Razzismo, parola terribile che racchiude una delle piaghe sociali più gravi di questo mondo. 
La parola razzismo per definizione dice "qualsiasi discriminazione esacerbata a danno di individui e categorie". ​​​​​​
Ora, la definizione in sé non fa distinzioni su chi viene offeso o da chi, quindi perché le facciamocene noi queste distinzioni? 

Nel mondo dello sport e più precisamente nel calcio italiano, sono state introdotte norme e regole per cercare di contrastare questo fenomeno sempre più diffuso anche nei campi di calcio, punendo società e tifosi che si rendono colpevoli di gesti e cori razzisti, ma non dappertutto è così. 
Se, ad esempio, domenica vado a allo stadio e mi metto ad urlare "lago di Garda esondato e annega tutti i veronesi" non succederebbe nulla di particolare, ma se urlassi "Vesuvio lavali col fuoco" allora mi chiudono la curva, perché? Se un buu razzista viene rivolto a Balotelli o Boateng succede un disastro e si chiudono sempre le curve, ma se un buu è ai danni di Asamoah nessuno lo sente, perché? Forse perché lo Stadium essendo un impianto nuovo ha un acustica migliore?

Non succede niente nemmeno se a Firenze espongono striscioni a sbeffeggiare le vittime dell'Heysel o se a Roma si spera in una Superga bianconera, niente, e se la Juve gioca a Napoli e si adottano misure straordinarie anti aggressione e giocatori dirigenti vengono offesi e minacciati di morte per la loro fede e appartenenza calcistica? Niente pure qua. 

In uno stato si dovrebbe assistere a cori e vedere striscioni festanti e passionali nei confronti della propria squadra e non di offese per nessuno. Ripeto la definizione di razzismo non fa distinzioni tra città di provenienza, fede religiosa, appartenenza ad una squadra orientamento politico sociale o sessuale, perché lo dobbiamo fare noi nelle nostre regole? 

Persone, città, squadre siamo tutti uguali no?