Evaristo Beccalossi rappresenta sicuramente l'archetipo del giocatore che fa innamorare le folle e fa disperare gli allenatori.
Evaristo, talento puro ma pigro e incostante, arrivò all'Inter nel 1978; in panchina c'era Bersellini, un vero sergente di ferro, ma neanche lui riesce a mettere in riga il fuoriclasse;  nonostante questo la curva si innamora di questo regista geniale, probabilmente il giocatore più talentoso dell'epoca, superiore anche ad Antognoni.

L'anno dopo l'Inter vince lo scudetto, anche grazie ai gol e alla regia di Evaristo. La stagione 1981/82 è quella della maturazione definitiva, Beccalossi è ritenuto ormai una stella internazionale (oltre che dell'Internazionale); tutti i tifosi dell'Inter stravedono per Beccalossi e arrivano a perdonargli tutto, anche due rigori sbagliati nella stessa partita.
Nell'autunno del 1982, Evaristo va in sede a discutere il rinnovo del proprio contratto. Beccalossi sa di non essere più il ragazzo bresciano arrivato nell'Inter di Mazzola, ma un leader dello spogliatoio, un giocatore capace di far vincere uno scudetto nel suo primo anno da titolare nonché l'idolo della tifoseria.
Ha le idee molto chiare sul proprio futuro, vuole farsi raddoppiare lo stipendio da 50 a 100 milioni di lire l'anno!
Dall'altra parte del tavolo c'è Sandro Mazzola, il quale, prima di iniziare a discutere del rinnovo, con una scusa, lascia da solo Beccalossi nella stanza. Sulla scrivania c'è un foglio. Lo stesso Evaristo racconta: "C'erano gli ingaggi di noi dell'Inter. Tutti. Compresi quelli di Oriali, Bordon e degli altri nerazzurri campioni del mondo. Non più di 70 milioni. Mi si gelò il sangue. Potevo chiederne 100? Mi accontentai di un ritocco. Solo molto dopo seppi che quelle cifre erano false e che quel foglietto non era stato lasciato lì per caso".

Sicuramente altri tempi, ma quanta nostalgia oggi  davanti a questo calcio così privo di romanticismo fatto da Procuratori e da campioni cha amano una squadra solo per qualche stagione. 
L'ingenuità di un giovane Beccalossi lo rende simpatico e umano, le pretese dei moderni campioni, li rendono soltanto antipatici e distanti anni luce dai propri tifosi.
E mentre gli aneddoti di Beccalossi ancora oggi ci strappano un sorriso affettuoso, cosa si racconterà tra 20 anni di questo campionato del 2021: di quando Conte, dopo aver vinto lo scudetto, decise di abbandonare la squadra intascandosi 7 milioni di euro, perchè, a causa della pandemia, la società aveva stabilito che bisognava stare attenti al bilancio, oppure di Donnarumma che, dopo aver portato in Champions il Milan, decise di andare via perchè riteneva troppo pochi 8 milioni di euro?