14 maggio 2006: il capitano sigla il definitivo 0-2. E’ tripudio: dopo anni di calvario, la Juventus è tornata a splendere.
La squadra allenata da Fabio Capello è un mix perfetto di esperienza e gioventù, che coesistono alla perfezione, con un leader in comune: Alex Del Piero.
Proprio lui, il Pinturicchio, idolo indiscusso del popolo juventino, tanto amato e osannato non solo dal popolo bianconero, acclamato in ogni dunque, come accaduto in una gelida serata di Novembre al Bernabeu, lo stadio che ti consacra nel gotha del calcio.
Prima di arrivare alla partita che sancisce l’immensità del calciatore, bisogna fare alcuni passi indietro, partendo dal Mondiale del 2006.
Mentre gli azzurri sono in lotta per la conquista del titolo, la giustizia emette una sentenza storica: per lo scandalo Calciopoli tricolore depennato e retrocessione in Serie B.
Il popolo bianconero, che pareva uscito da un periodo buio, vede i propri sforzi svanire. Nei giorni successivi, è il campo ad emettere il verdetto: Italia campione del mondo, con Del Piero a fare da traino ad una banda partita per la Germania senza uno scopo preciso, considerata da pochi come papabile alla vittoria finale.
Ciò nonostante, al rientro in patria, è il momento di tornare alla realtà: Madama ha ricevuto un colpo durissimo.
La rosa si smantella, ma i senatori rimangono: Buffon, Nedved e Del Piero sposano la causa bianconera e continuano il loro percorso.
Nel campionato cadetto, rispettando le aspettative poste dall’elitè del pallone, la Juventus domina e conclude l’annata al primo posto.
Al ritorno in Serie A, la rabbia è tanta e vi è la voglia di sollevare un trofeo. Per la stagione 2008/2009, dopo le dimissioni di Deschamps, la dirigenza opta per Claudio Ranieri, tecnico navigato entro i confini nazionali.
Dal calciomercato, però, non arrivano le risposte corrette: della proclamata rivoluzione auspicata a Giugno, si vede ben poco.
In entrata arrivano Amauri, colui che doveva rappresentare il partner ideale per Alex, ma sopravvalutato e inadatto tecnicamente, Christian Poulsen e Mellberg, difensore centrale privo della giusta brillantezza per competere ad alti livelli.
I primi mesi in Serie A sono positivi, anche se l’Inter pare superiore su tutti i fronti.
Del Piero trascina la squadra dentro e fuori dal campo, continua a segnare, e nonostante le 34 candeline da poco spente, è l’asso dei ragazzi di Ranieri. Tuttavia, la metamorfosi avviene in Europa, nella coppa dalle grandi orecchie: qua, dopo 4 punti nelle prime due sfide del girone, arriva il colpaccio tra le mura amiche, contro il Real Madrid.
La firma nel 2-1 interno contro i Galacticos è del solito capitano che entra su ambo le reti, chiudendo il match con una poderosa conclusione dal limite dell’area di rigore.
Il meglio deve ancora arrivare: 5 novembre 2008, scenario degno delle grandi serate, il Santiago Bernabeu, stadio non per tutti, quello dei campioni. Davanti a 70mila persone, la Juventus approda in Spagna con l’obiettivo di limitare i danni, anche se l’affermazione nella partita d’andata, ha fornito consapevolezza. A leggere le formazioni, salta subito all’occhio l’inferiorità tecnica dei bianconeri di fronte ai padroni di casa, sulla carta favoritissimi. I campioni di Liga della stagione precedente, si affidano ad un undici ricco di campioni, tra i quali spiccano Casillas, Van Nisterlooy e Cannavaro. I Blancos sono in cerca della “Decima”, oramai divenuto un incubo dalle parti di Madrid, ma sembrano avere le carte in regola per provarci. Nei primi minuti, la compagine guidata da Schuster dimostra la propria superiorità nel creare gioco, e costringe gli ospiti ad una strategia difensiva.
Al 17’ minuto, ecco arrivare il primo colpo di scena: Guti regala la sfera a Marchionni che imbocca in profondità Del Piero.
La bandiera bianconera controlla la sfera con ambo i piedi, portandosela dal destro al sinistro, punta la porta ed intravede uno spiraglio.
In un istante decide di calciare: interno sinistro da cineteca, sul quale Casillas non può nulla.
L’esultanza è contenuta perché il Real Madrid ferito nell’orgoglio è una bestia difficile da domare. Sul finire del primo tempo Ramos e Van Nisterlooy sfiorano il pari, impegnando più volte la retroguardia bianconera, che se la cava egregiamente.
La coppia difensiva Blanca, non appena i rivali alzano il ritmo, va in difficoltà, come accade al 60’ minuto: Sissoko recupera l’ennesimo pallone e si invola in porta. Cannavaro spende il fallo, concedendo un calcio di punizione dai 20 metri.
Il portiere iberico posiziona malamente la barriera, ed anche in questa circostanza Del Piero tira fuori un colpo di genio.
Dalla mattonella prediletta, l’italiano prende la mira e calcia, lasciando inerme l’estremo difensore spagnolo. 0-2. Ancora una volta, Alex ha stupito tutti.
Pochi minuti dopo, in contropiede, i bianconeri sfiorano l’apoteosi: lancio di Amauri sempre per il capitano, che controlla la sfera, si gira, e senza osservare la porta, sfodera una conclusione delle sue.
Questa volta, il pallone esce di pochi centimetri, ma la giocata è di pura classe: lascia, anche in questa occasione, il pubblico impietrito.
La sfida prosegue sino al 90’, quando Ranieri decide di effettuare il cambio, per permettere ad Alex di godersi i tributi del pubblico.
L’ovazione nei suoi confronti è encomiabile: dalle tribune del Bernabeu, tutti i presenti si alzano in piedi e fanno partire uno scroscio di applausi.
Come ribadirà il protagonista anni avvenire, quell’episodio ha certificato un momento unico, quasi come la vittoria di un trofeo.
Quell’attimo ci fa capire tutta la grandezza, l’immensità del giocatore, una pietra miliare del calcio italiano e non solo, amato da qualunque tifoseria.
Alex è stato l’idolo di tutti, da coloro che si approcciavano al calcio sino a chi osservava le sue poderose gesta dagli spalti. Ha rappresentato in modo iconico questo sport, con un approccio e un abnegazione da campione, merce rara al giorno d’oggi.
E’ stato semplicemente una leggenda.