Siamo solamente alla seconda giornata della fase a gironi di questo Mondiale, ma alcuni momenti sono già entrati nella storia del calcio: le vittorie di Arabia Saudita e Giappone rispettivamente contro le super favorite Argentina e Germania, la mancata esultanza di Breel Embolo in Svizzera-Camerun, gli occhi lucidi di Cristiano Ronaldo durante l’inno del Portogallo nel match d’esordio contro il Ghana e tanto altro. A rendere ancora tutto più magico vi è la peculiarità di questo Mondiale, il primo di sempre disputato in inverno (20 novembre-18 dicembre).
Teatro di questa splendida competizione è il Qatar, paese del Medio Oriente che si affaccia sul Golfo Persico e che, a causa delle elevate temperatura che si registrano in estate, ha “costretto” la FIFA a modificare il periodo dell’anno in cui programmare il torneo.

I risultati incoraggianti alla vigilia del Mondiale

L’attesa per questo Mondiale era tanta, ma a suscitare particolare interesse era la nazionale del paese ospitante. Cosa c’era da aspettarsi da questa rosa? Come si sarebbe potuta comportare nella manifestazione? Il Qatar, diretto dal commissario tecnico Félix Sánchez Bas, è stato inserito nel Gruppo A con la temibile Olanda e le più abbordabili Ecuador e Senegal. Negli ultimi anni la curiosità verso questa squadra è aumentata sempre di più, anche a fronte degli strabilianti risultati ottenuti. Per prepararsi nel miglior modo possibile, infatti, sono stati organizzati match contro avversari di grande caratura (amichevoli con Brasile, Portogallo, Serbia e addirittura Lazio e Fiorentina), ma il vero exploit è arrivato nel 2019 con l’inaspettata vittoria della Coppia d’Asia: per aggiudicarsi il trofeo, il Qatar è riuscito ad imporsi sull’Arabia Saudita (0-2), la Corea del Sud ai quarti (0-1) e il Giappone in finale (1-3). Un risultato davvero sorprendente, che ha permesso loro di mettere in bacheca il primo titolo della loro storia. Inoltre gli Al-Annabi sono stati invitati come ospiti nella Copa America, dove hanno affrontato Paraguay, Colombia e Argentina.
La preparazione del Qatar per questo Mondiale è stata particolarmente accurata, infatti i calciatori convocati sono andati in ritiro da maggio e il campionato nazionale è stato fermato a settembre. La decisione è stata presa per creare maggior coesione nel gruppo e permettere ai giocatori di affinare al massimo schemi e tattiche.

Una nazionale creata in laboratorio

I successi di questa nazionale e il debutto nel Mondiale partono da molto più lontano, ovvero dal 2004, anno in cui fu fondata l’Aspire Academy, un’accademia nata per volere della famiglia reale Al Thani con l’obiettivo di reclutare giovani talenti. Per aumentare la competitività, dal 2015 è stata avviata una politica di naturalizzazione degli stranieri e per farlo il Qatar si è affidato a una regola della FIFA, che permette di rendere eleggibili per la nazionale calciatori che per cinque anni consecutivi hanno giocato nel paese interessato dopo il compimento dei 18 anni e che non hanno mai preso parte a partite ufficiali con la nazionale d’origine. Tuttavia questa strategia non ha dato i frutti sperati, motivo per cui si è deciso di puntare sui "prodotti in casa" oppure su calciatori naturalizzati ma che sin da giovanissimi si sono trasferiti in Qatar.
La struttura sorge nella Doha Sports City, una vera e propria città dello sport costruita appositamente, e possiede le tecnologie più avanzate del mondo. Per quanto riguarda il calcio, l’Aspire Academy ha realizzato il progetto denominato “Football Dreams”, che dal 2007 ha il compito di scovare i migliori talenti calcistici in circolazione in ben 16 paesi diversi, principalmente in Africa, Asia e Sud America. Esistono vari passaggi prima di entrare a farne parte: nella prima fase i bambini (circa mezzo milione) disputano partite da 25 minuti ognuna nel proprio paese, ma a passare al turno successivo sono solamente i migliori 50 di ciascun paese; in seguito gli scout ne scelgono solamente tre per nazione, creando così una squadra di 48 bambini, che si allenano per un mese prima della selezione finale, in cui vengono individuati i 20 talenti che entreranno a far parte dell’Aspire Academy a Doha o a Dakar (sede secondaria). Per completare il percorso di maturazione, i giovani vengono trasferiti nelle varie società europee appartenenti alla famiglia reale del Qatar.
Molti calciatori dell’attuale nazionale qatariota provengono da questo progetto, su tutti Akram Afif, Bassam Al Rawi e Almoez Ali, la punta di diamante. Quest’ultimo si rese protagonista di una super Coppa d’Asia e realizzò ben 9 reti (di cui una anche in finale) in 7 partite, trascinando così i suoi compagni alla vittoria. Ali è nato in Sudan, ma arrivò in Qatar all’età di 7 anni e a 12 entrò a far parte dell’Aspire Academy.

I 26 convocati per il Mondiale

Carico di aspettative, il commissario tecnico Félix Sánchez Bas, ex allenatore delle giovanili del Barcellona e successivamente allenatore nell’Aspire Academy, ha convocato 26 calciatori per il Mondiale, tutti provenienti dalla massima serie qatariota: 13 giocano nell’Al-Sadd (club allenato anche da Xavi), 6 nell’Al-Duhail e altri 7 tra Al-Rayyan, Al-Gharafa, Al-Wakrah e Al-Arabi. I tre uomini di maggiore talento sono sicuramente Hassan Al-Haydos, capitano e recordman di presenze nella storia della nazionale, e i già citati Akram Afif e Almoez Ali, rispettivamente l’uomo di maggiore fantasia e il bomber.
Il Qatar, quindi, si è presentato al Mondiale con questa rosa:
Portieri:
Saad Al Sheeb (Al Sadd), Meshaal Barsham (Al Sadd), Yousuf Hassan (Al Gharafa);
Difensori: Khoukhi Boualem (Al Sadd), Pedro Miguel (Al Sadd), Tarek Salman (Al Sadd), Abdelkarim Hassan (Al Sadd), Musaab Khidir (Al Sadd), Bassam Al Rawi (Al Duhail);
Centrocampisti: Ali Asad (Al Sadd), Mohammed Waad (Al Sadd), Salem Al Hajri (Al Sadd), Mustafa Tariq Meshaal (Al Sadd), Karim Boudiaf (Al Duhail), Homam Al Amin (Al Gharafa), Assim Madibo (Al Duhail), Abdulaziz Hatim (Al Rayyan), Jassim Jaber (Al Arabi);
Attaccanti: Akram Afif (Al Sadd), Hassan Al Haydos (Al Sadd), Ismaeel Mohammad (Al Duhail), Almoez Ali (Al Duhail), Mohammed Muntari (Al Duhail), Ahmed Alaaeldin (Al Gharafa), Naif Al-Hadhrami (Al Rayyan), Khalid Muneer Mazeed (Al Wakrah).

Il disastro 

La competizione è iniziata il 20 novembre e la partita inaugurale ha visto sfidarsi il Qatar e l’Ecuador. Dopo una spettacolare cerimonia d’apertura, caratterizzata da giochi di luce magnifici, l’arbitro ha dato il via al match e l’epilogo è stato del tutto inaspettato.
Schieratisi con un 5-3-2, gli Al-Annabi appaiono sin da subito in difficoltà, probabilmente a causa dell’emozione, e subiscono gol al minuto 5; il direttore di gara, aiutato dal VAR, annulla la rete per posizione di fuorigioco di Enner Valencia.
Nonostante la buona notizia, il Qatar è in enorme apprensione e dieci minuti dopo Saad Al Sheeb stende il solito Valencia in area: l’arbitro decreta il calcio di rigore, che verrà successivamente trasformato dallo stesso attaccante dell’Ecuador. Gli uomini di Bas sembrano non essere scesi in campo, sbagliano tutto e non riescono a costruire delle azioni manovrate, ma soprattutto vengono puniti ancora una volta da Valencia, che porta i suoi sullo 0-2. Il Qatar è in bambola, l’Ecuador domina e sarà così per tutti i 90 minuti.
I padroni di casa mettono a referto una prestazione disastrosa, condita da zero tiri in porta, ed entrano nel “Guinness dei primati”: nessuna delle precedenti 22 nazioni che hanno ospitato il Mondiale ha perso all’esordio (16 vittorie e 6 pareggi).
L’inizio della competizione è in salita, ma l’opportunità per riscattarsi arriva dopo solamente 5 giorni e questa volta l’avversario è il Senegal, uscito sconfitto al debutto contro l’Olanda per 2-0. La partita è cruciale e potrebbe regalare ancora una speranza di qualificazione alla squadra vincente. Bas effettua alcuni cambi rispetto alla giornata precedente, ma gli effetti non sono quelli sperati: nonostante la gara sia più equilibrata, a passare in vantaggio sono gli ospiti con Boulaye Dia. Il primo tempo si conclude quindi sullo 0-1 per gli ospiti e la ripresa si apre subito con una doccia gelata per il Qatar, infatti il Senegal raddoppia con Famara Diedhiou. Gli Al-Annabi provano a reagire e al minuto 78 si tolgono una piccola soddisfazione con Mohammed Muntari, il quale segna il gol dell’1-2 e diventa il primo calciatore nella storia del Qatar ad andare in rete in un Mondiale. La gioia dura pochissimo e sei giri di orologio più tardi Bamba Dieng chiude il match sull’1-3 finale.
Due sconfitte in due partite, zero punti, una rete realizzata, cinque subite ed ennesimo record negativo: non era mai accaduto che la prima squadra a essere eliminata nella storia della competizione coincidesse con il paese ospitante e inoltre, nessun padrone di casa aveva terminato il girone con meno di 4 punti.

Si tratta davvero di un fallimento? 

Il Qatar, quindi, può essere già definito come la peggior nazionale ospitante di sempre in un Mondiale.
Nonostante la grandissima attesa, l’immenso progetto legato all’Aspire Academy e al Football Dreams, e le dichiarazioni di esperti di calcio come Xavi (che ha allenato in Qatar e quindi ha vissuto in prima persona la preparazione al Mondiale), si può affermare che gli Al-Annabi hanno fallito.
“Il Qatar non è solo la nazione ospitante, può davvero diventare la mina vagante del torneo - affermò in un’intervista a TMW l’attuale allenatore del Barcellona -. Il progetto del Mondiale ha portato miglioramenti non solo nelle strutture, ma anche in campo. Oggi il Qatar ha una nazionale in grado di competere sulla scena più prestigiosa del calcio mondiale, una nazionale in grado di dire la sua al Mondiale. Questo grazie anche al progetto Aspire Academy, che dal 2004 ha contribuito allo sviluppo tecnico e tattico dei calciatori qatarioti. L’ho visto con i miei occhi allenando l’Al-Sadd, con un aumento progressivo della cultura calcistica locale”.

Il ct Bas dovrà riflettere su cosa non ha funzionato e, nonostante il pessimo percorso intrapreso in questo Mondiale, forse abbiamo sopravvalutato la forza del Qatar. Riflettendoci, infatti, si trattava solamente della prima partecipazione in una competizione del genere e, anche in un torneo più competitivo come la Copa America, i risultati ottenuti hanno evidenziato la differenza con gli altri paesi: 0 vittorie in 3 partite, a fronte di due sconfitte (contro Argentina e Colombia) e un pareggio contro il Paraguay.
L’uscita ai gironi nel Mondiale era quindi preventivabile, anche se ci si aspettava dai qatarioti maggiore spirito, qualità tecnica e preparazione, dati i sei mesi di ritiro. Ora manca l’ultima gara, la più difficile di tutte sulla carta, ovvero contro l’Olanda. Vedremo se il Qatar dimostrerà voglia di rivalsa oppure si consegnerà agli avversari come fatto nei due precedenti impegni. L’obiettivo è uno: limitare i danni e rendere meno cocente questa eliminazione (in)attesa.