.
La Juventus è costretta a vincere nella prossima giornata di campionato, che la vedrà fronteggiare un'avversaria tornata ostica e che ha sempre vissuto al 100% il derby d'Italia. Certamente lo farà anche quest'anno, sospinta dalla necessità di tenere il passo Champions apparentemente inarrestabile di lupi ed aquile di Roma. Quest'anno, a differenza di quanto successe anni fa nel caso del Milan, l'Inter non può sancire nulla di definitivo.

Tuttavia, è pur vero che, a patto di clamorosi finali in stile 5 maggio (sempre di Inter si parla...), sarà la Scala del Calcio ad indicare il nome del probabile portatore del tricolore. Appuntamento a Milano, allora. Il finale di stagione si prospetta finalmente, dopo anni, da batticuore. 

Che vinca il mi...lan, prima o poi. Perché di questa mediocrità, non se ne può più.