Dopo quello di Marco Giampaolo, esonerato dalla panchina del Milan a favore di Stefano Pioli, è arrivato un altro esonero: stiamo parlando di Aurelio Andreazzoli, appena sollevato dall’incarico di allenatore del Genoa, dopo aver raccolto solamente cinque punti in otto partite. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata appena qualche giorno fa, nella umiliante sconfitta per cinque a uno contro il Parma. Ora al posto dell’allenatore ex Empoli, è stato già annunciato l’esordiente – almeno per quanto riguarda il ruolo manageriale – Thiago Motta, peraltro ex giocatore del Genoa. L’unica cosa utile al grifone però, sarebbe quella di essere lasciato al proprio destino.

 

Un vaso già stracolmo

In realtà, non è stata a tutti gli effetti la sconfitta rimediata allo stadio Tardini di Parma a costare la panchina a mister Andreazzoli: l’allenatore infatti, secondo delle voci già confermate dalla società stessa, avrebbe guidato il Genoa nella la gara dell’ottava giornata di Serie A, già da esonerato. Ennesimo gesto folle della presidenza di Enrico Preziosi, che anno dopo anno è diventato sempre più il principale responsabile di quel vaso che i cinque goal del Parma hanno fatto traboccare. Soprattutto negli ultimi due anni. La colpa quindi, non è di certo di Andreazzoli, che nella scorsa estate si è ritrovato tra le mani una squadra ricostruita quasi da zero dopo un’annata tragica, con il compito di risollevarla nel più breve tempo possibile. Insomma, lo stesso tipo di miracolo che era stato chiesto anche a Giampaolo: riuscire, sarebbe stato impossibile per entrambi. Per capire bene però, la situazione in cui versava e versa tutt’ora il Genoa, bisogna partire dall’ultima giornata dello scorso campionato, quel Fiorentina-Genoa definita come “la partita della vergogna”: siamo nel maggio 2019, e nell’ultimo turno di campionato, Fiorentina e Genoa, due squadre reduci da un campionato disastroso, si spartiscono la posta in palio con un clamoroso biscotto utile a metterle al riparo da brutte sorprese: la classifica infatti, prima della famosa partita recitava le seugente – disastrosa – situazione; Fiorentina 40, Empoli 38 e Genoa al terzultimo posto e quindi con un piede in Serie B a quota 37. Fiorentina e Genoa si sarebbero affrontate tra di loro, mentre l’Empoli, per rimanere ancorato in quella preziosissima posizione, sarebbero dovuto uscire con almeno un punto da San Siro, dove l’Inter doveva conquistare tre punti fondamentali per la Champions. Ora, non servirebbe un genio per capire che in caso di una vittoria corsara dei toscani, la Fiorentina avrebbe permesso al Genoa di segnare, consentendole quello che poi è accaduto senza grossi problemi: rimanere in Serie A. Permanenza che il grifone sta e continuerà a pagare caro. Nemmeno a farlo a posta, sulla panchina dell’Empoli in quella tragica partita sedeva proprio Aurelio Andreazzoli, che da lì a qualche mese sarebbe passato al Genoa, rovesciando quel vaso che la “partita della vergogna” aveva finito di riempire proprio a sue spese.

Ripartire da zero, ma sul serio

Non ne vogliano i tifosi del Genoa, ma per la loro squadra, nello scorso campionato forse sarebbe stato meglio retrocedere. Proprio come i laziali con Claudio Lotito, i tifosi del Genoa condividono tra di loro un odio viscerale verso il presidente Preziosi, vicino più di qualche volta anche a vendere il club, salvo poi rimanere al suo posto. Lo scorso anno, durante il bruttissimo periodo nero che ha portato la sua squadra a giocarsi la permanenza in Serie A all’ultima giornata, i tifosi del grifone hanno contestato in ogni modo e maniera verso la dirigenza, a volte anche in maniera violenta: è per questo che dopo essersi salvati, Preziosi ha promesso di “ripartire da zero”, mettendo a nudo il suo Genoa e consegnando ad Andreazzoli una squadra nuova di zecca: quindi i nuovi volti, e otto le partenze, tra cui c’è da contare anche il portiere Ionut Radu, che nella prossima stagione si aggregherà all’Inter, lasciando scoperto un ruolo delicatissimo. Ovviamente tutto ciò non è di certo bastato per riportare entusiasmo nella Genova rossoblù: i tifosi hanno ininterrottamente continuato a chiedere a Preziosi di trovare un modo per andare via, mentre il presidente ha continuato a rispondere di voler riportare in alto il grifone. Il risultato? Cinque punti in otto partite, che hanno portato a un altro esonero (dopo quello di Cesare Prandelli dello scorso fine campionato) e il ritorno in rossoblù di Thiago Motta, nella speranza – anche se vana – che l’ex giocatore del Paris Saint Germain non debba fare da vittima sacrificale, dovendoci mettere la faccia in una situazione in cui a farlo dovrebbe essere decisamente qualcun altro. Ecco perché forse, per i tifosi del Genoa, sarebbe stato meglio retrocedere: innanzitutto, il valore del club si sarebbe di colpo svalutato, costringendo il presidente a valutare sul serio una possibile cessione, e sopratutto, con un “anno sabbatico” in Serie B, Andreazzoli avrebbe avuto spazio e modo di ripartire sul serio, senza le pressioni che fare solamente cinque punti in Serie A comportano; perché è da mettere nero su bianco che Preziosi ha stravolto la rosa, ma non l’ha migliorata. E quest’anno, la lotta alla salvezza è particolarmente agguerrita, con Udinese, Hellas Verona, Lecce e Spal che si faranno la guerra fino alla fine del campionato: il livello tecnico di quelle squadre che fino a qualche anno fa avevano il compito – e l’onore – di dar fastidio alle big del campionato, si è notevolmente abbassato, complici delle scelte societarie non proprio oculate: se una volta l’Udinese era infatti una fucina di talenti, ora il tasso tecnico della rosa si è notevolmente indebolito; stessa cosa per il Genoa, che con la cessione di Piatek al Milan, non ha effettivamente trovato il centravanti giusto per sostituire il polacco, e il ritorno di Criscito quest’anno potrebbe non bastare. E forse a Empoli festeggeranno una vendetta.