A volte, forse, dai calciatori pretendiamo troppo. Ci dimentichiamo che sono dei ragazzotti, che vengono immersi nel mondo milionario, del successo e ultra mediatico senza essere preparati a ciò. E chi lo è? Si pretende troppo da ragazzi che dovrebbero con i loro comportamenti diventare simboli.

Simbolismo, morale, etica, valori, rispetto. Il tutto in una società che sta precipitando clamorosamente nel ventennio del secolo breve, in un mondo sempre più sfasciato, in un calcio dove i sospetti che qualcosa non quadra sono sempre più significativi e il rischio che possa tornare una nuova calciopoli con il KO definitivo è il timore di tanti.

In tutto ciò diventa caso il comportamento del trio Kessié, Bakayoko e Acerbi. Da chi si dice essere più forte come individualità degli avversari a chi espone ai tifosi, come un trofeo, ma a sfottò, la maglia del giocatore che è stato sconfitto. Perdendo una partita, che nel calcio non è più partita. Perchè gli interessi in campo vanno oltre il calcio giocato. Questo è il punto.

E si arriva quasi a criminalizzare un comportamento infantile di un trio che si è comportato più da "bambini" che da adulti, ma a dirla tutta forse dai bambini a volte si impara di più.