Come sostengo da un po', dai non sospetti tempi dei successi, urge un rinnovamento nella gestione di una squadra che pure ha contrassegnato il decennio passato con la sua interminabile collana di scudetti e due finali di Champions.
Un'amministrazione sorta dalle ceneri di "calciopoli", che ha dovuto farsi carico della difficile eredità della triade Moggi-Bettega-Giraudo. Che ha dovuto sostituire un direttore sportivo invidiato a dispetto della discutibilità di certi suoi presunti movimenti. E l'ha fatto costringendo il resto delle partecipanti al campionato a chiedersi se non dovesse essere esclusa, la Juve "Harlem Globetrotter", da un torneo che correva il rischio di una perdita d'interesse. Un po' come la Formula 1 Mercedes-dipendente.
Oggi tutto questo buon lavoro viene addirittura messo in dubbio. In attesa di stabilire eventuali responsabilità, che non è nostro compito, possiamo affermare con poco margine di smentita che il successo dà spesso alla testa. Ti porta ad ingigantire alcuni aspetti a danno di altri, può sconfinare nella megalomania, lucida se interessata al vile denaro, folle se fiduciosa nel plauso dei posteri. Un Cincinnato vincente che si ritira nel proprio campicello è un esempio molto più fulgido di un Napoleone tristemente esule a Sant' Elena. Per cui bisognerebbe sapersi accontentare. Facile a dirsi. Ma tendente al grottesco sarebbe non cercare di reagire, tornare sui propri passi per segnare quanto fatto di buono e riprendere da queste basi. Pur nell'insuccesso.

La crisi juventina era nell'aria da diverso tempo e ne siano testimoni i consecutivi cambi di allenatore neglle ultime stagioni; l'intempestiva defezione di Paratici; non per ultimo, il fatto che i vertici non ne siano rimasti intaccati. Certo, se la squadra incorresse in qualche grave sanzione che si aggiungerebbe ai colpi inferti da situazione oggettiva e protratta, il salto nel buio di una amministrazione straordinaria spaventerebbe e deprimerebbe i tifosi.
Questo, però, sul versante teorico. Su quello pratico, a mio avviso, dovrebbero pensare a liberarsi quanto prima dei file non in uso per una maggiore efficienza del software: detto in altri termini, di gravosi contratti di cui la società potrebbe farsi carico vendendo a prezzo scontato alcuni calciatori. Potrebbe comunque ricavarne un parziale ricarico; mantenendo, contemporaneamente, l'investimento minimo per la conservazione di alcune figure che costituiscono, già, lo zoccolo duro dell'organico. Quest'ultimo andrebbe integrato, lentamente e progressivamente, con i calciatori della U23.
Sembra una banalità, a me l'unica geometria praticabile in prospettiva breve. Certo, escluderebbe ansimare per la Champions. Ma consentirebbe di preservare, in tempi brevi, la dignità del titolo di squadra.