E sì, perché ci sta che si perda, ci sta tutto.
Ci sta che il Cosenza abbia chiuso la sua metà campo, ci sta che il Crotone abbia creato ma non abbia concretizzato, soprattutto al primo tempo. Ci sta tutto, ma non ci sta, anzi, non ci dovrebbe stare nel mondo del calcio, che una squadra si veda annullato un gol regolare.

E sì, perché al Crotone non era bastato Tagliavento nella scorsa stagione, non era bastato Mertens che con uno slancio da pallavolista blocca il pallone con le braccia in area, mai fischiato dall'arbitro, non era bastato, di certo, il Pescara che tocca due palloni in un incontro sospetto e vince contro un Crotone bastonato dalla terna arbitrale. E ora, ad aggiungersi alla lista, ci sta anche Abbattista che nega un gol netto, un pareggio e condanna, forse, il Crotone alla retrocessione.

Eppure, si era già parlato di "arbitri sospetti" tanto che proprio dopo la partita di febbraio tra Pescara e Crotone, la Lega B aveva avanzato l'ipotesi di introdurre la VAR nelle ultime giornate del campionato, forse proprio perché non voleva che si creassero ancora episodi del genere, nei quali una società sportiva viene presa a pesci in faccia da un arbitro che perde il senno della ragione.

Ed è proprio per questo "monito" lanciato negli scorsi mesi che le scelte del direttore di gara di Cosenza-Crotone sembrano così bizzarre, perché passino pure i falli non fischiati che potrebbero anche esser dubbi, ma il gol del Crotone in piena zona Cesarini era del tutto regolare. Eppure, non si sa come, o il perché, o il motivo, o la causa, ma, sta di fatto che la bandierina dell'assistente dell'arbitro si sia alzata e sia stato annullato nonostante le proteste di tutta una squadra. In definitiva: fuorigioco e rimessa battuta dal portiere.

Faccio un breve riepilogo, per chi non sia riuscito a collegare i vari link. Il Cosenza ha affrontato il Crotone domenica sera, in quello che viene detto Derby di Calabria. Tra le due società scorre buon sangue, vi sono gemellaggi, non vi è astio.

Il clima è sereno, il Crotone però vuole vincere per abbandonare l'ombra della zona bassa della classifica, il Cosenza per riscattarsi dopo 17 anni di tenebre nelle categorie inferiori, dove la speranza era proprio poter tornare ad essere un giorno la squadra calabrese numero uno, onere che è toccato alla società crotonese per ben 15 anni, di cui gli ultimi due in Serie A.
Un riscatto, più che un derby. E l'incontro è bello, c'è qualche svista arbitrale, ma nulla da segnalare o da ricalcare a fin partita. La partita prosegue 1-0 per i padroni di casa, finché negli ultimi minuti avviene l'impensabile. Il Crotone segna il gol del 1-1, un'azione regolare, ma viene chiamato un fuorigioco. E il fuorigioco, se c'è, qualcuno lo può mostrare? Lo si può tracciare con un pennino? Perché chiamarlo fuorigioco è surreale.

E ancor più surreale è ciò che avviene dopo. I giocatori del Crotone si ribellano, provano a far ragionare il signor arbitro che invece non ne vuol sapere, il suo assistente dice che si tratta di fuorigioco e tale deve essere considerato, tanto che Golemic, centrale del Crotone, per le "proteste vistose", viene espulso.

Un errore che forse ha fatto riflettere Abbattista, e forse gli ha fatto capire di non star arbitrando con equità, così, ancora senza motivo o forse ancor più scellerato di prima, lascia il secondo rosso, questa volta in faccia a Maniero del Cosenza, così da ristabilire il numero in campo. Ma sia per la prima che per la seconda espulsione diretta ancora mi domando cosa abbia spinto l'arbitro ad estrarre il rosso. Segreti che nessuno riesce a decifrare, e che forse neanche l'arbitro conosce, anche perché per tutto l'incontro è stato restio a togliere gialli nei confronti dei cosentini, e quindi mi chiedo: perché togliere un rosso diretto a Maniero proprio alla fine del match per un fallo che non valeva neanche il giallo? Per ripagare dell'errata espulsione di Golemic?
Dubbi che attanagliano la mia mente e che forse non capirò mai, così come non capisco perché il Crotone non abbia ancora ritirato la squadra dalla Lega Calcio.

Mettendo da parte il match, si evince in questa Lega, sempre più, che società come quella del Crotone non debbano essere considerate nei piani alti dei campionati professionistici. Infatti, quando avvengono sviste del genere nessun organo sportivo prende le difese delle squadre "piccole", nessuno si interessa di riparare ai danni, soprattutto se sono squadre che hanno sempre avuto i conti in regola, non hanno creato tensioni, né hanno tifoserie nazifasciste tra i loro supporter. E anziché aiutare le società di questa tipologia, di farle emergere, di proteggerle da errori arbitrali (che possono avvenire come è umano che sia), le si lasciano da sole, abbandonandole alle retrocessioni, mandando avanti solo le società lercie, quelle con i conti in rosso ma i campioni in campo, con gli stipendi da pagare e con le plusvalnze incalcolabili e che, prima o poi, falliscono o, peggio ancora, alimentano il mare di inchieste in quello che dovrebbe essere il gioco più bello del mondo.

E dico, quindi, alla luce di ciò, di non rispondere con dichiarazioni e alimentare polemiche arbitrali che, abbiamo imparato, non porteranno a nessun cambiamento, sarebbe opportuno, ora, invece, che il Crotone ritirasse la squadra dalla FIGC, come qualche tempo fa, proprio nel post-partita di Pescara aveva detto il presidente Vrenna. E magari uscire di scena con una mossa teatrale, prepararsi la battuta, tirare il fiato in petto: «È stato un piacere suonare con voi», togliere il cappello come i veri gentiluomini, un inchino non troppo vistoso e poi sparire.