Paolino Pulici, così è stato registrato all'anagrafe, nacque a Roncello (MI) il 27/4/1950,  è stato il bomber più prolifico di sempre della storia del Torino, con ben 172 goal in 14 stagioni e assieme ad altri campioni ha scritto le pagine più belle della storia granata dopo la Catastrofe di Superga, vincendo uno Scudetto e una Coppa Italia, oltre a tre titoli consecutivi di capocannoniere della Serie A.
Fu soprannominato Puliciclone (appellativo inventato da Brera affascinato da una nomea che si era fatto Pulici tra i difensori che lo paragonavano a un ciclone) o Pupi, semplicemente, dai tifosi.

"Nel mio gioco c'era davvero qualcosa di ciclonico, - dichiarerà l'attaccante - non mi fermavo mai, non è che stavo troppo a pensare se davanti a me avevo tre avversari, non è che mi dicevo oddio che faccio. Andavo sulla palla e se la perdevo pazienza, avrei fatto goal in un altro momento. La maggior parte degli avversari, da Cuccureddu a Gentile, a Facchetti, mi dicevano: sei immarcabile, sei cattivo come una peste. Questa cosa mi dava grande soddisfazione".

A inizio carriera proveniente dal Legnano, scoperto dagli osservatori del Torino, fu aggregato alla Primavera dove mise in  mostra qualità notevoli sia atletiche che da potenziale bomber. "A 15 anni correvo i 100 in 10"5 con le scarpe da calcio”.
Gli inizi non sono tuttavia rose e fiori per l'attaccante di Roncello, che si allena al Filadelfia e ha tanto da imparare. Con la Primavera granata vince due volte lo Scudetto.

"Il fascino del Filadelfia, - spiega Pulici - direi la scuola, era che i campi d'allenamento erano tutti lì, e anche gli spogliatoi, i più vicini al campo per la prima squadra e poi via via, più defilati, quelli delle Giovanili. E io ricordo bene con quanta trepidazione camminavo davanti allo spogliatoio dei titolari nella speranza che uscisse qualcuno a chiedermi chi ero, da dove venivo, in che ruolo giocavo. Ed è successo: il primo è stato Moschino, poi Ferrini, Combin, Puja". Quando feci carriera, mi comportai con i ragazzi del fila come loro con me.”

Un altro uomo importante che trovai al Filadelfia  fu  Mr,Ussello, che diceva a tutti: “State attenti quando giocate, perché da lassù vi guardano” riferendosi al Grande Torino.
Nel 1967/68 Pulici diventa ufficialmente un calciatore del Torino. Inizialmente è aggregato alla Primavera, ma il 23 marzo 1969 debutta in Serie A in Torino-Cagliari 0-0 con Fabbri. Dall'altra parte c'è quell'idolo che lui sognava di emulare da bambino: Gigi Riva.

"Prima partita col Cagliari. Sottopassaggio. Sento uno che mi tocca sulla schiena, mi giro. È Riva. - Vai tranquillo, mi dice, noi che veniamo dal Legnano sappiamo cavarcela.- Beh, mi sono sentito più alto di un metro".

In serie A incominciarono le disavventure di Paolino. La palla non voleva più saperne di entrare: centrò moltissimi pali, sbaglio gol facili o addirittura “gia fatti”, Quell’anno non segnò nessun goal, tra lo stupore di molti.
Le cose con Cadè, subentrato a Fabbri, non cambiarono molto, sebbene gli fosse stato affiancato un “pivot”, Giovanni Bui, che avrebbe cercato di fargli da chioccia per farlo maturare un poco in freddezza e precisone. Quella stagione Pulici continuò a sbagliare.
Quando arrivò Giagnoni, Pulici aveva già fama di “promessa mancata” e l’uomo col colbacco lo tenne d’occhio. Un giorno col Vicenza Pulici realizzò una bella doppietta e poi stop per 10 giornate. A quel punto Giagnoni si consultò con Ussello ed assieme decisero il da farsi. Lo convocò e gli comunicò che fino a nuovo ordine Paolo Pulici era fuori squadra  e si sarebbe allenato con Ussello al Filadelfia  per ripassare bene i fondamentali. Pupi, come veniva chiamato dai tifosi, provò  ribellarsi, la soluzione non gli piaceva, ma alla fine obbedì. E fu la sua fortuna.

“Accadeva infatti – ha più volte raccontato Pupi – che quando avevo la palla tra i piedi, tiravo e basta. Senza riflettere. Quelle esercitazioni forzate e supplementari con Ussello, m’hanno aiutato a capire quanto fosse utile unire la precisione alla rapidità del tiro: quando ritornai in squadra, in effetti, mi sentii un altro”.

Dopo poche settimane di allenamento molto impegnativo svolto seriamente da Pulici, Pupi letteralmente esplose mettendo a segno, nell’annata successiva 17 goal: era nato un campione. Pulici incominciò a diventare Puliciclone, a non sbagliare piu un goal. Aveva delle qualità atletiche eccezionali. Destro naturale, ma era abile anche di sinistro, nella corsa era imbattibile, in allenamento realizzava tempi da centometrista, stacco imperioso di testa, agilità di movimento, proverbiali le sue acrobatiche rovesciate, carattere forte e caparbio, un fiuto del goal incommensurabile, la maglia granata come seconda pelle.
Quella cura diede i suoi frutti: Paolino Pulici vinse per tre volte la classifica dei cannonieri: la prima volta nel 1972/73, con 17 reti, poi nel 1974/75 con 18 reti, e infine nel 1975/76, con 21 gol (l’anno dello scudetto di Radice).
Nell’estate del 73 arrivò Graziani, che doveva sostituire Bui, che nel frattempo aveva seguito Giagnoni al Milan, con cui Pulici doveva costituire la famosa coppia dei Gemelli del Goal, servita da Claudio Sala, ma questa è un’altra storia.

Credo che “noi non vecchi, ma antichi” tifosi, come diceva Pupi, riferendosi a se stesso con autoironia, abbiamo un goals scolpito nella memoria ed è quello del  derby di andata 1972 /73.

E nel ricordare quei goal ripensiamo ad un’affermazione di Pupi davanti ai suoi tifosi e tifosi del Torino “Io quando facevo goal, non lo facevo per me, ma lo facevo per il Torino, esultavo per il Torino”.

In onore di Pulici ecco la descrizione del suo gol piu bello:
5 novembre del 1972 – Stadio Comunale di Torino: si giocava il derby della Mole numero 159. La partita che passerà alla storia come il derby di Pulici, per la sua doppietta e il goal capolavoro.
E’ il 18′ quando Pulici riceve palla da Agroppi a centrocampo e si invola verso la porta bianconera. Superata abbondantemente la metà campo, Pulici avanza a testa bassa, pallone incollato al piede, velocissimo: con la coda dell’occhio vede avvicinarsi i rocciosi centrali bianconeri, partiti alla sua (disperata) caccia. O la va o la spacca! Pupi alza la testa, vede Zoff a mezzavia tra area piccola e linea di porta e disegna una parabola, morbida e beffarda. Il pubblico trattiene il fiato, il pallonetto coglie di sorpresa anche il Grande Dino che stava andando incontro a Pulici, e la palla entra in rete. Lo stadio granata esplode in un tripudio. E’ il classico tiro della domenica, il gol impossibile che ti riesce una, due volte al massimo nell’arco della carriera. E quella volta lo realizzò lui, Puliciclone.

“Tra me e me ho pensato che Zoff si stesse suicidando: appena l’ho visto fuori dai pali mi si è accesa la lampadina dei folli, quella che prima ti illumina e subito dopo ti spinge a fare cose che sembrano impossibili. E’ stato tutto fulmineo, d’altra parte solo così avrebbe potuto funzionare”

'Pupi', chiuderà la sua carriera nel 1985, all'età di 35 anni, dopo aver giocato anche con le maglie di Udinese e Fiorentina. Con l'unico cruccio della Nazionale, visto che in azzurro soffrirà la concorrenza e non riuscirà a ripetere le gesta con cui mandava in estasi i tifosi granata.

“Maroso”