Lunedì mattina, mezza Italia (quella che legge o perlomeno segue i quotidiani sportivi) si è svegliata con l’amaro in bocca, un amaro davvero difficile da digerire e che si poteva assolutamente evitare. Nel pomeriggio della precedente domenica infatti, dopo un incidente aereo in quel di Los Angeles, è venuto a mancare Kobe Bryant, famosissimo ex cestista della NBA. Ovviamente la notizia in pochi minuti ha iniziato a fare il giro del mondo, confermando quello che all’inizio alcuni avevano preso come uno scherzo (pessimo).
Un altro fattaccio però, che è riuscito a passare in secondo piano solo “grazie” a una vera e propria tragedia, si è consumato il giorno successivo all’incidente, il lunedì mattina per l’appunto.

Nessun rispetto
Nessun rispetto. Mentre i maggiori quotidiani sportivi di tutta Europa se ne uscivano con titoli e speciali volti a ricordare uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi (quando ancora in carriera Kobe Bryant aveva frantumato record su record, con alcuni che ancora gli appartengono), il “Corriere dello Sport”, “Tuttosport” e “La Gazzetta dello Sport”, ovvero quelli che numeri alla mano sono i quotidiani più venduti e letti nel nostro paese, se ne sono usciti con “appena qualche trafiletto”.
L’Italia, o perlomeno il mondo dello sport italiano, non ha portato nessun rispetto. E questa è una vera e propria vergogna. Ovviamente sono bastate poche ore per scatenare l’indignazione di una marea di persone, grandi sportivi compresi, come il caso di Marco Belinelli: sui suoi canali social, il cestista in forza ai /// non si è tenuto lontano dall’esprimere tutta la sua indignazioni verso quei quotidiani che piuttosto che dedicare il numero di lunedì 27 gennaio a una leggenda dello sport, hanno preferito parlare di altro. Come se un goal, una doppietta, o una grande prestazione di un qualsiasi giocatore, possa essere più importante di una morte, di quella che dovrebbe essere solamente una giornata di lutto. Perchè Kobe Bryant è stato colui che ha ispirato gran parte dei campioni di qualsiasi tipologia di sport. Ma questa è un’altra storia.

Rigirare il dito nella piaga
All’indignazione che tutti hanno proclamato sui social, ha “avuto il coraggio di rispondere” Roberto Maida, con un tweet che ha fatto molto discutere. Il /////, ha infatti postato sui social la seguente frase: “Io nemmeno ero in redazione ieri (ndr, per via del derby in scena allo stadio Olimpico). Se dobbiamo fare una graduatoria di notizie, la tragedia di ieri non meritava di cancellare una prima pagina alle 20.30”. La domanda, alla luce di questo tweet, nasce ora spontanea: e se a morire fosse stato un ex calciatore? Quella sarebbe stata una “morte meritevole” di cancellare una prima pagina?
Ma non finisce qui, perché i “pezzi da novanta” del giornalismo sportivo italiano, non contenti di aver totalmente ignorato l’accaduto di domenica sera, preferendo di parlare d’altro nei quotidiani del lunedì, se ne sono usciti con una prima pagina dedicata all’ex cestista dei Los Angeles Lakers, nell’edizione del martedì. Come a voler dire “ok, abbiamo parlato delle cose serie, ora possiamo dedicarci alle questioni marginali”.
La stessa cosa ha scelto di fare il settimanale “sportweek”, venduto in surplus alla Gazzetta dello Sport del sabato. Nel numero di questo weekend infatti, è stato scelto di dedicare la copertina alla conduttrice Tv Diletta Leotta, invece di “dedicarlo” al defunto Kobe Bryant. Insomma, mentre quotidiani come “L’Equipe”, “Marca” e “Mundo Deportivo” hanno scelto di rendere omaggio a quella che è stata una vera e propria leggenda, i “nostri” hanno scelto di rimanere in silenzio.

Un silenzio che però ha fatto davvero rumore.