Ho atteso il mio articolo numero 63 per scrivere dell'ossessione che fu in me: Patrick Cutrone.
Vi avviso, sarà tutto un po' esagerato, io l'ho vissuta così.

INTRO
Ero solo un ragazzino appassionato di Milan, un po' scombussolato a causa dei risultati non proprio soddisfacenti che produceva il mio Milan, ogni volta il mio Diavolo mancava obiettivi e vittorie cruciali. Io invece avevo una gran fretta di giungere ai dodici d'età, il tempo proprio non si fermava, nossignore. Ho sempre avuto il piacere di rimanere entro i limiti dell'età che leggevo sui documenti, quelli che sempre mi portava dietro mamma, io li ignoravo. Qualcuno disse bene che "quando si è giovani si spendono attimi a sognare di diventare adulti ed autonomi, mentre da grandi si marcisce nella testa il pensiero della spensierata età di bambino. Così è la vita e ci si ritrova sempre a desiderare di essere differenti."
Ecco per me questo principio non valse affatto, ero aggrappato al mio tempo corrente come un bimbo impegnato a dare la mano alla mamma sul marciapiede.

Venne il tempo prima di El Shaarawy, Menez, Bonaventura, rossoneri che si evolvettero in orgogli consistenti. Però nell'anno 2017 stavo raggiungendo il picco della mia malattia, l'attrazione al Milan che veramente mi fece soffrire in molti finali di stagione. Ogni partita era un punto di domanda ed ogni match si presentava come complesso, ma io ero comunque contentissimo a vedere i miei Ragazzi sul verde, erano distrazione ed arte per i miei occhi. Nel 2017 ero attaccato a Carlo Pellegatti e molto molto, davvero molto a Suso che continuava a difendere anche al calare di qualche giornata no, rimasi trafitto dalla situazione Donnarumma invece in luglio. Avevo inteso che il Calcio non era uno sport per i sogni dei bambini, non si scriveva come dalla penna di Collodi o James Matthew Barrie, quel fatto mi deluse moltissimo e provocò in me una pena enorme. Si batteva in me un combattimento interiore, come Jack O'Brien di "Tree of Life" spiegava riguardo la figura di mamma e padre, così era per me con quel gran ragazzo di Gianluigi Donnarumma, uno dei miei orgogli appunto, o meglio il principale. Rimasi distrutto, eppure dentro di me Donnarumma non combatteva proprio contro nulla. Aveva perso. "Quid pro quo, Damiano." Non sapevo ancora cosa significassero quelle tre parole di latino, rimanevo comunque attaccato al mio Milan.  

PUNGIGLIONE 63: TI RICORDI?
In corso il primo periodo relativo all'adolescenza della mia vita, infondendo gravi speranze nel mio Milan trascinato dai nuovi Ragazzi del 2017, erano quelli acquisiti nella campagna acquisti cinese di Fassone e Mirabelli, lui spuntò dal nulla. Patrick Cutrone l'avevo già visto nella seccante International Champions Cup, segnare anche contro il grande Bayern Monaco. Allora per impattare la sfera di testa, fu un gettare il corpo nel vento come Wendy Darling di Peter Pan, infatti quel diciannovenne di soli 7 anni più grande di me, lo vedevo come un bambino in mezzo a quelle "cose formali" pagatissime e chiacchieratissime.

Mangiavo pizza in una delle dolorose e cupe serate "estive", i rimpianti degli ultimi giorni di mare di settembre. Ricordo limpidamente sul monitor Milan-Crotone, Cutrone segnò di testa, ma contribuì attivamente pure con un assist e con un rigore subito trascinando, da sconosciuto centravanti ragazzino buttato nella mischia, al 3-0 dei miei. Ed io mi sbagliai, credevo che fosse alle porte un grande Milan solo per quella gloriosa serata, deludente si mostrò nei mesi dopo. La Champions League era sempre così distante! Così!
Eppure Cutrone mi portava il sorriso. Segnava con una regolarità irreale ai miei occhi, probabilmente da ragazzino che ero ingrandito anche un po' il tutto. Diventai ostile contro gli altri giocatori in ruolo, Kalinić doveva scansarsi. Per me era sempre il migliore in campo. Oltre alle sue abilità, i tocchi quasi impercettibili a spizzare la palla negli ultimi metri, ci fu qualcosa che mi rendeva attratto più di tutto. Quel gran sottovalutato si era presentato giovane giovane e senza chiacchiere, ma con un faccia felice al Milan. Infondeva grinta e spirito milanista. Lo spirito sì! Correva per tutto il campo assatanato, un impegno abnorme nel pressing che spesso non gli toccava. Adorava il Milan ed i tifosi, era grato ai suoi sostenitori. Lo andai a vedere pure con l'U21, si stava facendo un nome. Spesso subentrava, segnava comunque e con quello spirito lì.
Per me era commovente, lo osannavo prima delle gare. Donnarumma mi aveva trafitto, lui mi infondeva nuove speranze. Se te lo meriti puoi averlo, un bravo ragazzo partito con tanta determinazione poteva arrivare in doppia cifra negli scampoli di minuti offerti. Era il mio simbolo, il Calcio era uno sport dove i sogni sogni avveravano. Andavo a scuola per partecipare a dibattiti calcistici, sentire gli altri l'orario e dire quanto fosse stato bravo in un gol mi riempiva di fierezza. Venne la mia Cresima ed un amico mi donò un suo quadro su legno, lo appesi senza esitazione in camera e lo fissavo prima di ogni gara, pregavo Montella di farlo entrare in campo presto, avevo le sue figurine sul comodino che coccolavo, me ne vergognavo all'epoca, le guardavo prima di andare a dormire. Solo osservandole sorridevo, provavo calore dentro.
La sua era una bella favola, questa volta sì, di Collodi o di Barrie... ma nascondeva un finale drammatico come mai ne avevo visti. Drammaticissimo.  
Quel ragazzo stava diventando la mia ossessione. Pellegatti me lo fece chiamare "Pungiglione". Per me lui era "Il Pungiglione". Ai suoi gol urlavo, a volte mi veniva quasi o... non quasi da piangere per la gioia. Vedevo ogni video, ogni intervista che lo riguardasse. Tutti dovevano parlare bene di lui. Il secondo anno non fece benissimo ma io ignoravo tutto, lui era comunque determinato. Piatek segnava ed io ero comunque contentissimo per il mio Milan, ma in maniera subliminale mi rattristavo per il mio Patrick Cutrone. È difficile spiegarlo questo... ero davvero malato per lui. Lo sentivo come un amico, ma la verità è che lui era distante, che sapevo davvero di lui? Eppure credevo che lui volesse bene a tutti i suoi tifosi ed al Milan, qui sì che avevo ragione. È complicato ma... io lo adoravo nel profondo. Lui era la mia icona, capace di tutto e meglio di tutti. Nel mio Milan non l'avrei scambiato per nulla al mondo. Il mio eroe, il mio Patrick Pungiglione Cutrone.

Venne l'estate, ma 2019. Scriverlo mi fa venire dei grandi brividi e mi sento duro sotto le guance come se potessi scoppiare in pianto subito al momento. Non ne ho mai parlato apertamente perchè fu un dolore immenso per il Damiano tredicenne. La verità è che non mi sono mai davvero sfogato sull'argomento, me lo sono tenuto dentro. Non ho mai tirato fuori nulla proveniente da quel maledetto luglio o giugno che fosse, non ricordo. Ero abituato a tenere sul mio IPad due pagine Google sempre aperte: "calciomercato Milan", "notizie Cutrone". Molti erano i giocatori per cui mi auguravo non ci fossero proprio cessioni, rimanevo più attaccato al Milan che a Cutrone comunque, meglio puntualizzarlo. Almeno così dicevo... si parlava di possibile cessione per lui, ma io non ero convinto che ci potesse essere qualche mostro, qualche Scilla o Cariddi tale nel Milan. Pregavo non vendessero il Pungiglione dei miei sogni per il quale tutti, e dico tutti, mi riconoscevano quale invasato. Soprattutto a scuola.
Una mattina, racchiuso con le ginocchia sopra il mio letto, mia mamma e mia sorella mi salutarono affettuosamente. Io non mi alzavo alzavo dal letto, quasi che non volessi svegliarmi infatti: "Damiano, andiamo al mare, quando ti svegli ci raggiungi." Io devo aver pronunciato qualcosa tipo "ok, ciao." Mamma mi rispose: "tra un po' tuo padre arriva dal lavoro." Anche mio padre era affezionato a Cutrone, in maniera molto più normale certo della mia, la mia ossessione era noir e gravosa. Non riuscivo ad alzarmi.
Avevo l'Ipad al piano di sotto, finalmente dopo minuti, ero in piedi ed avevo concluso i miei comodi nel bagno, dunque trovai sul tavolo il mio latte caldo che andava piano piano a raffreddarsi. Prima di prenderlo un'occhiata al dispositivo elettronico, infatti aggiornavo la ricerca più volte al giorno. Partii da "calciomercato Milan". E... trovai per prima una notizia relativa all'interesse del Milan verso Ruben Neves, un giocatore che tanto avevo a cuore, si piegò all'angolo del mio labbro un sorriso consapevole della scarsa possibilità dell'acquisto riportato, poi... non ricordo quale fu il sito, certamente fu calciomercato.com uno dei primi se non il primo, poichè per le notizie di calciomercato è molto affidabile. Wolverhampton. Impazzivo. Al Wolverhampton.
Leggevo tutti gli articoli. E dalla prima all'ultima consonante. Siccome ero preoccupato terminavo i paragrafi nella fretta e poi li riprendevo. Fu un colpo pazzesco ed improvviso. Serviva una cessione e scelsero lui che aveva dato più di tutti. Persi parecchi minuti a leggere. Mia madre mi chiamò per sapere dov'ero. Io avevo appena terminato di sorseggiare quel latte disgustoso. Ma quale "quid pro quo", capii che non era vero. Provai disgusto riguardo la manovra attraversata e per me lì finì il mondo delle favole di ragazzo, Collodi e Barrie. Quello in cui credevo si era sgretolato. Vidi molte volte quelle immagini, Patrick Cutrone allontanarsi dall'aeroporto arrabbiato e continuare a fare le foto con i tifosi, sostenitori per l'infinito. Avrei voluto rincuorarlo il mio ragazzo.
Incrociai mio padre, comunciatogli ciò sofferentemente, anche lui sconvolto per accaduto. In bicicletta mi tornarono in mente tutte le volte che davanti la televisione urlavo "Patriiiiiiiick", "sei tu Pungiglione sempre tuuuuu". O quel gol alla Roma negli ultimi minuti, oppure... i brividi per quel derby in cui segnò al termine del primo tempo supplementare. Io ero lì con i miei amici, anche interisti, volevo dimostrare quanto lui fosse un eroe ed esaltando correvo a dodici anni intorno al divano, osservando in movimento la palla insaccati, urlante! Il Milan e poi Patrick però. Ma non guardai più "calciomercato Milan" per tre settimane almeno, solo "notizie Cutrone". Non accesi più Sky Sport o altro, divenni uno sconosciuto del calcio per tre settimane, mi passò? No. Non mi passò, fu l'abitudine al rimpianto ed al rammarico. Ma io che avrei potuto fare? Andai a scrivere sotto i video dei tifosi degli Wolves di trattarmelo bene il mio ragazzo. Il tutto per degli sporchissimi diciotto milioni che proprio non volevo nel mio Milan.
Ero trafitto come non mai. Soffrivo. Lo avevano trattato malissimo, lui che aveva offerto tutto, che non voleva partire, che mostri. No, no, no. Come potevo starci. Lui meritava di meglio del Wolverhampton poi. Avrebbe dovuto giocare in futuro titolare nella Nazionale, era un astro nascente. Non andò così poi, purtroppo... ma continuo ad adorarlo. Ho dovuto staccare quel quadro dalla mia camera... rimane in mansarda sopra, mica l'ho buttato! Da allora continuo a sperare che possa tornare, rimango troppo affezionato. Ma l'affetto va coltivato e non lo posso essere più come prima. La piaga in me rimane, "non c'è nulla di più triste nella propria vita che quando colui che ti ha regalato i più dolci ricordi diviene un ricordo" disse sempre qualcuno. Ma chi? Qualcuno chi??? Non sarebbe potuto essere qualcuno che non si riferisse al Pungiglione???
Ed andando in spiaggia mi domandarono il perchè di quel ritardo, io risposi distrutto: "hanno venduto Patrick Cutrone." Mia madre mi guardò sorpresa, scrutandomi accigliata, eppure sorrideva un poco. I miei amici scherzavano, non in maniera pesante, ma a me sì che pesava. Non potevano immaginare quello che per me significasse Patrick Cutrone... una fiaba rovinata da un finale raccapricciante.

Forse ora ho imparato la lezione, sono cresciuto un pochino... e lui rimane sempre quel "Pungiglione Patrick Cutrone" ed il numero 63 è un suo sinonimo. Perciò Patrick, mi piacerebbe molto se questo messaggio arrivasse a te, ma so quanto sia impossibile. Mi piacerebbe incontrarti un giorno.
Ti hanno trattato come non meritavi, in fondo tu ed io siamo uguali in un aspetto singolo... il patto del "quid pro quo" non è stato onorato. Io ti auguro il meglio per il tuo futuro anche lontano dal Milan, te la sei sempre sudata la nostra maglia, ragazzo che per me rimarrai sempre l'eroe dei miei tempi. Ti ho adorato, ma il Milan non ti ha rispettato... ma per diciotto milioni di euro. Diciotto milioncini. Così non si fa... il Calcio mi tradì quel giorno, ed io adoravo anche lui, non solo Cutrone... perchè il Calcio non adorava me?

Damiano Fallerini