Cavani è il simbolo di quella che in Uruguay chiamano Garra Charrúa. I Charrúa erano una popolazione indigena anticamente stanziata sulle rive del Rio de la Plata, fiume che abbraccia sia l'Uruguay che l'Argentina. Quando i conquistadores spagnoli colonizzarono l'Uruguay, i Charrúa furono progressivamente eliminati, attraverso un genocidio molto simile a quello perpetrato nei confronti dei Pellerossa. Prima di essere sterminati, questi indigeni uruguagi combatterono fino allo stremo delle forze. Il termine charrúa, grazie alle imprese dei guerrieri da cui deriva, ha quindi acquisito nella storia un nuovo significato: orgoglio, forza, grinta, coraggio e il combattere arditamente nonostante una sorte che sembra essere già segnata. L'Uruguay ha spesso impersonato l'indole charrúa che, unita alla garra (che significa “artiglio”), dà il nome a questa fondamentale caratteristica sportiva della Celeste, sopperendo ad alcuni difetti congeniti, come ad esempio quello della scarsa popolazione (l'Uruguay ha infatti 3 milioni di abitanti). Uno degli esempi più celebri della garra charrúa è il cosidetto Maracanazo dei Mondiali 1950, in cui gli uruguayani batterono 2-1 i favoritissimi padroni di casa del Brasile: l'immagine del gol di Ghiggia è ancora marchiata a fuoco nella memoria collettiva di entrambi i paesi. 

Quelli furono gli ultimi Mondiali vinti dall'Uruguay, che non andò oltre due quarti posti nel '70 e nel 2010. Edinson Cavani vuole sovvertire questo trand negativo. Lo dimostra la magnifica doppietta con cui ieri ha asfaltato il Portogallo, mandando a casa CR7: un imponente colpo di testa su cross di Suárez e una pregevole conclusione a giro dal limite dell'area. L'attaccante del Psg rischia però di non prendere parte al quarto di finale contro la Francia del compagno di club Mbappé, a causa di un dolore al polpaccio che lo ha costretto ad uscire anzitempo. L'eventuale assenza del Matador in una partita così fondamentale sarebbe una vera e propria tragedia per gli uruguayani, che farebbero bene a non scendere neppure in campo contro i Galletti. Una provocazione, ma fino ad un certo punto.

Ho immaginato che Edinson Cavani, non appena rientrato nella sua stanza d'albergo, abbia rinvenuto una lampada del genio, una molto simile a quella del cartone animato Aladdin. Immagino quindi che l'abbia sfragata, facendo uscire dopo pochi istanti il panciuto Genio dal celebre colorito blu. Il quale gli domanda: "Edison, puoi esprimere un unico desiderio. Quale?" e Cavani, con titubanza mista a sorpresa, risponde: "Posso pensarci qualche minuto? Non è una scelta facile". I dubbi del Matador nascono dal fatto che il suo cuore sia diviso a metà: una parte di esso vorrebbe che scegliesse di giocare quel quarto di finale, conducendo l'Uruguay a quella vittoria mondiale che manca da mezzo secolo; l'altra parte del suo cuore lo spinge a chiedere di potere far ritorno un giorno nella sua amata Napoli. In questi interminabili istanti, l'intera carriera partenopea passa davanti agli occhi del Matador, in un fulmineo flashback di ricordi e numeri da capogiro: 104 gol in sole tre stagioni e in un totale di 138 presenze, una media sbalorditiva sia in campionato (78 gol in 104 partite) sia nelle varie Coppe, dove in totale ha segnato 26 gol in 34 partite. Nel 2013 fu un triste addio, anzi un arrivederci: perché Cavani ama Napoli, e i napoletani amano Cavani. Come da lui stesso dichiarato un anno fa: "Quelli vissuti con la maglia azzurra sono stati momenti molto speciali e il merito non fu solo mio. Normale che quando si riceve tanto si possano trascorrere anni così belli nella vita e così, un giorno, magari si vuole tornare là dove si è stati bene. Se un giorno tornerò a Napoli, però, mi piacerebbe tornarci in forma. Per quello dico che vedremo alla fine del mio attuale contratto che scade nel 2020".

Io un'idea di ciò che Edinson avrebbe risposto al Genio della Lampada me la sono già fatta: se voi foste in lui, cosa scegliereste? La gloria eterna con la propria nazionale? Oppure - più egoisticamente - il ritorno nella Napoli che lo ha accolto come un figlio?