Il  Milan è un fatto culturale, un fenomeno estetico.
Il Milan eccede la Materia. E' celeste!
L'eccedenza soltanto è il Grande Spettacolo!
(Carmelo Bene, grande drammaturgo e grande tifoso milanista)

Se ci assegnassero il compito di definire l’anno 1955 attraverso alcuni tra i più importanti eventi sociali, di costume e sportivi che lo caratterizzarono, confessiamo che ci troveremmo davanti ad un compito non facile. Perché, pur non essendo giovanissimi –ahinoi – non siamo così vecchi da poter fornire una testimonianza diretta degli avvenimenti di quell’anno.
Ci viene in soccorso la nostra passione per la Storia – con la esse maiuscola se è possibile – e anche le variegate letture che oggi scandiscono e confortano la nostra esistenza che sembra adagiata sulla sabbia di una clessidra.
Come ha scritto Ivan Turgenev in Padri e figliquell’età confusa di rimpianti simili a speranze e di speranze simili a rimpianti, quando la giovinezza è passata e la vecchiaia non c’è ancora.”
Fra i tanti eventi del 1955 ce n’è uno che ha come protagonista il Milan, vincitore dello scudetto 1954/55.
La squadra rossonera, il 7 luglio 1955, volò a Mosca per affrontare in amichevole la Dynamo del mitico Lev Jascin.
Era la prima volta che una squadra italiana varcava l’allora temuta “cortina di ferro”.
 Ma, prima di entrare nei dettagli di quella straordinaria partita, esaminiamo il contesto sociale e storico in cui si svolse.

L’ANNO DELLA FIAT  600
E’ il simbolo degli anni del boom. Fu presentata, per la prima volta, al Salone dell’automobile di Ginevra il 9 marzo del 1955. Oltre a caratteristiche tecniche sicuramente rivoluzionarie per quell’epoca (motore montato posteriormente con una potenza di 21,5 CV) il suo grande, vero, punto di forza era il prezzo popolare 590.000 lire, più o meno 6-7 mila euro di oggi.
La vettura non solo segnò l’inizio della motorizzazione di massa, ma fece da prologo alla rivoluzione dei consumi. Aprì la strada, grazie all’agevolazione delle vendite rateali, ai consumi di beni durevoli che presto arriveranno sul mercato, come frigoriferi, lavatrici e, soprattutto, apparecchi TV. L’economia del paese viaggia sui binari di un PIL a doppia cifra. Le migrazioni Sud-Nord raggiunsero l’acme e comportarono enormi disagi sociali e ostacoli insormontabili di convivenza e integrazione.
Gli sforzi compiuti da Roma, per sconfiggere la povertà e la disperazione del Sud, risalivano ai governi guidati da Giovanni Giolitti all’inizio del 20° secolo. Tentativi miseramente falliti. L’unica soluzione efficace, per le drammatiche condizioni di vita dei meridionali, stava ancora, come sin dalla nascita dell’Italia unitaria, nell’emigrazione. Mentre il paese era alle prese con i suoi problemi di sempre nel resto del mondo si viveva  una fase non priva di tensioni. Era l’epoca della ‘guerra fredda’ dei blocchi contrapposti. Il 15 maggio 1955, dieci giorni dopo l’ingresso ufficiale della RFT (Germania Ovest) nella NATO, l’Unione Sovietica annunciò l’istituzione del Patto di Varsavia.

CALCIO E DIPLOMAZIA
La partita, questo va detto con chiarezza, andava oltre l’evento agonistico. Il Milan a Mosca quel giorno non era più una squadra di calcio. I campioni d’Italia divennero ambasciatori di un Paese il cui PIL galoppava a doppia cifra e alla ricerca di nuovi mercati. 
Non era più una questione di pedate a un pallone, ma, come scrisse il prestigioso periodico Il Calcio illustrato: ”un inizio di collaborazione tra Italia e URSS.”
Rileggendo le cronache dei giornali, che allora dedicarono ampio spazio alla partita, s’intravedono le trame di una sapiente tessitura diplomatica volta al perseguimento di obiettivi, non solo economici, ma, soprattutto politici.
A questo proposito è importante sottolineare un aspetto. La  Dynamo era la squadra  del Ministero sovietico degli Affari Interni la più titolata nella storia dei campionati sovietici, ma anche la più detestata per la sua strettissima vicinanza al potere politico.
Il Milan, dal canto suo, era l’espressione calcistica di una città che stava trainando l’economia del paese e attraverso il calcio si puntava al superamento di steccati ideologici che, per ragioni di appartenenza geopolitica, dividevano i due paesi.
La partita di Mosca venne subito dopo quella giocata a Milano, qualche settimana prima, con l’Honved di Budapest dove giocava il grande  Puskas. I rossoneri vinsero 3 a 2. Questo ci aiuta a contestualizzare meglio la ‘mission’ del Milan, l’ambasceria diplomatica milanista sarà imitata, in qualche modo, molti anni dopo con la famosa partita di ping pong tra USA e Cina.

DYNAMO MOSCA-MILAN
Quel pomeriggio allo stadio Dynamo di Mosca accorsero in 80 mila. Sotto il grande tabellone giganteggiavano le immagini di Lenin e Stalin e la scritta in russo e in italiano “Saluto agli sportivi d’Italia”. Allenatore del Milan è Hector Puricelli. Uruguaiano, arrivò come calciatore in Italia,al Bologna,  negli anni’30. Sotto le due torri vinse due scudetti. Abile colpitore di testa tanto da meritarsi il soprannome di testina d’oro’ passò al Milan nel 1945 e vi rimase 4 anni. Nel 1955 divenne allenatore della squadra rossonera e vinse subito il campionato.
A Mosca schierò la formazione migliore ovvero Buffon, C. Maldini, Beraldo, Liedholm, F. Pedroni, Bergamaschi, Soerensen, Vicariotto, Nordahl III, Ricagni (Zagatti), Schiaffino, Frignani.
La squadra moscovita aveva in porta un giocatore che negli anni a seguire diverrà una sorta di leggenda: Lev Jascin e poi giocatori di gran classe come Krijevski, Balkov, Savdounine e il centravanti Gogoberidze.
Nel corso della cerimonia, che si svolse prima del calcio d’inizio, altro aspetto che definisce ulteriormente il carattere diplomatico della missione milanista, prese la parola il vice-presidente del Milan, Carraro, che sottolineò il significato di fratellanza sportiva tra i due popoli. Subito dopo toccò al presidente della Dynamo che replicò con altrettante nobili parole.
Poi ci fu l’esecuzione degli inni nazionali e lo scambio di doni tra le due compagini. I russi offrirono mazzi di fiori ai giocatori italiani che ricambiarono con i gagliardetti della squadra rossonera.

LA PARTITA
Appena due minuti dopo il fischio d’avvio dell’arbitro, l’austriaco Grill, la Dynamo passò in vantaggio. A conclusione di una bella ed elaborata azione l’interno sinistro Ilin  sferrò un tiro che superò inesorabilmente Buffon. La squadra sovietica praticava un gioco veloce e fitto di scambi. I cardini dello schema tattico della squadra russa erano l’interno Ilin, l’ala sinistra Rizkin e il mediano Sandunin.
Le cronache dei giornali sportivi definirono il trio guizzante, pronto e abile. Solo a guardarli danno il capogiro: il passivo non demoralizzò i rossoneri. Ripresero subito a dettare gioco con trame ispirate da Liedholm.
Buffon negava il raddoppio ai russi – una staffilata di Savdounine – esibendosi in una prodezza sottolineata dagli applausi degli 80 mila spettatori. Al 35° il Milan pareggiava grazie a una punizione di Soerensen che aggirava la barriera e superava Jascin.
Dopo aver sfiorato il goal, in almeno due occasioni, Ricagni superava ancora il mitico portierone russo grazie a un errore della difesa moscovita e si andava al riposo.
Nella ripresa, Nordhal, il possente vichingo, con una mezza girata sotto l’incrocio dei pali portava a tre le reti del Milan.
Sembrava finita, ma un improvvido fallo di mani in area di Beraldo veniva punito con un penalty battuto da Savdounine.
Cinque minuti dopo, la massima punizione fu concessa al Milan: il poker rossonero lo servì Soerensen, abile a battere dal dischetto il portiere della Dinamo.

CRONACHE E COMMENTI
Dynamo Mosca-Milan venne trasmessa in diretta dalla televisione sovietica, ma solo in Russia ed irradiata radiofonicamente in Europa da tre emittenti ad onde corte.
Per l’Italia, ovviamente, toccò a Nicolò Carosio raccontare le emozionanti fasi di quella partita.
Ne riportiamo il palpitante brano che concludeva la radiocronaca: “Se chi come noi ha peregrinato un po’ per tutto il mondo, al seguito dei più interessanti spettacoli offerti dagli artisti della palla rotonda, vi dice che ancora una volta si è intensamente commosso fino all’impossibile, vuol significare che sport e giustificato amor proprio hanno felicemente raggiunto il diapason dell’ottimo”.
Leone Boccali, direttore del Calcio Illustrato, nel suo articolo parlò di trionfo e di Milan capace di rivalutare il calcio italiano a livello internazionale. “Per chi come noi gira il mondo da oltre 30 anni, al seguito delle squadre di calcio – scrisse Boccali – il 7 luglio 1955 è una data da aggiungere alle più gloriose per il football italiano”.
Negli spogliatoi, a fine gara, il vicepresidente dei Soviet di Mosca, Simiciasky, con grande sportività, riconobbe i meriti dei rossoneri. Era presente anche Mario Di Stefano, ambasciatore italiano a Mosca che merita di essere ricordato per il suo atto di grande coraggio quando, nel 1939, insieme ad un collega Guido  Soro, aveva salvato un migliaio di ebrei polacchi dai campi di sterminio.
Mussolini, su insistenza di Hitler, durante il vertice del Brennero, nel marzo del 1940 lo sollevò dall’incarico
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